Genitori separati, il collocamento paritario previsto dal contratto di governo ha senso?

Family problem

Nel contratto per il Governo della Lega e 5Stelle si propone come regola l’affido condiviso con collocamento paritario per realizzare un equilibrio tra le due figure genitoriali, rivalutando il mantenimento in forma diretta. L’affido condiviso dei figli minori dal 2006 (L.54/2006) è la regola per l’affido dei figli a seguito della cessazione della convivenza tra i genitori. Dal 2006 infatti l’affido condiviso che prima era l’eccezione è divenuta la regola, nel mentre l’affido esclusivo è divenuto l’eccezione.

Non c’è alcun dubbio che per una crescita equilibrata e sana di un figlio sia opportuna la frequentazione effettiva con entrambi i genitori (qualora naturalmente non ci siano indicazioni diverse dovute a situazioni particolari). E i genitori, dal canto loro, dovrebbero cercare di condividere la quotidianità del figlio o della figlia, anche dopo la separazione. Eppure la soluzione proposta nel contratto di governo M5s-Lega, sebbene sembri andare nella direzione di un maggiore equilibrio fra mamma e papà nella vita dei figli, non convince gli esperti se diventa una norma: “Ritengo – commenta l’avvocata Roberta Rustia, specializzata in diritto di famiglia e presidente dell’Osservatorio del diritto di famiglia della sezione di Trieste – che un collocamento paritario non possa essere dato come regola ma potrà essere dato solo dopo un’attenta valutazione di ogni caso concreto. La nostra cultura è diversa da quelle nordiche, sulla base delle quali si formano le statistiche, e non molto tempo fa era l’uomo che lavorava e la donna che accudiva la famiglia e i figli. Con l’emancipazione della donna e le esigenze economiche delle famiglie, anche la donna ha iniziato a lavorare, ma molto spesso si limita ad accettare lavori part-time che la occupino solo al mattino per continuare ad accudire i figli”.

Quindi, la valutazione sarebbe da fare caso per caso. Nel caso in cui un genitore, ad esempio, si assenti spesso per motivi di lavoro fuori sede o che abbia un lavoro che lo impegni tutta la giornata, certamente l’affido alternato sarebbe inapplicabile e, se dovesse venire imposto, andrebbe a finire che la “quotidianità del figlio” non la vivrà il padre o la madre (a seconda di chi abbia gli impegni di lavoro fuori sede), ma la baby-sitter o le nonne.

Quali sono allora i parametri fondamentali che si devono considerare? “Oltre al lavoro dei genitori – prosegue l’avvocata Rustia – si dovrà tener conto, prima di dare il collocamento paritario, del grado di conflittualità tra le parti e infatti, se questa è elevata, impedisce il dialogo e la collaborazione necessaria rischiando di mettere i figli nel mezzo di diatribe e di far vivere loro vite diverse e distinte a seconda che stia con il padre o con la madre. Certamente ciò è nocivo per l’equilibrio del minore”.

Non solo. Si dovrà considerare anche l’età del minore e la sua capacità di adattarsi ai diversi ambienti e l’elaborazione delle diverse realtà. “Solo valutando in concreto tutti questi fattori a mio avviso il giudice potrà dare il collocamento paritario, in caso contrario dovrà dare il collocamento prevalente a quel genitore che più possa garantire al minore una maggiore continuità e abitudinarietà nella vita quotidiana” prosegue l’avvocata Rustia.

Di recente la Corte d’Appello di Trieste ha riformato una sentenza del Tribunale di Pordenone che aveva dato il collocamento paritario alternato sulla base proprio della conflittualità tra le parti, del lavoro di un genitore e della tenera età del bambino.

Altra questione, poi, è quella del mantenimento. Il collocamento paritario non esclude a priori un contributo al mantenimento, basti pensare al caso in cui un genitore ha un reddito alto e l’altro basso. In tal caso certamente il genitore più abbiente dovrà versare a quello meno abbiente una somma quale contributo al mantenimento del figlio per evitare che questi viva una settimana da ricco e una da povero. Solo in caso di parità economica e di collocamento paritario si potrà avere la contribuzione diretta, che significa che ogni genitore deve mantenere il figlio nel tempo in cui questo trascorre con lui nel mentre le spese straordinarie saranno divise al 50%.

In conclusione, difficile stabilire una norma definita che tenga conto di tutti questi fattori. Sarà, comunque, necessaria una valutazione per ogni singolo caso. A vantaggio dei figli naturalmente, non dei genitori.

  • Bianca |

    Ma perché nessuno dà una risposta a questi padri che chiedono di fare valere i propri diritti di genitori? Perché per la legge i papà sono genitori di serie B? Siamo ancora all’età della pietra in Italia? Sapete che i padri separati sono i nuovi poveri? Mi viene il vomito! Viva tutti i papà

  • Barbara Caputo |

    Buongiorno, si possono avere i riferimenti normativi che riguardano il mantenimento anche in caso di collocazione condivisa?

  • Barbara Caputo |

    Buongiorno, sto per divorziare e fortunatamente a quanto pare prima che irrompa questa nuova legge. Trovo quello che lei dice molto interessante. Mi farebbe piacere avere i riferimenti normativi rispetto al pagamento del mantenimento anche in caso di collocamento alternato, poiché tra me e mio marito esiste un grado di conflittualità che richiedere regole precise a garanzia della gestione genitoriale.

  • VINCENZO |

    FINALMENTE UNA LEGGE CHE DA DIGNITA’ AI BAMBINI !!!

  • Giusto |

    Salve vorrei sapere se prima della sentenza del giudice per l’affidamento del figlio e la mamma ha dettare legge nei confronti del genitore papà. Grazie

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