Quanto coltiviamo la creatività nei nostri figli? Una domanda non da poco se si guarda al futuro del mercato del lavoro. Il World Economic Forum ha da poco pubblicato il Human Capital Report con il sottotitolo “Preparare le persone per il futuro del lavoro” mettendo in luce le divergenze tra quanto i bambini apprendono a scuola attraverso le materie tradizionali e consolidate dal sistema scolastico e quelle che invece dovrebbero essere sviluppate per mantenere alto e attivo il potenziale creativo di ciascun bambino.
Quanti modi conoscete per utilizzare una semplice graffetta? La maggior parte di noi adulti forse conosce tre o quattro utilizzi. Mentre il 98% dei bambini della scuola materna è in grado di pensare a infinite opportunità su come utilizzare quella graffetta. Questa capacità si riduce drasticamente quando i bambini attraversano il sistema scolastico formale. All’età di 25 anni solo il 3% rimane “genio creativo”.
Che cosa avviene dunque durante il percorso di crescita? Perché l’incredibile potenziale creativo dei bambini si riduce così drasticamente nell’età adulta? Il Report prodotto dal World Economic Forum pone l’accento sulle pratiche educative convenzionali quando i bambini iniziano il loro percorso scolastico e smettono di desiderare di conoscere il mondo (e se stessi) attraverso il gioco.
Il rapporto afferma che “molti dei sistemi di istruzione di oggi sono già scollegati dalle competenze necessarie per funzionare nei mercati del lavoro di oggi” e sottolinea come le scuole tendono a concentrarsi principalmente sullo sviluppo delle abilità all’interno di materie più tradizionali piuttosto che sulla promozione di capacità come la risoluzione di problemi, la creatività o la collaborazione. Secondo il Rapporto Future of Jobs nella lista delle nuove competenze richieste per i lavoro del futuro troviamo infatti tre nuove voci: risoluzione dei problemi complessi, pensiero critico e creatività. Queste sono le tre abilità più importanti che un bambino ha bisogno di coltivare per il suo futuro lavorativo.
La nuova sfida dell’insegnamento sarà ridefinire i concetti di apprendimento e istruzione verso nuovi obiettivi che avranno la stessa importanza del saper leggere, scrivere e far di conto (che rimarranno la base dell’apprendimento): riappropriarsi e sviluppare creatività, intelligenza emotiva e flessibilità cognitiva.
Ma come si posiziona l’Italia nelle classifiche del World economic forum in quanto a preparazione? Siamo 35esimi su un panel di 130 Paesi. Certo il panorama per le singole voci considerate non è omogeoneo, ma il report ci dice che se siamo a un buon livello sulla preparazione in materie letterarie e matenatiche, possiamo migliorare sul resto come sistema educativo italiano. Soprattutto se guardiamo alle indicazioni che ci vengono sullo sviluppo delle nuove competenze necessarie per i lavori di domani.
E allora come raggiungere l’obiettivo di sviluppare le soft skills delle nuove generazioni? La risposta sembra essere semplice: coinvolgendo i bambini in esperienze positive e giocose perché diverse forme di gioco offrono ai bambini l’opportunità di sviluppare abilità sociali, emotive, fisiche e creative oltre a quelle cognitive. La naturale capacità di bambini di apprendere attraverso il gioco può aiutare ad affrontare l’agenda delle competenze richieste per i lavori del futuro.