Fa meglio un discorso di Oprah Winfrey o una Carmen che non muore più?

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La Carmen non muore più. Almeno non nel finale cambiato al teatro del Maggio Musicale Fiorentino dal regista Leo Muscato. La bella sigaraia protagonista dell’opera di Bizet, si ribella al suo aguzzino che morirà al suo posto. Una scelta per protestare contro i femminicidi e la violenza sulle donne. Una scelta simbolica? Pittoresca? Fuori luogo? Probabilmente l’innovazione di Muscato, fischiata dal pubblico al teatro, è comunque una questione di gusti riguardo ai mezzi più consoni ed efficaci a condannare la violenza.

Non credo, personalmente, che si aiutino le donne vittime di violenza cambiando il finale di un’opera d’arte, capace di far riflettere già così com’è, nella sua crudezza e nella sua verità. In ogni caso, al di là dei gusti, dobbiamo riconoscere che iniziative come questa, o come quella intrapresa dalle bellissime attrici vestite di nero che ai Golden Globes hanno protestato contro le molestie sessuali subite dalle donne, hanno il merito di accendere i riflettori sul problema della violenza, o almeno di non spegnerli. Visto che, dopo anni di silenzi, non è il risalto mediatico che manca ad oggi alla violenza sulle donne. Ma ora ci vuole di più dell’attenzione dei media e della società su un fenomeno che non accenna a diminuire.

E’ arrivato il momento di concentrarsi non sulle parole, sulle rappresentazioni, sui simbolismi, ma sui fatti, sulle iniziative efficaci, su un cambiamento culturale che deve partire dalle radici, dalla scuola e dalla formazione. Ad esempio sull’attuazione del piano strategico governativo antiviolenza di cui la redazione di Alley Oop-Il Sole 24 Ore ha parlato nell’ebook #Hodettono-Come fermare la violenza contro le donne, pubblicato il 21 novembre scorso. Perché adesso quel piano, che si basa su una lotta al fenomeno fin dalle sue radici culturali, in sintonia con quanto prevede la Convenzione di Istanbul, dev’essere attuato nella sua complessità.

La scelta di cambiare il finale della Carmen è stata difesa dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, che si è schierato a fianco del regista: “Come presidente del Maggio musicale – ha spiegato su Twitter – sostengo la decisione di cambiare il finale di Carmen, che non muore. Messaggio culturale, sociale ed etico che denuncia la violenza sulle donne, in aumento in Italia”. Chissà come la pensano le donne italiane vittime ogni giorno di violenza. Più probabilmente credo che possano applaudire alle parole di Oprah Winfrey nel suo discorso alla settantacinquesima dei Golden Globes, decisamente segnata dallo scandalo Weinstein.