Davos affida l’edizione 2018 a sette donne: servirà a produrre un pensiero davvero diverso?

DAVOS/SWITZERLAND, 26JAN13 - (From left) Rui Chenggang, Director and Anchor, China Central Television, People's Republic of China, John Zhao, Chief Executive Officer, Hony Capital, People's Republic of China, Lawrence H. Summers, Charles W. Eliot University Professor, Harvard University, USA, Kevin Rudd, Member of Parliament, Australia; Global Agenda Council on Fragile States, Zhang Xiaoqiang, Vice-Chairman, National Development and Reform Commission, People's Republic of China, Gordon Brown, UN Special Envoy for Global Education; Prime Minister of the United Kingdom (2007-2010), Jin-Yong Cai, Executive Vice-President and Chief Executive Officer, International Finance Corporation (IFC), Washington DC, on the panel during the Session 'China's Next Global Agenda' at the Annual Meeting 2013 of the World Economic Forum in Davos, Switzerland, January 26, 2013. Copyright by World Economic Forum swiss-image.ch/Photo Monika Flueckiger

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“Tutti uguali, vestiti uguali, pettinati uguali: in una parola omologati. E come fa una classe dirigente così a innovare?” Si era chiesta davanti a una platea quasi esclusivamente maschile l’allora ministra dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza nel suo intervento al Forum Ambrosetti a Cernobbio nel 2013.

Quest’anno la situazione al Forum Ambrosetti non doveva essere molto migliorata, se la commissaria europea Margrethe Vestager ha iniziato il proprio intervento con un:

«Ladies, and gentlemen and gentlemen and gentlemen”.

Un vizio tutto italiano, quello di avere al tavolo molte donne quando nel convegno si parla di donne e quasi solo uomini in tutte le altre occasioni? In realtà no, al punto che lo scorso anno uno dei summit economici più importanti al mondo, il World Economic Forum di Davos, aveva creato degli incentivi per aumentare il numero delle donne presenti, sia in platea che come relatrici, regalando un biglietto del valore di 25.000 euro alle aziende partner che, tra i 4 partecipanti scelti, avessero incluso almeno una donna.

Ques’anno il World Economic Forum ha fatto una scelta ancora più dirompente. Senza tanti clamori, ha selezionato per il comitato di indirizzo del Forum 2018 sette grandi personalità della società, della politica e dell’economia mondiale. Tutte donne. Si tratta della prima volta in 47 anni di storia del forum.

Eccole:
1. Christine Lagarde, numero uno del Fondo monetario internazionale;
2. la “nostra” Fabiola Gianotti, direttrice generale del Cern di Ginevra;
3. la premier norvegese Erna Solberg;
4. Ginni Rometty, prima donna a capo di Ibm,
5. Isabelle Kocher, amministratrice delegata del gruppo francese Engie;
6. Sharan Burrow, segretaria generale della Confederazione internazionale del sindacato (ITUC);
7. Chetna Sinha, a capo della Fondazione indiana Mann Deshi.
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Le “co-chair” decideranno l’agenda del forum e guideranno i principali dibattiti sul tema comune della “Creazione di un futuro condiviso in un mondo spezzato”. Intorno a loro, 3mila partecipanti provenienti dalle 120 organizzazioni più influenti del mondo: l’intelligentia che in politica ed economia decide dei nostri destini.

La nota con cui il WEF annuncia la squadra non fa nessuna menzione di una scelta “di genere”, ma la maggior parte delle riprese sulle testate internazionali mette la novità dell’impronta femminile nel titolo. In questo modo il WEF – che è anche autore del più importante Report sulla Parità di Genere, la cui ultima edizione è uscita due settimane fa, denunciando un’involuzione della tendenza verso l’equità tra i generi –  sembra aver ottenuto già un risultato: far parlare tutto il mondo di una (per ora) non notizia.

E’ davvero necessario contrapporre a un mondo tradizionalmente “per soli uomini” – solo il 5% dei CEO delle aziende Fortune 500 sono infatti donne – un tavolo al 100% femminile? E farlo così, senza nemmeno parlarne apertamente, non è forse una provocazione ancora più grande? Probabilmente, visto l’orientamento spiccatamente diretto a un futuro sostenibile di tutte le ricerche e i report del World Economic Forum, agli esperti è parso necessario cambiare completamente le carte in tavola, anche per una volta soltanto.

Vedremo poi dai risultati se davvero, come aveva voluto dire la ministra Carrozza ai convenuti di Cernobbio, “dis-omologare” il pesce sin dalla testa consentirà anche a tutti gli altri di far uscire idee e pensieri dai nodi delle cravatte… per innovare radicalmente politiche e strategie di un mondo ormai “spezzato”.
Per una volta, e in modo chiaramente provocatorio, Davos sarà il governo delle donne, con la speranza che dal prossimo anno si sia finalmente al tavolo tutte e tutti insieme, senza fare più caso a chi indossa cosa.