Ragazzi, quale università scegliere? Passione o lavoro?

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La scelta dell’Università dovrebbe rappresentare il punto di equilibrio fra le proprie passioni, sperimentate durante la scuola superiore, e le esigenze del mercato del lavoro. Se questo equilibrio non funziona, il rischio di un futuro incerto è molto alto. Se i ragazzi della Generazione Z non si interrogheranno sulle loro passioni e attitudini allo studio e sceglieranno una facoltà solo perché in linea con il mercato del lavoro, rischieranno di essere insoddisfatti e forse di non arrivare neanche al lavoro per cui hanno studiato. Viceversa se i ragazzi sceglieranno l’Università in base alle passioni senza valutare i dati più importanti del mercato del lavoro, rischieranno di non trovare lavoro e restare disoccupati per molto tempo. Il rischio di prendere decisioni sbagliate, che in qualche modo condizioneranno il loro futuro, è altissimo considerando anche altri fattori come le facoltà a numero chiuso, i test di ingresso, eventuali trasferimenti e valutazioni economiche.

Ma cosa succede oggi? Solo il 29% dei giovani sceglie il corso di laurea prendendo in considerazione le statistiche occupazionali, le competenze dei giovani sono ritenute adeguate dal 70% di scuole e università, ma solo dal 43% degli studenti e dal 42% dei datori di lavoro. Questo genera un disallineamento tra competenze richieste dal mercato del lavoro e competenze possedute dai ragazzi che ha come conseguenza la disoccupazione giovanile.

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Prendendo in considerazione come motivazione alla scelta della facoltà solo i propri interessi e passioni, i ragazzi scelgono indirizzi che non sono in linea con l’offerta di lavoro.

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L’unica possibilità di provare a tracciare un percorso, che in qualche modo possa aiutare i ragazzi a decidere, è partire dai tanti dati a disposizione, in primis dalle professioni più ricercate. E’ abbastanza prevedibile che le professioni legate alla tecnologia, ingegneria e al business sono in ascesa e tra le più cercate. Le funzioni di staff (come ad esempio Risorse Umane, Legale, etc) sono invece in declino. Ne segue che tutte le facoltà scientifiche avranno più sbocchi professionali rispetto a quelle umanistiche come confermato anche dai dati.

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I lavori del futuro, se vogliamo, assomigliano abbastanza ai lavori del presente. Quello che cambia è la nuova modalità di lavoro che prevede la gestione di team in remoto, freelance, la capacità di modificare l’organizzazione velocemente e quella di apprendere nuove competenze. Tutte queste capacità non sono necessariamente insegnate a scuola e rappresentano la grande differenza dei lavori di oggi e di quelli del domani. L’Università non fornisce e non fornirà mai tutte le competenze richieste perché queste si apprenderanno anche on the job. E la prima competenza che i ragazzi impareranno al lavoro sarà quelle di imparare nuove competenze e disimparare quelle che non servono più. Si stima che in futuro si cambierà lavoro ogni 4,2 anni, le carriere saranno sempre più fluide e in questa incertezza la flessibilità è ciò che conta maggiormente. Per questo la scelta dell’Università deve essere quel punto di equilibrio tra la propria passione e quello che offre il mercato del lavoro pur sapendo che la capacità di disimparare non la insegnano in nessuna facoltà e sarà proprio quella che farà fare carriera.