E l’uomo inventò il pannolino

IMG_20160214_122454~2A una donna chiederanno spesso di sembrare un uomo, come a un uomo chiederanno sempre di non sembrare una donna. Dopo la nascita di un figlio questa richiesta sarà ancora più perentoria e, se accondiscesa, avrà come effetto donne-giocoliere dello spazio tempo compreso fra scuola, lavoro e casa, e uomini assidui delle ore piccole in ufficio, del calcetto e della birra doppio malto.

Non so che consigli dare alle madri, ma sono convinto che noi padri dovremmo tenere sul comodino il ritratto di Victor Mills, l’uomo che inventò il pannolino usa e getta. Un eroe, a suo modo.

Victor, americano del Nebraska, nato nel 1897, l’anno in cui Marconi brevettò la radio e Bram Stoker pubblicò Dracula, è stato un uomo tutto d’un pezzo. Arruolato in marina ventenne, chimico pochi anni dopo, fiero delle sua operosità durante gli anni in Procter & Gamble, decise di conciliare mestiere e famiglia, spaccandosi la testa a lungo su due questioni, strettamente correlate. Godersi sua figlia Maile, senza impazzire fra ciripà e spille da balia, e liberarsi di sua moglie Grace per qualche ora a settimana, una volta che questa si fosse convinta che alla piccola avrebbe potuto badare anche lui. Da questa ricerca di indipendenza paterna è nato un prodotto icona dei consumi di massa e della cura dell’infanzia. Pochi anni dopo, dal desiderio di prendere per la gola la giovane Maile, pare sia stato anche il fautore della prima ricetta del burro d’arachidi. Ma questa è un’altra storia.

Victor incarna l’idea di padre che ci suscita ammirazione, uomo pratico e dedito, sospeso con leggerezza fra carriera e famiglia, in grado di esprimere, con brillantezza, un modo di essere altro rispetto a quello materno. Che in fondo è quello che mi chiedono in questo blog, “non scrivere cose che anche una madre scriverebbe”. Victor probabilmente ne sarebbe stato capace. Eppure se lui è stato un faro del progresso con la sua invenzione, noi lo saremo con la nostra abilità nel suo utilizzo.

Le cose stanno cambiando anche per i maschi, anche per i padri, e la normalità ormai è una virtù in tempi di esasperato show off genitoriale. Per questi motivi, i padri che se la sentono, seguaci dell’understatement, seguiranno con osservanza tre regole auree. La prima è non schermirsi, quando facciamo i padri. Non siamo sostituti di madri o tate, siamo padri che amano esserlo. Non cerchiamo giustificazioni. La seconda è che i bambini sono attenti alle intenzioni, più che alle buone riuscite. Meglio sbagliare, piuttosto che rinunciare. La terza è di ricordarsi di essere tremendamente sexy anche quando si spinge un passeggino.

Bisogna essere sfrontati e affamati di tenerezza, sempre. Solo così, madri e padri, anche noi, saremo rivoluzione.