C’è un posto dove le donne sono il 100%. Lavorano a turni, si alternano, si coprono a vicenda quando c’è un imprevisto. Hanno compiti di scrivania, usano il computer. Niente di creativo, ma è richiesta molta precisione quando si registrano i dati.
Questo posto è la biblioteca della scuola di mia figlia. Le insegnanti si sono inventate di tenerla aperta tutte le mattine chiedendo ai genitori un’ora di disponibilità alla settimana. Dalle 9 alle 10 o dalle 11 alle 12, turni dal lunedì al venerdì. C’è stata una riunione, e con un po’ di contrattazione abbiamo coperto tutti i turni. Maschi presenti? zero. Fra le volontarie ci sono tre nonne: uomini in pensione? Nessuno. C’è una farmacista, ha dato disponibilità solo il lunedì, perché è il suo giorno di chiusura. Papà farmacisti a disposizione? Neanche l’ombra.
C’è una mamma che al supermercato fa sempre il secondo turno e comincia tardi la mattina. E infatti alla biblioteca ha dato la sua disponibilità alla fascia 9-10. Perché non si è visto nessuno dei suoi colleghi maschi?
Nota bene: i papà casalinghi nemmeno li ho citati: in quel settore la prevalenza femminile è fuori discussione. Ma tutti gli altri padri e nonni, che scusa valida hanno per essersi sottratti?
Meno male che, secondo gli ultimi dati Istat, in Italia fanno più volontariato gli uomini delle donne.
Dedicato a chi mi chiedeva se c’è davvero ancora bisogno di celebrare l’8 marzo.