In Italia arde sotto la cenere il crudo dibattito sulla bigenitorialità, un principio riconosciuto dalla legge 54 che nel 2006 introdusse in Italia l’affido condiviso, ma che secondo molti è ancora una grande incompiuta. Poiché se è vero che oggi la stragrande maggioranza delle separazioni prevede che i figli siano affidati a entrambi i genitori, quello a cui si assiste sovente è una sensibile distanza fra la quotidianità vissuta dalle madri e la rarefazione dei rapporti con i padri, complice anche il fatto che il genitore eletto collocatario, quello che condividerà con i figli tempo e casa, è solitamente la figura materna.
Sull’affido condiviso in Italia pesa il principio ancora prevalente della maternal preference che impone la triste consuetudine della trattativa sui giorni e le ore che i figli dovranno trascorrere con questo o quel genitore. Un mercimonio che alimenta i conflitti fra ex coniugi come la benzina sul fuoco. I padri conquistano magri fine settimana alternati, magari la notte infrasettimanale che si traduce in una manciata di ore e una pesante trasferta per i bambini, grandi o piccoli che siano. Insomma, la bigenitorialità italiana è davvero poca cosa.
Inoltre la legge 54 del 2006 è così lasca da permettere sentenze come quella del Tribunale di Trieste che si è sentito legittimato a revocare l’affido a un genitore che si era azzardato a chiedere la collocazione del figlio a settimane alternate, colpevole di non essere stato un convinto sostenitore dell’interesse del figlio. Questo perché nell’indirizzo comune e nella più facile vulgata, la stabilità di dimora prevale sulla bigenitorialità e non si capisce se è una diritto dei figli o delle case.
Come spesso è capitato sul terreno dei diritti, la Francia invece sa essere un buon laboratorio e anche in questo caso non delude. E’ del 2002 infatti l’istituto della résidence alternée, la residenza alternata, che riguarda il 17% delle famiglie separate d’Oltralpe. La residenza alternata francese prevede che entrambi i genitori possano garantire ai figli un rapporto di consuetudine e vicinanza, non prescrive tempi o modi, ma attraverso un percorso di mediazione familiare punta a stabilire un equilibrio di tempo e cura che pare sia anche il desiderio di buona parte dei figli, almeno stando a uno studio della British Columbia University.
L’opzione più diffusa fra le famiglie francesi è quella dell’alternanza settimanale oppure del modulo tre giorni in una casa, quattro in un’altra. La scuola, gli amici, la vita di comunità? La résidence alternée può essere richiesta e attuata solo rispettando vincoli stretti di vicinanza fra la residenza dei due genitori per non pesare sui figli e permettere la continuità scolastica e sociale. Per quanto la riforma sia ancora spesso avversata, i suoi principi fondamentali non sono messi in discussione e anche il Belgio si è dotato di una normativa assimilabile, all’incirca dieci anni fa, apprezzandone i risultati.
Altrove, come in Italia, quello che deve essere aggiornato è il modello dei comportamenti, siano essi materni o paterni, femminili o maschili. Una buona legge funziona solo in un contesto culturale che l’accetta a maggioranza e per quanto lavoro ci sia ancora da fare qui in Italia, lo sguardo è puntato a chi sa fare politiche di indirizzo, e in questo caso nel cuore suona la Marsigliese.