Anche se personaggi come Christine Lagarde, Jamie Lee Curtis o Meryl Streep ne ‘Il Diavolo veste Prada’ con le loro chiome immacolate vengono unanimemente considerate donne di grande fascino e personalità (ma stiamo parlando di ultrasessantenni), sono state le recenti apparizioni delle neo-cinquantenni Daria Bignardi e Sarah Gordon del Financial Times a scatenare un acceso dibattito in rete, e non solo.
La loro scelta di rinunciare alla tinta dei capelli ha suscitato reazioni animate e diverse, con un coinvolgimento importante anche da parte di donne molto più giovani. Segno che ormai l’argomento è molto sentito. Perché tocca corde profonde: bellezza, età, autostima. Ma anche voglia di cambiamento, di maturazione, di auto-affermazione, d’indipendenza.
I capelli sono (e sono sempre stati) uno degli strumenti comunicativi più forti per le donne. Non a caso, la volontà di dare un taglio drastico al passato, ad una situazione che ci ha fatto soffrire, ad un’immagine che ci sta stretta, ad un bisogno di rivincita, passa attraverso un drastico taglio di capelli. Allo stesso modo, in un mondo femminile come quello attuale che ha fatto upgrade in termini di consapevolezza e sta cercando modi espressivi nuovi, scegliere di lasciar crescere i capelli grigi o bianchi è il desiderio di liberarsi da un routine ormai percepita come schiavitù, a favore di un modo più autentico o più maturo di rapportarsi alla propria bellezza.
Il tema rimane molto dibattuto perché è comunque una scelta intima e delicata. Mentre il capello che viene tagliato a zero poi ricresce, il mostrarsi con i capelli grigi è come varcare la soglia del non ritorno. Passare un varco sapendo che comunque non saremo mai più come prima: né dentro né fuori. Perché noi ci sentiremo diverse, ma anche gli altri ci vedranno diverse. Ci guarderanno incuriositi e perplessi, abbozzeranno un complimento pensando ‘Ma perché? Ma non vede che sembra più vecchia?’
Il tema infatti non è il cambiare testa o stile, ma accettare di mostrare il proprio invecchiamento. Molte donne non ci stanno, altre vi sono costrette, altre vorrebbero ma sono spaventate dalle conseguenze.
Per gestire questo passaggio con sicurezza abbiamo però un’arma formidabile a nostra disposizione: cioè sapere che la rinuncia alla tinta non è una rinuncia a sé stesse, anzi, può essere l’inizio di un nuovo modo di esprimere il proprio stile e la propria personalità.
Perché i capelli grigi o bianchi che siano vanno governati, curati, tagliati. A nessuna donna gioverebbe una scelta che dà di lei un’immagine alla deriva, dimessa, rassegnata. Di certo alcune abitudini devono cambiare con i nuovi capelli e il nuovo viso: i colori che indossiamo, lo stile, il tipo di trucco.
Quindi non sarà la pigrizia a portarci a questa scelta, piuttosto una nuova energia per assecondare e accompagnare il proprio cambiamento (talvolta miglioramento!). Tempo e denaro andranno investiti in modo diverso, per raggiungere una buona immagine, meno artefatta, ma positiva, assertiva, presente.
La scelta stilisticamente consapevole del capello grigio può portare ad una nuova bellezza. Dove il segno della vecchiaia non viene sentito come un disvalore. Dove i fili grigi e qualche ruga denotano saggezza e fascino consapevole. Dove anzi in alcuni casi si acquisisce in credibilità. Dove insomma la donna non sente di doversi giustificare, anzi, può sentirsi finalmente libera e più forte.