Una squadra…decisioni in comune

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by Claudia Radente

In questo periodo dell’anno mamme e papà cominciano a pensare a quali sport iscrivere i figli il prossimo settembre. Oltre ai benefici per corpo e mente, uno dei doni della pratica sportiva è che educa alla legalità, attraverso il rispetto delle regole. Che sono poi i pilastri dello stare insieme bene. Una squadra è una piccola comunità, anzi, un comune vero e proprio con la sua giunta comunale, il suo consiglio ed il suo statuto.

Nella squadra c’è un allenatore di primo grado, una specie di sindaco, ci sono allenatori di secondo grado e degli aiutanti, come gli assessori. E si rispettano una serie di gerarchie. Esiste poi il consiglio comunale composto dagli atleti, che hanno diritto di espressione. Ed esiste una sorta di statuto comunale, precedentemente approvato negli anni da altri atleti, che ha subito modifiche e migliorie col trascorrere del tempo.

Così come il comune può decidere che la spazzatura si ritiri solo al martedì e al venerdì, gli allenatori decidono che gli atleti si alleneranno di sabato, che le scarpine si indosseranno nello spogliatoio e che la merenda si farà alla fine dell’allenamento. Il cittadino-atleta può non essere d’accordo con qualche regola imposta, può decidere di non rispettarla pagandone le eventuali conseguenze (probabilmente farà cento flessioni, un giro di campo, o starà seduto fondo campo con muso lungo a guardare chi si diverte). Oppure può esercitare il suo diritto di voto e quindi chiedere che la regola venga modificata.

Anche gli atleti possono votare. La squadra è un ambiente di per sé democratico. Può essere che un ruolo non renda felice un bambino, l’allenatore lo metterà alla prova in altri ruoli, altrimenti gli farà capire quanto invece riesca bene proprio in quello lì. Sono le prime espressioni di voto del bambino. Si deve confrontare con la legge che arriva dall’alto, dagli allenatori, così come con l’opinione dei suoi amici. Non è a scuola dove tutto sommato la sua libertà di esprimere un cambiamento è piuttosto limitata, non è a casa dove la confidenza con i genitori può essere un limite al rispetto delle regole.

Non è facile per un bambino, mediamente concentrato su se stesso, sottostare a regole e condividere le scelte con i compagni di squadra. Si impara che non è il singolo, ma la squadra, a fare punto. E se vogliamo strade e parchi puliti, dobbiamo essere noi i primi cittadini a rispettare le regole della differenziata. Prima che arrivino i topi. E anche i commissari.