Come ogni grande tema anche quello sulle disparità di genere ha dei risvolti economici e finanziari sui quali spesso è possibile costruire del profitto. Al punto che esistono strumenti di investimento dedicati: si tratta dei così detti gender lens investing. Una realtà che punta a spostare capitali su quelle aziende che più di altre rispettano gli equilibri uomo-donna in termini di occupazione, di retribuzione e di distribuzione delle responsabilità.
Una recente fotografia fatta firmata da Morgan Stanley e datata 2016 ha stimato che i fondi di investimento di questo tipo sono praticamente triplicati, in termini di numero e di asset, tra il 2005 e il 2014 tanto che ora valgono complessivamente circa 580 miliardi di dollari. Certo, una briciola rispetto alla miriade di denari che ogni giorno vengono movimentati sui mercati, ma sono comunque un fenomeno rilevante al punto che Morgan Stanley ha dedicato alla questione un’ampia analisi nella quale conclude che le strategie inclusive rafforzano la performance delle aziende. E più in generale è stata riscontrata la volontà di diversi investitori di scommettere su quelle compagnie che hanno questo tipo di caratteristiche, anche per essere promotori di un cambiamento sociale.
E di questo, tra l’altro, si occupa anche il libro bianco promosso da Ubs sulla “lente di genere”: «Gender lens Wealth». Di fatto in questa pubblicazione il chief investment office della banca esamina in che modo individui facoltosi possano contribuire a raggiungere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione di tutte le donne e le ragazze. In sostanza, Ubs prova a suggerire come sia possibile realizzare il quinto obiettivo del piano di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Lo fa mettendo nero su bianco un approccio di gestione patrimoniale sulla gender-lens che chiama in causa gli ambiti politici, economici, sociali, di formazione nonché di investimenti e di attività filantropiche. Un dato su tutti deve far riflettere: il quinto obiettivo delle Nazioni Unite riceve il 2,6% delle donazioni legate al piano globale mentre, sottolineano da Ubs, se ciascuno dei 17 target ricevesse lo stesso livello di fondi ciascuno avrebbe il 5,9% dei denari versati.