Il nostro modo di comunicare sempre più sembra spostarsi su un piano virtuale fatto di e-mail, skype, corsi online, video conferenze, social network e quant’altro, i momenti di interazione diretta tra le persone acquistano un’importanza crescente e ci impongono un impegno maggiore nella ricerca della qualità nella comunicazione. Così se vogliamo avere un impatto “memorabile” su gli altri, raggiungerli sul piano emotivo e magari portarli dalla nostra parte in situazioni di dialettica, non possiamo affidarci solo alla comunicazione verbale ma saper gestire anche quella non verbale per essere “più efficaci”. Ma che cosa si intende per “comunicazione efficace”?
In breve potremmo riassumere il concetto dicendo che si tratta di un ciclo composto da obiettivo-comportamento-alchimia, in cui la nostra visione, ovvero l’obiettivo (o insieme di obiettivi) che vogliamo raggiungere, può essere realizzata attraverso il controllo e eventualmente la modifica del nostro comportamento, creando così una speciale relazione alchemica con il nostro interlocutore.
Emmanuel Macron, il più giovane presidente francese di tutti i tempi, è un chiaro esempio di comunicatore efficace. In pochissimo tempo Macron è riuscito a conquistare i media nazionali e internazionali e non è difficile comprenderne le ragioni. Accattivante, telegenico, riesce a riassumere in sé molti degli ingredienti fondamentali di un role model : visione, focus sui propri obiettivi, chiarezza espressiva, sicurezza di sé, presenza, autenticità, coraggio, passione. Nei suoi interventi pubblici, al di là dell’effetto immediato di “riuscire a portare a casa ogni volta il risultato”, emerge anche l’orizzonte più ampio degli ideali e delle aspirazioni su cui egli basa tutta la sua attività politica. Macron appare sicuro, completamente informato dei fatti, dimostra grande convinzione e una sicurezza che gli consente di esprimere ottimismo e ironia. Ironia che, a sua volta, gli regala grande energia e vitalità, creando l’immagine di un politico nuovo e vincente. Il presidente francese sa come gestire perfettamente la propria comunicazione: si muove a suo agio tra parole, immagini, sentimenti e il suo messaggio risulta diretto e chiarissimo per l’interlocutore. Nei suoi discorsi si discosta dalla consueta retorica politica e sceglie frasi brevi per essere meglio compreso; è molto logico e, parallelamente, usa metafore potenti, capaci di vivacizzare il discorso e di imprimere immagini memorabili per un’audience internazionale.
“Marine Le Pen est un mensonge sur pattes”, una bugia con le gambe, così la definisce (e, in un’altra occasione, Le Pen diventerà “la grande pretresse de la peure”, la grande sacerdotessa della paura). Come si può notare nel video, Macron va al cuore della questione, presenta un numero di dati sufficiente per sostenere i suoi argomenti, entra nel dettaglio e usa termini colloquiali, parla ad esempio del formaggio francese, del Camembert, del latte, della carne. Mostra padronanza dell’argomento e ragionevolezza nell’esposizione, smontando al 48° secondo, ironicamente, le tesi dell’avversaria (“Marine le Pen vuole uscire dall’Europa? È fantastico! Peccato che.. punto uno..punto due..”). Aldilà del messaggio verbale possiamo notare come ritmo e tono di voce variano spesso, tenendo in questo modo alta la soglia dell’attenzione in chi ascolta e persuadendo: se facciamo caso ai tre interlocutori presenti, vediamo che gradualmente abbandonano un iniziale atteggiamento di distanza per lasciarsi convincere: l’uomo a destra che prima teneva incrociate in posizione di chiusura (1:12) poi scioglie le braccia (1:18) mentre la donna a sinistra giunge persino ad annuire (min 1:20).
