Profumo di amore e di famiglia: la capacità degli odori di risvegliare i ricordi

bathNon sono una di quelle consumatrici abitudinarie che acquista sempre le stesse marche: mi piace cambiare e provare diversi prodotti. Non faccio molto caso alla marca… Qualche giorno fa, proprio al rientro dal supermercato, le mie figlie, soprannominate “NAS” per la scientificità e la meticolosità con cui esaminano ogni prodotto che entra in casa nostra, mi stavano aiutando a mettere a posto la spesa. Degna di cotanto soprannome, a un certo punto mia figlia minore è arrivata correndo con in mano il flacone di docciaschiuma appena comprato. “Mamma, mamma, questo è il docciaschiuma che usavamo in Etiopia in albergo! Mmmh, io adoro questo profumo… Annusa! Lo riconosci? È il più buono del mondo!”

Sono rimasta un po’ spiazzata, naturalmente non ricordavo minimamente quale docciaschiuma avessimo portato in Etiopia nel viaggio per andare a prendere le nostre figlie. Ammetto di essermi avvicinata alquanto scettica. Soprattutto perché, ogni volta che tento di raccontare loro episodi dei primi giorni o mesi insieme dopo l’adozione, puntualmente le mie figlie non ricordano metà degli aneddoti.

Ho annusato incuriosita il flacone e puf! in un attimo, come per incanto, mi sono trovata in Etiopia in quella stanza d’albergo. Era proprio come se fossi lì. È davvero impressionante come gli odori siano in grado di risvegliare involontariamente, ma in modo così nitido e preciso, i ricordi. Il cosiddetto “effetto madeleine” raccontato da Proust nel capolavoro Alla ricerca del tempo perduto. L’olfatto, tra tutti i sensi, è quello più strettamente collegato alle emozioni, quello più istintivo.

In un secondo infatti mi sono vista nuovamente davanti a quella vasca da bagno piena di schiuma con le due bambine pronte a entrarci dentro. Io e mio marito avevamo letteralmente riempito la vasca della camera d’albergo dove alloggiavamo con la schiuma e ci avevamo buttato dentro quei pochi giochi che avevamo con noi: i braccioli che avevamo portato per la piscina dell’albergo, le bambole… Tutto per convincere mia figlia più piccola, all’epoca quattrenne, a entrare nella vasca, da cui era letteralmente terrorizzata. Quando poi, attratta dal lato giocoso della faccenda, è riuscita a entrare nella vasca ridendo a crepapelle, il momento del bagnetto ha assunto un’importanza cruciale. È diventato un momento intimo, non solo di gioco e divertimento, ma soprattutto di conoscenza reciproca e vicinanza. Grazie al gioco abbiamo sconfitto la paura e la diffidenza e abbiamo iniziato a conoscerci.

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