Investire nella diversity è un affare. Parola di Banca d’Italia.

20160916_102120” Un giorno sette persone lgbt hanno bussato alla mia porta e chiesero: perchè non includere il tema dell’ lgbt nei proggettindella banca?”. Letizia Radoni, responsabile dell’obiettivo Valore Diversità di Banca d’Italia, racconta con queste parole la genesi delle iniziative di inclusione verso gli Lgbt all’interno di via Nazionale. Radoni a settembre ha portato la propria testimonianza al convegno Parks, intervistata da Simone Spetia, e ieri ha partecipato all’incontro “L’inclusione delle persone LGBT nel mondo del lavoro – Obblighi, valore e opportunità. Cosa deve fare il datore di lavoro in seguito all’approvazione della Legge Cirinnà?”, organizzato dallo studio legale Hogan Lovells. “Sull’adesione a Parks i vertici di Banca d’Italia non hanno avuto alcuna esitazione e in seguito abbiamo intrapreso una serie di azioni in questa direzione. Noi ci eravamo mossi un anno fa e avevamo chiesto un parere per attuare al nostro interno ció che poi è diventato norma con la legge Cirinnà” racconta Radoni, aggiungendo: “Il 12 maggio c’è stata una comunicazione del direttore generale che diceva che Banca d’Italia era pronta a riconoscere gli istituti giuridici alle unioni civili, ma avremmo anche messo in atto un’equiparazione dei figli dei coniugi delle unioni civili a quelli delle famiglie tradizionali”.

Una delle istituzioni più autorevoli del Paese e più rigorose sembra, quindi, andare anche oltre quella che è la normativa approvata dal legislatore. “Stiamo lavorando nella formazione interna con Parks per programmare una serie di interventi che partiranno dal top management e poi interesseranno a cascata tutto il personale con l’obiettivo di informare. L’obiettivo è quello di dichiarare alle persone lgbt che ci sono in banca, sul totale di 7mila dipendenti, che l’istituzione è un ambiente inclusivo. Lo dimostrano anche le parole del governatore Visco, che nelle considerazioni finali ha richiamato la legge CIrinnà dicendo che la banca è pronta a recepire la norma e i suoi principi” spiega Radoni, proseguendo: “Abbiamo dato alle stampe un opuscolo, parte della collana editoriale Non così dedicata alla diversity. Il primo numero è dedicato ai non vedenti, il secondo è Diversi ma non troppo, dedicato proprio all’ lgbt e fatto di vignette”.

Le iniziative non si fermano qui. “Stiamo costituendo un sito interno della diversity e un sottosito sarà dedicato alle persone LGbt” continua Radoni, che sottolinea come Banca d’Italia in questi anni abbia fatto molto a favore della diversity non solo al proprio interno: “Abbiamo chiesto alle banche, anche non quotate, di inserire dei tassi di diversity nei cda pari almeno al 20% di donne, partendo dal presupposto che un board con le diversità funziona meglio. Coinvolgeremo ora l’Abi in una serie di incontri che faremo sul territorio di informazione dei nostri dipendenti”. Solo una questione di principio? Tutt’altro. “L’industria bancaria si deve rendere conto che è un affare investire nella diversity” conclude Radoni.