Macron è anche un maestro nell’uso delle pause:
Il presidente francese sembra comprendere sin dall’inizio che l’emotività non gli fa gioco e si pone quindi in maniera pacata, ragionevole, pur mantenendo un ritmo veloce nell’esposizione. Al minuto 2.40 Marine Le Pen, facendo riferimento all’upper class di cui “il banchiere” Macron (così lei spesso lo ha definito) fa parte per evidenziarne la supposta distanza dai problemi del Paese, cita “gli amici di Macron che bevono a la Rotonde” (uno dei più rinomati e costosi ristoranti di Parigi). Ma Macron non si lascia trascinare nel gioco, anzi, va nella direzione opposta: al minuto 2:49 abbassa il tono, la sua voce diventa più calda e profonda, la guarda negli occhi e la invita a portare il dibattito su un livello più alto (“Madame Le Pen –PAUSA- i Francesi si meritano qualcosa di meglio che questo”). E quel “Madam Le Pen” – ripetuto per ben due volte e seguito da un calcolatissimo attimo di silenzio – sembra essere un invito a far ragionare l’avversaria, dando a chi ascolta la sensazione che quest’ultima sia ormai fuori dai cardini della ragione, lontana dalla concretezza dei fatti, priva di altre argomentazioni se non l’offesa. E tuttavia il più giovane Macron, che qui per un attimo entra nel ruolo dell’adulto responsabile, non perde in freschezza, ritmo, non perde mai il suo entusiasmo trascinante. Più che la scelta delle parole, di per sé già efficace, è la modalità a colpirci, con un uso perfetto delle pause e dei toni.
Esiste poi un’ulteriore livello di analisi nella comunicazione di Macron, quello che riguarda più strettamente il body language. Il suo sguardo è sempre diretto, mantiene il contatto con l’interlocutore, ha una grande energia che accompagna tutti i suoi gesti con una tecnica che potremmo definire “da pugile”: come un veloce combattente sul ring imprime infatti al proprio corpo, e in particolare alle mani, un movimento continuo che esprime grande vitalità.
Ma Macron è vincente non solo nella propria modalità comunicativa bensì anche nella qualità del suo modo di ascoltare. Esercita un “ascolto attivo”, ovvero un ascolto attento, profondamente concentrato, e il suo corpo si protende verso l’avversario a cercarne il confronto senza alcun timore. Nel video, ad esempio, al contrario di Marine Le Pen si presenta all’inizio in un atteggiamento di chiusura (2:29) anche se poi, da politica navigata quale è, rivede consapevolmente il proprio body language e si corregge. Purtoppo per lei, però, per quanto poi cerchi di dissimulare il proprio disagio non riesce a recuperare terreno: è provato, infatti, che bastano pochi secondi per dare la “prima impressione” di noi al nostro interlocutore, e se questa non risulta essere immediatamente positiva, poi sarà davvero molto difficile recuperare. Così lo scambio tra i due avviene sbilanciato da subito a favore di Macron.
Com’è cambiato Macron dopo il risultato delle elezioni?
Macron sa gestire la folla, la incoraggia gratificandola, incitandola, portandola sapientemente a un crescendo emotivo, come è possibile vedere ad esempio dal minuto 1:12 del discorso della vittoria. Ma dopo l’apice dell’applauso che ne consegue, Macron ritrova immediatamente pacatezza, in un mix speciale fatto di passione e maturità che contribuisce a renderlo un personaggio unico, in grado di affascinare oltre il confine della Francia.
“Sa stare in scena”, si potrebbe dire in gergo teatrale.
E forse non è un caso che, per prepararsi e vincere la competizione politica, Macron abbia scelto di fare regolari sessioni con un coach specializzato nell’uso della voce e abituato ad affrontare il pubblico, il famoso baritono Jean-Philippe Lafont. Ha saputo quindi modellare e potenziare il proprio talento, dimostrando da subito una grande determinazione nel voler crescere come comunicatore e quindi come politico. Il visibile lavoro fatto con un esperto, unito a un talento naturale, gli ha permesso di abbreviare i tempi per migliorare efficacemente il proprio impatto sugli altri e lasciare quindi un’impronta efficace nell’elettorato e forse anche nella Storia. Ma questo sarà solo il tempo a confermarlo.