Non avere paura. Sei con papà, e quando sei con papà non può succederti nulla di brutto. So che non mi credi più, perché questa storia te l’ho raccontata poco prima che su casa nostra cadessero le bombe, e poi quando sono arrivati quegli uomini cattivi, che tu mi chiedevi perché erano così arrabbiati con noi e io non potevo, non volevo risponderti, e poi quando abbiamo dormito per terra al freddo, senza niente da mangiare, e poi quando siamo saliti su questa bagnarola insieme ad altri cento e cento ancora, e abbiamo preso un mare più nero della notte, così nero che le stelle ci facevano male con la loro luce lontana mentre noi non trovavamo neanche un angolo per sdraiarci e tu crollavi sulla mia spalla, e guardarti dormire era tutto quello che mi serviva per capire che questo viaggio aveva un senso, ed era tutto il resto a non averne.
Avevamo tutto e ora non abbiamo niente, so che lo sai. Casa, scuola… ora niente. Niente da mangiare e da bere, eppure tu insisti a chiedermi del tuo orsetto, o di un gioco, e come faccio a dirti che qua sulla barca occupavano troppo spazio? Anche io non ho niente, vedi? E poi non è vero, io ho te e tu hai me, quindi non dobbiamo avere paura, capito? So che credevamo di aver lasciato l’inferno dietro di noi, e l’inferno ci ha raggiunto. Ma non ti lascio andare, non qui, non sotto questo diluvio, non mentre il mare diventa cattivo, che sembriamo rovesciarci a ogni onda, e qualcuno cade in acqua e grida un istante poi non lo sentiamo più. Ma non succederà a noi, piccolo mio. Non ti succederà niente di male. Te lo prometto, è per questo che ti ho portato con me, col rischio di perderti. Perché l’inferno non ci prenderà. Non avere paura, piccolo mio, l’acqua non ci farà male, te lo… te lo prometto. Adesso abbracciami. Tienimi stretto e andrà tutto bene.
Sei pronto?
Un secondo.
Ecco, saltiamo.
***
Un secondo. Quanto dura un secondo? Così poco che per scrivere queste poche parole ne ho impiegati una decina. Però non tutti i secondi sono uguali. Alcuni hanno il potere di dilatarsi sino a segnare l’avvenire. Il secondo in cui abbiamo chiuso gli occhi per il nostro primo bacio, quello in cui sono venuti al mondo i nostri figli, quello in cui abbiamo salutato per sempre una persona cara. Questi ce li ricordiamo tutti. Ma il secondo precedente cos’è successo? Quale tumulto agitava le nostre menti e i nostri cuori? Ecco, le storie della domenica racconteranno questi “secondi prima” dei secondi eterni, quelli in cui gli occhi stavamo per chiuderli, le mani per lasciarle o prenderle. Momenti veri o immaginari, vissuti da personaggi più o meno pubblici o ignoti o anche solo da me (ogni autore è narcisista). Perché forse ce li siamo scordati, eppure non sono mai andati via. Quali sono i “Secondi Prima” dei secondi che hanno cambiato la vostra vita? Raccontateli a giulianopasini@gmail.com e, se vorrete, diventeranno storie.