“Farei di più e vorrei essere ovunque, ma ho tre figli e un marito che fa il primo ministro. Ho bisogno di aiuto. Ho bisogno di un team che mi aiuti a servire il mio popolo”. Sophie, la moglie del premier Justin Trudeau,alza le mani di fronte agli impegni e dice di non riuscire a tenere il ritmo. Madame Trudeau, che ha 41 anni, ha detto di essere inondata di richieste da parte di organizzazioni benefiche che le chiedono di promuovere le loro cause, ma che per lei non è possibile rispondere positivamente ogni volta perché, oltre alle baby sitter per i bambini, ha solo un’assistente.Solidarietà da parte di tutte le altre madri lavoratrici? Neanche per sogno. L’opinione pubblica si è divisa di fronte alle richieste della First Lady.
Naturalmente i primi ad andare all’attacco sono stati i politici dell’opposizione, secondo cui Sophie è una “Maria Antonietta” che non vive nella realtà. Una parlamentare conservatrice, Candice Bergen, ha obiettato che la moglie del predecessore di Trudeau, Stephen Harper, andava avanti con una sola segretaria. Mentre la “new democrat” Nicki Ashton ha accusato Sophie di non capire nulla delle difficoltà delle donne canadesi. Insomma, dai comunicati ufficiali ai social network il passo è stato breve con hashtag tipo #jesuissophie e #prayforsophie che hanno fatto trend. Oltreatlantico sul Guardian: “Sophie ha sfatato la fiaba che le donne possono fare tutto”, ha scritto la columnist Suzanne Moore secondo cui “è molto più dannoso alla causa delle donne il mito di quelle che riescono a far tutto”.
E noi da che parte stiamo? Credo che il caso Trudeau possa essere lo spunto per ragionare ancora una volta sul “poter avere tutto”. In Italia abbiamo avuto il caso Giorgia Meloni. E in quell’occasione abbiamo sostenuto che dovesse avere libertà di scelta. Allo stesso tempo, però, abbiamo sempre detto che la domanda “le donne possono aver tutto?” è sbagliata. In questo caso la questione va vista, a mio avviso, sotto un altro punto di vista: le donne possono scegliere, non si devono chiedere se possono avere tutto e … devono essere capaci di chiedere aiuto. Troppo spesso le donne non sono capaci di dire “non ce la faccio” e pur di non disattendere le attese rischiano di tirare al limite la propria resistenza (fisica e psichica). Non so se Madame Trudeau abbia o meno necessità di avere un ulteriore aiuto. Certo è che è ammirevole che abbia saputo dire “non ce la faccio. Ho bisogno di aiuto”. Il dirlo pone dei limiti a se stesse e agli altri e fa ridefinire i confini. Il dirlo si traduce nella capacità di delegare, che sia a un’assistente o a un familiare. Il dirlo apre le porte a un nuovo equilibrio in cui i lavori di cura familiari non sono più ad esclusivo appannaggio delle donne.
Allora benvenuta l’uscita della Trudeau. Se ci fossero più donne in grado di alzare la mano e dire “non ce la faccio” forse la vita migliorerebbe per tutti.