Alla fine John Allan, numero uno di Tesco, la più importante catena di negozi britannica, ha dovuto fare marcia indietro. La settimana scorsa a margine di una conferenza, tra il serio e il faceto, il manager aveva lanciato una provocazione che ha ricevuto la risposta immediata delle donne. Allan si era spinto a dire che di fatto la questione delle “quote rosa” abbinata al tema della diversità in genere rischia di mettere in pericolo la “sopravvivenza” degli uomini bianchi nei consigli di amministrazione delle società. Al punto che per tenere la poltrona dovrebbero addirittura “lavorare il doppio”.
Dichiarazione bizzarra, tanto più considerato che è stata fatta dal numero uno di un’azienda che ha un board di 11 membri di cui nove sono uomini bianchi. Di qui la risposta del mondo femminile con il leader del partito per l’uguaglianza Sophie Walker che ha lanciato su twitter l’hastag #BoycottTesco, messaggio diventato subito virale. Walker, non paga, ha aggiunto: “Penso che farò shopping da un’altra parte questo week end”.
Ovviamente, una volta compreso il peso della dichiarazione fatta, Allan ha ritrattato tutto derubricando la dichiarazione a qualcosa di molto simile a una battuta. Innescata la retromarcia il manager ha anche voluto precisare di essere un convinto sostenitore del tema della diversità di genere nei consigli di amministrazione. E per certi versi non potrebbe essere altrimenti visto che ormai i grandi investitori guardano con attenzione alla composizione del cda per valutare quanto un’azienda sia al passo con i tempi e quanto sia promettente il suo futuro.
Detto ciò, una recente ricerca dell’head hunter Egon Zehnder ha messo nero su bianco che il 29% dei dirigenti assunti lo scorso anno in Gran Bretagna erano donne: il livello più basso dal 2012. Per quel che riguarda la rappresentanza femminile nei board, in Gran Bretagna non esiste una legge come quella italiana (120 del 2011), che riserva una quota al genere meno rappresentato. In Uk le aziende del Ftse 100 si sono impegnate volontariamente a raggiungere il 33% di rappresentanza femminile entro il 2020, partendo dal 25% rilevato a novembre dello scorso anno. Il panorama è comunque molto diversificato: se da una parte ci sono circa 20 società su 100 che già hanno un terzo dei consiglieri donna, ci sono 12 aziende che non hanno alcuna presenza femminile nel cda.
Insomma, gli uomini bianchi al vertice delle grandi società non sembrano essere una categoria a rischio estinzione. Nell’epoca di internet e delle news veloci però dovranno forse imparare a soppesare meglio ciò che dicono.