Una scuola aperta all’adozione, un aiuto per famiglie e insegnanti

img_2352Mia figlia ha concluso la quinta elementare a giugno. Al momento della consegna delle pagelle, la sua maestra di riferimento mi ha guardato negli occhi, velati di emozione esattamente come i suoi, e mi ha detto: “Grazie, grazie per avere portato sua figlia nella nostra classe”. In questa frase sono condensati cinque lunghi anni di cammino: dalla prima elementare, dove una silenziosa (perché non conosceva la lingua) e confusa bambina dai grandi occhioni neri smarriti è stata catapultata a poche settimane dall’arrivo in Italia, fino alla quinta, dove mia figlia è uscita con la definizione (vivaddio!) di “chiacchierona”. Cinque anni in cui abbiamo lavorato in tandem, genitori e insegnanti, in un dialogo continuo alla luce delle peculiarità dell’adozione e delle caratteristiche della bambina. Quando questo si realizza tutto acquista un senso e la scuola porta davvero a termine uno dei suoi compiti primari: accogliere ogni persona nella sua diversità, considerandola una risorsa, per formare al meglio gli adulti di domani.

Per un genitore adottivo la scuola spesso rappresenta una spina nel fianco, fonte di ansia e preoccupazione. I bambini arrivano sempre più grandi (5,5 anni è l’età media), e devono essere iscritti a scuola per assolvere l’obbligo scolastico ancora prima di ambientarsi nella nuova famiglia. In quale classe inserire i bambini? Con quali tempi e modalità? Sono dubbi amletici con cui i genitori si trovano subito a fare i conti. Ma gli strumenti ci sono per venire in aiuto di genitori, dirigenti scolastici e insegnanti, basta conoscerli.

Una buona bussola per orientarsi nel variegato mondo della scuola è il volume Una scuola aperta all’adozione alla luce delle Linee di indirizzo per il diritto allo studio degli alunni adottati, pubblicato proprio in questi giorni da ETS Edizioni, collana Genitori si diventa. Scritto da due firme di eccellenza nel settore, Anna Guerrieri e Monica Nobile, impegnate da anni sul delicato tema scuola e adozione. Il libro che mancava, perché da un lato rappresenta un manuale pratico indirizzato sia ai genitori adottivi e sia agli insegnanti, e dall’altro è un volume di piacevole lettura, scorrevole e ricco di spunti di riflessione, frutto dell’esperienza diretta e della sensibilità delle due autrici, entrambe mamme adottive. Una guida per decriptare anche le misteriose sigle del mondo scolastico (104, 170 e DSA, BES, PEI e PDP), che racchiudono in realtà strumenti preziosi per affrontare le difficoltà ed evitare fenomeni di disagio.

Le Linee di indirizzo per il diritto allo studio degli alunni adottati, siglate nel 2014, rappresentano un grande traguardo per le associazioni di genitori adottivi e per tutte le famiglie, ma sono poi nella pratica il primo gradino da cui partire per favorire la vita scolastica dei bambini e degli adolescenti adottati.

Partendo da questo assunto, il libro, dopo un approfondimento dei punti principali delle Linee guida, compie un viaggio attraverso tutti gli ordini e i gradi della scuola italiana (dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di secondo grado), cercando di analizzare le peculiarità di ogni età attraverso esempi pratici. I bambini adottati hanno delle caratteristiche proprie dovute al loro vissuto e alle loro storie personali, fatte a volte di incuria e degrado, e sempre di interruzione dei legami familiari d’origine che non può non lasciare traccia. Dalla scarsa autostima, ai problemi di concentrazione, dalle difficoltà cognitive ai DSA. Gli aspetti possono essere i più vari, ma ognuno di questi, se trattato nel modo adeguato, può essere superato favorendo un percorso scolastico sereno. Ma anche in assenza di difficoltà, l’adozione stessa richiede agli insegnanti comunque una riflessione o, ancor meglio, una preparazione nel trattare certi temi. Come, per esempio, la storia personale: ci vuole ascolto e sensibilità per non esporre bambini e ragazzi a sofferenze o imbarazzi inutili. Gli strumenti esistono e in questo libro sono diverse le alternative didattiche proposte per evitare ai piccoli già alla scuola dell’infanzia richieste del tipo: “Disegnati nella pancia della tua mamma. Prepara nove pagine e in ognuna disegna te che cresci nella pancia della mamma sino a quando nasci e stai nella tua culla”.

Conclude il volume un capitolo che allarga la visione e passa in rassegna le diverse, e non sempre note, alternative quando il percorso scolastico risulta difficoltoso o impraticabile: “non sempre, infatti, le famiglie vengono messe al corrente della legislazione in materia di accompagnamento scolastico di bambini e ragazzi, quando invece, soprattutto in situazioni di necessità o emergenza, tale conoscenza può essere se non risolutiva quantomeno di grande aiuto”.

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