Whitney Wolfe nel 2014 aveva 27 anni. Nel dicembre di quell’anno lascia Tinder, la app che ha contribuito a fondare (non si lasciano in buoni rapporti) e lancia Bumble, una app “ispirata” a Tinder: resta il meccanismo dei match, la geolocalizzazione, ma inverte i ruoli di genere. Il primo passo lo deve fare lei: in caso di match, solo la donna può avviare una conversazione in chat. La app ha avuto successo e in un anno ha raggiunto tre milioni di utenti in tutto il mondo.
La Wolfe fa parte di un gruppo sempre più nutrito di imprenditrici giovani e non sposate che sta facendo successo con un progetto autonomo. Saranno le donne single a guidare la crescita imprenditoriale in futuro? Due studi del 2016 esplorano il fenomeno. Il primo, della Georgia State University, è del gennaio 2016 e cerca di dare un quadro più completo della decisione femminile di mettere in piedi un business indipendente. Due sono le considerazioni. La prima è che tra uomini e donne la categoria più lanciata nell’imprenditoria sono le donne. Single.
Lo studio mostra che la percentuale di donne sposate che svolgono un lavoro autonomo è il doppio di quelle single (l’8% contro il 4%), ma negli ultimi 10 anni, tra i lavoratori autonomi è cresciuta solo la percentuale di donne single. Seconda considerazione: le due categorie, nubili e accasate, sembrano essere attirate verso il mondo imprenditoriale da diversi fattori. Per chi ha famiglia è una scelta per conciliare figli e lavoro. Il fascino di un orario flessibile e il controllo completo sul proprio operato reppresentano un’opportunità alternativa a lasciare completamente la forza lavoro. Le single invece puntano a guadagnare di più soldi. Ma qui conta anche un altro fattore esterno: una cultura imprenditoriale che le sostenga.
Il secondo studio è dell’Università di Stirling, in Inghilterra. Paese dove, nel periodo 2009-2014, la percentuale di uomini che si sono messi in proprio è aumentata del 6 per cento. Contro il 22 delle donne. Quando si fonda un’azienda la parte più difficile per un aspirante imprenditore è ottenere i fondi necessari. O si attinge dalla propria ricchezza personale o si chiede un prestito alla banca. In questo secondo caso, spiega la ricerca, le donne sono sottoposte a maggiori vincoli. Di contro sono anche quelle che, in caso di un aumento di ricchezza, hanno maggiori probabilità di iniziare una nuova attività in proprio. Ci sono diverse possibili spiegazioni ai vincoli finanziari. Potrebbe essere perchè le donne single hanno meno garanzie necessarie per un prestito. Oppure può esserci una discriminazione di genere nella concessione del credito. Se la mancanza di garanzie è il principale ostacolo che frena dall’iniziare una nuova attività chiedendo soldi in prestito, la volontà aumenta con la ricchezza personale. E questo rapporto è più forte tra le donne single rispetto agli uomini. I ricercatori hanno trovato che un incremento di 1.000 sterline sul conto in banca porterebbe ad un aumento dell’8,5 per cento della probabilità che una donna sola inizi una nuova attività.
Le donne oggi non hanno più bisogno di un uomo per sentirsi complete. Più che mai stanno prendendo il controllo della loro vita: si mantengono da sole, viaggiano per il mondo, figuriamoci se sono spaventate dalla possibilità di mettere in piedi una azienda. D’altra parte lo diceva anche Beyonce: Who run the world? Girls!