Dopo la fiction su Mirella Antonione Casale (La classe degli asini), martedì scorso è stata la volta di quella su Lucia Annibali, l’avvocata sfregiata con l’acido dall’ex fidanzato (Io ci sono). Storie di donne reali raccontate dalla serie di fiction Rai dedicata proprio alle figure femminili. Ne parliamo con Andrea Porporati, regista e sceneggiatore romano, che ha diretto La classe degli asini, fiction di successo recentemente trasmessa dalla Rai sulle vicende della Antonione Casale, insegnante e mamma di una bimba con grave deficit psicomotorio che riuscì a includere per prima i disabili nelle classi scolastiche ‘normali’. “Del ruolo delle donne nella società – spiega Porporati – cinema e fiction, nel bene e nel male se ne occupano molto, a volte in modo felice, a volte meno. Se ne occupano comunque più che in passato e la ragione è da rinvenire nella crisi delle figure maschili. Inevitabilmente il racconto si sposta su chi si è conquistato il centro della scena. E’ positivo che ci si provi. Inoltre in Italia ci sono tante brave attrici”.
Casale, divenuta preside di una scuola torinese nel ’68, fu pioniera di una vera e propria rivoluzione nell’educazione e l’istruzione dei disabili. La protagonista della fiction, interpretata da Vanessa Incontrada, negli anni ’70 con la sperimentazione nei fatti dell’allargamento delle classi agli alunni meno fortunati aprì infatti la strada alla legge del ’77, voluta dal ministro Franco Malfatti, che aboli’ le preesistenti classi speciali, chiamate anche classi degli asini, e dedicate ad alunni portatori di handicap e disagiati. Una sorta di classi-ghetto dove finivano a volte anche i figli di immigrati meridionali che parlavano solo dialetto.
Nel caso della storia di Mirella Casale, continua il regista, “si cercava una figura di donna, non necessariamente nota al grande pubblico, che avesse compiuto una rivoluzione pur senza diventare una persona celebre”. La classe degli asini incarna “la voglia di raccontare la storia d’Italia, in particolare di un’epoca complicata , come gli anni ’70, capace di partorire anche leggi importanti come quella del ’77 sull’abolizione delle classi differenziali e quella Basaglia sull’abolizione del manicomio”. Leggi, ricorda Porporati, “prime al mondo e che furono copiate da altre nazioni”.
Una scena de la Classe degli asini si apre con Mirella Antonione Casale, interpretata da Vanessa Incontrada, che partecipa, unica donna, al concorso a preside. Lo vincerà, diventando una delle prime presidi italiane e riuscendo a realizzare nella sua scuola l’inclusione dei disabili. “Allora la maggior parte dei docenti – aggiunge Porporati – era formata da donne, ma i presidi erano in genere figure maschili. Casale fu una delle prime donne presidi. Ho avuto la fortuna di conoscere Mirella Casale (oggi novantenne, ndr): e’ una donna molto pragmatica che i cambiamenti li ha realizzati in concreto. Certo è stata aiutata anche dal contesto in cui viveva, la Torino città operaia dove lavoravano anche le donne”. Nel caso dei disabili, Mirella Casale “cominciò a inserirli nelle classi per vedere quello che succedeva. E vide che reagivano meglio stando a contatto con gli altri. Nonostante vivesse in un’epoca molto ideologica, la Casale partiva sempre dalla ricerca di soluzione per problemi concreti”. Dopo La classe degli asini, Porporati che, nel suo curriculum conta tra l’altro la sceneggiatura de La piovra e la regia de Il dolce e l’amaro e Una casa nel cuore, è ora impegnato con la realizzazione di un’altra fiction, ambientata in Puglia e interpretata sempre da Vanessa Incontrada.