«C’è da corregge gli scritti della prima sessione d’esame, chi si offre volontario?», chiede il professore ai suoi assistenti. Correggere i test è un lavoro noioso, sottrae parecchio tempo alle attività di ricerca accademica e non aggiunge nessuna stelletta al curriculum. Nessuno ha mai guadagnato particolari punti per aver corretto cinquanta compiti in più rispetto al collega. Ma statene pur certi: nella maggior parte dei casi, chi si offrirà volontariamente di portare a termine questa incombenza sarà una donna. E se nessuno alzerà la mano, allora sarà il professore a chiedere a qualcuno di farlo. E lo chiederà a una donna.
Sorpresi? Statistiche alla mano, è tutto vero. Lo hanno dimostrato con una serie di esperimenti scientifici i ricercatori del Pittsburgh Experimental economics laboratory e i risultati sono stati pubblicati sull’Harward Business Review: le donne hanno una maggior propensione degli uomini ad autoinfliggersi compiti lavorativi che non porteranno loro nessun vantaggio in termini di avanzamento di carriera. Potete chiamarlo masochismo, se volete. Oppure altruismo, oppure ancora propensione per i compiti che non presentano nessun profilo di rischio. Anche i ricercatori di Pittsburgh hanno preso in considerazione e valutato ciascuna di queste ipotesi, ma poi hanno dovuto ammettere che nessuna di queste in realtà era la spiegazione. Le donne si candidano a queste fatiche scarsamente premianti più degli uomini, punto e basta.
Quello accademico non è stato l’unico ambito studiato. Le donne sono state osservate negli uffici, davanti a un capo che chiedeva chi fosse disposto a farsi carico delle incombenze del collega che quel giorno era malato. Quando c’era da organizzare la festa di fine anno. Quando c’era da riordinare i documenti del processo. Il risultato era sempre lo stesso: quasi sempre, a offrirsi volontarie erano le donne. C’è dunque una correlazione, fra questo atteggiamento femminile e il fatto che le donne fanno meno carriera degli uomini? Secondo il team di Pittsburgh, senz’altro sì.
Eppure ci deve essere, un modo per resistere a questo impulso atavico. Magari evitando di guardare negli occhi l’interlocutore. Oppure contando mentalmente fino a cento, per lasciare a qualcun altro l’onere della risposta. O ripetendo come un mantra, dentro la nostra testa, che fare questo piacere al capo non ci porterà nessun vantaggio. Lo dico soprattutto a me stessa: chi ha scritto oggi, le notizie in pillole del colonnino “In breve”?