“Il mondo è nostro e ce lo prendiamo!”. Sembrano gridare così, a gran voce, le schiere di donne ‘curvy’ che, forti delle recenti conquiste, stanno contribuendo a scardinare i canoni di bellezza improntata alla magrezza a tutti i costi o, al massimo, a curve perfette a prova di selfie. Al concetto di ‘corpo perfetto’ si sta, infatti, pian piano sostituendo quello del ‘body acceptance’: l’accettazione del proprio corpo basata su un atteggiamento più sano e sereno verso la propria fisicità a prescindere dalla forma.
Sono sempre di più le donne che riescono a superare ostacoli e pregiudizi, trovando un proprio equilibrio svincolato dalla taglia e dal peso-forma. Basti pensare all’esempio di note blogger XL con milioni di followers, o attrici famose come Renée Zellewger e Kate Winslet che, dopo essere state per anni colpevolizzate dai media per le loro forme morbide, si sono ribellate ai diktat di Hollywood.
Altro esempio di questo nuovo atteggiamento sono le recenti dichiarazioni della star della serie tv This is us, Chrissy Metz. L’attrice, che in passato ha vissuto anni difficili a causa della sua fisicità, ha fatto notizia con un servizio fotografico pubblicato su Harper’s Bazaar, in cui rivela la sua grande femminilità. Lei stessa ha dichiarato al giornale: “Sto spianando la strada per altre donne e uomini destinati a grandi cose, ma che non ci credono ancora. Voglio essere d’ispirazione ed incoraggiamento (…) perché tutti meritano una vera felicità”.
Se sempre più donne riescono ad amarsi e ad accettarsi, è anche grazie al lavoro di organizzazioni come il Body Positive Movement (fondata nel 1996), o a campagne come This Body Campaign e Be Real Campaign (quest’ultima promossa da alcune aziende in partnership con Dove) che hanno contribuito a combattere i pregiudizi che colpevolizzavano le donne in sovrappeso. Altre volte sono state, invece, le stesse donne a lanciare messaggi importanti, chiedendo di essere rispettate e non colpevolizzate per qualche chilo in più dovuto a una recente gravidanza o a fattori fisici e ormonali.
Significativo è il caso di Alexa Brown, 26 anni, star del fitness su Instagram con 2 milioni di followers che a febbraio è stata fortemente criticata per aver pubblicato le foto del suo corpo non tonico e leggermente sovrappeso a seguito del parto da poco avvenuto. Critiche a cui Alexa ha risposto con un post in cui dichiara: “Questa sono io a quattro settimane dal parto. So che il mio lavoro consiste nel motivarvi (nel fitness, ndr), ma credo anche che sia anche il mio lavoro essere onesta e sincera. (…) La nostra società ci ha inculcato l’idea che le donne devono immediatamente tornare al proprio peso forma appena dopo il parto, ma questo non è realistico. Non lo è per la maggior parte di noi. Ho smagliature e qualche rotolino, ma è perfettamente normale e lo accetto. E anche se non sono tornata subito come prima della gravidanza, non posso che meravigliarmi del fatto che questo corpo ha dato vita a due bellissime creature (…)”.
Le donne, quindi, stanno accettando il proprio corpo. Ma la moda? Un sondaggio del 2014 condotto su un campione di 1500 donne da ModCloth, azienda americana di shopping online, ha rivelato che il 65% delle intervistate si sente ancora poco rappresentata dalla moda poiché, sia in passerella sia nelle campagne pubblicitarie, il modello fisico proposto è poco realistico, o comunque sempre uguale e non inclusivo delle diverse corporature. Non solo. Il 73% delle partecipanti al sondaggio ha dichiarato di sentirsi tradita dall’uso di Photoshop nelle immagini pubblicitarie.
Si tratta di dati che, al di là delle riflessioni culturali, offrono ottimi spunti e opportunità di business anche per le aziende, sempre più attente a questo nuovo segmento di consumatrici ‘body sensitive’. Significativa è stata l’iniziativa della Mattel a fine dello scorso anno che ha lanciato una linea di Barbie con tre diverse corporature e fattezze più morbide e realistiche. Un segno del fatto che le donne di taglia superiore alla 46, da sempre tenute ai margini del fashion system, finalmente vedono le aziende farsi incontro. Tra queste c’è, ad esempio, anche Nike che a inizio marzo ha annunciato il lancio di una collezione femminile di oltre 200 capi, tutti a partire dalla taglia XL.
Trasmettere un messaggio di body acceptance non è però sempre facile. A fianco alle aziende che ci riescono, ci sono infatti anche quelle che commettono passi falsi, come Zara nella campagna ‘Love Your Curves’. Il brand di fast fashion, nonostante il messaggio, ha infatti scelto come testimonial delle modelle super-snelle che di curvy avevano ben poco. Si è trattato di un #epicfail (com’è stato chiamato sui social network): una clamorosa gaffe che, peraltro, non è stata commentata dall’azienda. Insomma, una contraddizione che evidenzia ancora una certa difficoltà da parte delle aziende e da chi fa moda, a guardare e rappresentare il corpo delle donne in modo più sincero e autentico, con le sue imperfezioni, con le sue peculiarità.
Sarà forse perché il nuovo mette a disagio, scombina le carte, costringe a pensare e rimettersi in gioco? O forse prima ancora che le aziende, siamo noi, come singoli individui, che dobbiamo alzare il livello di sensibilità, e sposare la causa che un corpo per quanto imperfetto non è diversità ma è, soprattutto, una persona.