Sempre più spesso quando si parla di Taranto, il pensiero corre ai bambini e alla tutela della loro salute. Questa volta, però, la terza città più grande del Sud costituisce l’occasione, lo spunto per parlare della salute di quei bambini – spesso invisibili – che arrivano da lontano, spesso su barconi malmessi, scappando dalla guerra e mettendo a rischio le loro giovani vite. Dopo Vancouver, Beirut, Coventry e Sidney, fa tappa anche in Italia la Presidential Peacebuilding Conference 2018 per parlare di «La tutela della madre e del minore migrante» i prossimi 27 e 28 aprile, organizzata da tutti i distretti italiani di Rotary, per fare il punto e intervenire su questa emergenza, individuando spazi possibili e praticabili di confronto.
Arriveranno da tutto il mondo rappresentanti delle istituzioni e professionisti che operano in questo delicato ambito e non è un caso che sia stata scelta proprio la città gioiello della Magna Grecia, affacciata sul mare e approdo di sbarchi nei secoli passati, ponte naturale tra Oriente e Occidente.
L’obiettivo dell’evento è quello di formare i leader adulti e giovani per la gestione dei conflitti, grazie a progetti di servizi, borse di studio e altre campagne sponsorizzate dal Rotary. Se è vero che, come diceva Martin Luther King, di cui un paio di settimane fa ricorreva il cinquantesimo anniversario della barbara uccisione, “La vera pace non si fonda sull’assenza di conflitti, ma sulla costante presenza della giustizia”, questa è dunque una situazione sulla quale ora più che mai vanno accesi i riflettori.
Da Frans Timmermans, vice presidente del Parlamento Europeo all’onorevole Laura Boldrini, presidente della Camera dei Deputati, dal senatore Marco Minniti Ministro dell’Interno a Mons. Guerino Di Tora, presidente della Commissione CEI per le Migrazioni: questi saranno alcuni dei partecipanti del fitto programma della due giorni tarantina in cui si parlerà della mamma e del bambino migranti, di medicina dell’emergenza e medicina dell’accoglienza, di salute fisica, mentale e sociale.
Il dato da cui si parte non lascia indifferenti e non può continuare ad essere sottaciuto: nel mondo ci sono circa 65 milioni di persone che scappano dal loro Paese a causa di conflitti armati o di persecuzioni. Ma, soprattutto, occorre sottolineare che tra i decessi provocati dalle guerre, a farne le spese per il 90% sono civili, metà dei quali bambini. Le stime dell’Unicef riportano ulteriori cifre sconcertanti: nell’ultimo anno la pericolosa rotta che dalla Libia arriva all’Italia attraverso il Mediterraneo, ha portato in Italia 15mila minori non accompagnati, affidati a trafficanti di esseri umani. Migliaia, inoltre, sono le vittime di abusi, sfruttamento, violenze, schiavitù e detenzione durante la permanenza in Libia; 400, infine, le vittime.
«Per innumerevoli bambini la migrazione è sicura e regolare e aiuta essi e le loro famiglie a crescere e trasformarsi» spiega Ted Chaiban, direttore dei programmi all’UNICEF, proseguendo poi: «Ma esiste un’altra realtà per milioni di bambini la cui migrazione è molto pericolosa e non compiuta per scelta. La rotta del Mediterraneo Centrale è un esempio significativo, in cui migliaia di bambini vulnerabili rischiano le loro vite ogni anno per raggiungere l’Europa perché non sono disponibili per loro percorsi migratori sicuri e regolari». «Le migrazioni, specialmente per i bambini, non devono essere pericolose» prosegue Chaiban. «Le politiche, le pratiche e i comportamenti che espongono i bambini migranti a pericoli possono e devono cambiare».