I nostri figli si trovano a scontrarsi con piccole e grandi difficoltà. Man mano che crescono, le problematiche con cui si confrontano diventano più complesse e richiedono loro strategie più raffinate. È un momento di passaggio e di crisi su cui molto si è scritto, ma anche di piacevole euforia e sperimentazione. E noi genitori? C’è poco da raccontarcela: è un momento di passaggio e di crisi anche per noi. Le dinamiche che hanno funzionato fino a quel momento improvvisamente non sono più adatte. Soprattutto alla soglia dell’adolescenza, non più bambini ma non ancora ragazzi, i nostri figli iniziano ad assaporare l’autonomia. E noi, lì nel mezzo, a pensare se e quanta libertà lasciare, se e quanta fiducia concedere, se e quanto permettere che provino a cavarsela da soli. E per noi genitori adottivi spesso è ancora più difficile lasciare che i nostri figli, a volte arrivati da pochissimi anni e ancora emotivamente fragili, provino a cavarsela da soli.
Mia figlia maggiore, per esempio, sta affrontando proprio in questo ultimo periodo un piccolo momento di crisi in ambito sportivo che però ha deciso di risolvere a modo suo e non vuole sentire né consigli né ragioni, anche se è palese che il suo atteggiamento non la sta aiutando. Anzi.
“Non potrai mica intervenire per sempre. A un certo punto deve imparare a cavarsela da sola”, mi ha detto l’altro giorno a bruciapelo un’amica a cui stavo esponendo la problematica e la mia indecisione sull’intervenire andando a parlare con l’allenatore. È stata come una doccia fredda. È doloroso per noi vedere i nostri figli in difficoltà ma è anche maledettamente vero che a un certo punto hanno bisogno di provare a sperimentare le proprie risorse e capacità. I ragazzi hanno bisogno di trovare la propria strada e il proprio modo personale per affrontare la loro vita, con le piccole e grandi prove. E noi dobbiamo essere rapidi nel trovare nuove modalità per essere accanto ai nostri figli. Vicini ma non troppo, in modo che abbiano lo spazio per sperimentare. Dobbiamo imparare a metterci un po’ in disparte e stare alla finestra a guardare che succede.
Ma i bambini sanno sempre sorprenderci. Proprio ieri, mia figlia è tornata da scuola raggiante e piena di entusiasmo. Avevano parlato in classe con la professoressa delle “life skills”, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce come “quelle competenze che portano a comportamenti positivi e di adattamento che rendono l’individuo capace (enable) di far fronte efficacemente alle richieste e alle sfide della vita di tutti i giorni”. Analizzando il campo di studio delle Life Skills emerge l’esistenza di un nucleo fondamentale di abilità che sono alla base delle iniziative di promozione della salute e benessere di bambini e adolescenti. “Il nucleo fondamentale delle Life Skills è costituito da 10 competenze: consapevolezza di sé, gestione delle emozioni, gestione dello stress, comunicazione efficace, relazioni efficaci, empatia, pensiero creativo, pensiero critico, prendere decisioni, risolvere problemi”.
E proprio con la creatività che contraddistingue questa età ha elaborato una strategia fatta di 10 soluzioni pratiche da attuare per raggiungere il suo obiettivo e risolvere il suo problema. A ogni step superato viene attaccata su un cartellone una faccina sorridente.
Un esercizio che proverò anche io, sicuramente.