Mirko pensa che imparare a suonare il piano sia difficile. Martina pensa che imparare a suonare il piano sia impegnativo. Secondo voi tra i due, chi imparerà a suonare meglio lo strumento?
Il modo in cui comunichiamo con noi stessi e con gli altri influenza profondamente i risultati. Il linguaggio agisce come una leva, al ribasso o al rialzo. Un po’ come quando in borsa chi punta su una crescita delle azioni acquista strumenti long e chi punta su un cala compra strumenti short.
La differenza è che mentre quando acquistiamo un titolo short, finanziariamente parlando, siamo consapevoli della direzione della nostra puntata, quando invece parliamo con gli altri o con noi stessi non ci rendiamo conto della direzione inconscia che le parole utilizzate possono avere.
Acquisirne la consapevolezza può cambiare la nostra vita e quella di chi è accanto a noi, come un figlio da educare.
Tornando alla domanda iniziale, che ne pensate? Difficile e impegnativo sono sinonimi se prendiamo il dizionario dei sinonimi e contrari ma non è così per il nostro cervello.
Provate per credere. Dite a vostro figlio: “vedo che la maestra oggi ti ha assegnato dei compiti difficil”. Oppure scegliete l’aggettivo ‘impegnativi’. Noterete che la reazione sarà profondamente diversa, così come il risultato.
Per capirlo dobbiamo capire come funziona il cerchio delle convinzioni. Noi tutti abbiamo delle convinzioni e quando compiamo un’azione lo facciamo inconsciamente per andare a confermare quelle convinzioni. Il cerchio funziona così: convinzioni-potenziale-azione-risultato-convinzioni.
Partire da una convinzione limitante o potenziante attiva un differente potenziale dentro di noi sulla base del quale compiremo l’azione e otterremo un risultato che confermi la nostra convinzione di partenza.
Così se pensiamo che suonare il piano sia difficile, se questa è la nostra convinzione di partenza e quindi di arrivo, attiveremo un basso potenziale, compiremo un’azione con basso potenziale e otterremo un risultato adeguato a confermare il punto di partenza: che era difficile.
E poi pensiamo: avevo proprio ragione, era difficile. Se invece partiamo con la convinzione che qualcosa è impegnativo, e che quindi per essere svolta richiede il nostro massimo impegno, attiveremo un alto potenziale e la nostra azione sarà volta a confermare il punto di partenza: ce l’ho fatta ma ci voleva impegno!
Il problema è che nel linguaggio comune ‘difficile’ è molto più usato di ‘impegnativo’. Non oso immaginare (e quindi oso perché il nostro cervello non conosce le negazioni) quali risultati potrebbe raggiungere un singolo individuo, una famiglia o un sistema paese se solo invertisse nei dialoghi interiori e in ambito formativo ed educativo questi due aggettivi.
Provare per credere. In fondo, non è difficile. Anzi, meglio dire, non richiede un grande impegno!