“La visione sul futuro a breve dell’Europa non è positiva. E’ un continente che invecchia e dal punto di vista di una multinazionale come la nostra questo è un fattore negativo determinante perché ha un impatto su politica, economia, innovazione”. Sandra Mori, italiana anzi toscana, ha sempre lavorato in aziende americane, oggi è general counsel Europe Coca Cola Company e guarda all’Europa con una visuale da Oltreoceano. Schietta, diretta e colorita, Mori non usa parafrasi: “Nell’Est Europa è diverso. Lì i vertici delle aziende e i leader politici sono giovani, perché è venuta a mancare una generazione a causa delle guerre. Da noi mancano i giovani. In Italia dovremmo tutti lavorare perché si esca dalla situazione di stallo, magari concentrandoci e investendo sui giovani, sulle sacche di rinnovamento e di eccellenza italiane. Un esempio pratico? L’ingegneria della robotica applicata agli arti umani che si sta sviluppando a Pisa. Dobbiamo avere il coraggio di prendere delle decisioni e investire nelle eccellenze anche a discapito di altro”.
Quanta eccellenza c’è in Italia da valorizzare?
Ce n’è più di quanta crediamo. Per il nostro gruppo. l’Italia ha il primato nei macchinari sofisticati per l’imbottigliamento ed è l’unico Paese che riesce a realizzare bottiglie in alluminio. Questo solo per fare un esempio. Dobbiamo imparare a investire dove ci sono margini di crescita.
Quali sono le peculiarità di aziende statunitensi rispetto alle italiane?
Credo ci siano due caratteristiche importanti da cui dovremmo imparare. Innanzitutto la disciplina: le società americane hanno una struttura tale che ti permette di lavorare al meglio, ma va rispettata. Se si vuole fare i creativi, lo si può fare fino ad un certo punto. La seconda caratteristica è la meritocrazia: le carriere si basano sul merito. Non importa quale sia la tua origine o il tuo status, importano le tue competenze, il tuo talento, l’entusiasmo e la passione per il lavoro.
Davvero si riesce a far carriera per merito?
L’attuale ceo di Coca Cola, Ahmet Muhtar Kent, è turco e ha studiato in Europa, il mio attuale capo è tedesco e ha fatto carriera in Germania. Se lavori in una multinazionale puoi cambiare la tua carriera in modo molto più semplice. Ad esempio dopo due anni che mi occupavo di M&A in Coca Cola, mi sono candidata per una posizione che si era liberata e l’ho ottenuta. Questo permette alle aziende anche di trattenere i talenti, che non trovano motivo per cercare di fare carriera altrove.
E’ ininfluente anche essere uomo o donna?
Io sono la dimostrazione che lo è. Nel 1998 Mauro Meanti, allora ceo di Microsoft Itlaia, mi assunse anche se ero all’ottavo mese di gravidanza. Quattro anni dopo ebbi l’offerta di Coca Cola e dissi all’allora responsabile del personale che avevo intenzione di avere un altro figlio: Mi risposero: “Sarebbe davvero bello, perché vogliamo avere persone felici che lavorino per noi” ed ebbi il posto. Sei mesi dopo annuncia la gravidanza e davvero furono felici per me.
Riesce a “restituire” quanto ricevuto?
Ho imparato che in un team di 40 persone, come quello che guido ora a prevalenza femminile, si affronta qualunque situazione se si ha chiarezza d’intenti. Attualmente tre del mio team sono in maternità e non abbiamo alcun problema, perché c’è una forte collaborazione.
Si tratta di eventi eccezionali…
Non direi, è una forma mentis. In Gran Bretagna c’è uno studio che seleziona professionisti legali che danno una disponibilità limitata, part time o altre forme di flessibilità. Noi ci serviamo di questo studio: a noi permette di avere risorse valide e i professionisti hanno le condizioni che hanno chiesto, un incastro perfetto. Le soluzioni ci sono, basta volerle.
Che cosa la fa arrabbiare dell’Italia?
In qualunque tipo di relazione, professionale e personale, c’è sempre un interesse personale e quando non c’è, ci si stupisce. Dobbiamo superare questo pregiudizio.
La frase che non vuole sentirsi dire?
“Come sei fortunata”. Io vengo dalla provincia e ho fatto sempre scelte coraggiose senza farmi condizionare da dove venivo. A volte le persone non vedono cosa c’è dietro alle conquiste e le bollano come “fortuna”.
Cosa si augura per le sue figlie?
Una vuole diventare ingegnere chimico, l’altra veterinario. Mi auguro che restino in Italia. Vorrei che fossero talenti valorizzati qui e che diventino professioniste che possano restituire al Paese quello che stanno ricevendo.
Un consiglio a un giovane (uomo) che vuole fare la sua carriera?
Prima della carriera in azienda, consiglio un’esperienza in uno studio legale, perché noi lavoriamo molto con gli studi e bisogna conoscerli per poter gestire i rapporti con loro. Poi consiglierei di conoscere bene il business di cui si occuperanno perché solo così potranno individuare i rischi. Non ci si può occupare oggi di un settore e domani di un altro senza studiare.