Matteo ha quindici anni, viene da Udine e gioca a rugby. Sabato a Goricizza di Codroipo ha fatto meta.
Fin qui nulla di straordinario, se non fosse che Matteo è un ragazzo con qualche disabilità cognitiva e grazie alla Federazione Italiana Rugby ha preso parte ad una gara ufficiale nella categoria Under 14. Matteo per la prima volta ha giocato con i suo compagni con cui si allenava da tempo, ha indossato la maglia numero 158 e si è lanciato nella mischia della sua prima partita e.. ha fatto meta. Emozionatissimo il papà, orgoglioso l’allenatore Riccardo Sironi che ha detto: “Sono più di 20anni che alleno ragazzi, le emozioni che loro riescono a trasmettermi mi danno la forza di andare avanti. Matteo è un ragazzo con disabilità intellettive, ha avuto l’autorizzazione eccellente per giocare con l’Under 14 (lui sarebbe un U16) dell’OverBugLine – Rugby Codroipo. Calcio d’inizio squadra avversaria, un compagno prende la palla e avanza superando 2 avversari, viene placcato dal terzo e trova Matteo in sostegno che elude 2 avversari e segna la prima meta dell’incontro in mezzo ai pali. Emozioni allo stato puro!!! Amo questo sport!!!”
La meta di Matteo, quindi, è un evento: il segno che lo sport può favorire l’integrazione. L’anno scorso ci ha provato anche il Centro Sportivo Italiano a Reggio Emilia, con un progetto dal nome ‘Prendiamoci per mano’ atto a favorire l’integrazione nel tessuto sociale dei ragazzi con disabilità cognitive.Il progetto prevedeva la promozione negli istituti della zona di tre attività sportive: baskin, calcin e nuoto. Non è un errore di digitazione sono due vere e proprie discipline sportive che prendono ovviamente ispirazione dalle ben più note.
Nel baskin i canestri sono più bassi e nel calcin i ragazzi giocano con quattro porte ed indossano maglie con numeri dall’uno per i ragazzi con disabilità più gravi fino al cinque, i giocatori normodotati. Il progetto ha avuto un grande successo: i ragazzi disabili si sono sentiti importanti e hanno potuto condividere un’attività con tutti i loro compagni; i ragazzi normodotati a loro volta hanno avuto modo di essere protagonisti di importanti momenti di integrazione. Alla fine del primo tempo di sabato scorso Matteo avrebbe detto: ‘“Vorrei fare un’altra meta”. Anche io vorrei che seguendo l’esempio dell’allenatore Riccardo Sironi, del Centro Sportivo Italiano a Reggio Emilia, tante altre realtà sportive e scolastiche uscissero dalla mischia della discriminazione per fare meta nell’integrazione.