Dalla politica all’insegnamento, quanto è importante come parliamo?


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Politici, avvocati, giornalisti, venditori, manager, insegnanti, psicologi, medici, negozianti, impiegati agli sportelli. Chiunque oggi sia professionalmente a contatto con il pubblico  ha la necessità sociale di migliorare la propria “presentazione di sé”, in una connessione sempre più stretta tra la forma e il contenuto.

Per essere “accettati”, infatti, per proporsi, per proporre il proprio “prodotto” e, soprattutto, per differenziarsi e diventare magari d’esempio sbaragliando la concorrenza, non basta più, semplicemente, conoscere, non basta essere, non basta “il contenuto”: Occorre anche “sapersi presentare” con efficacia. Occorre anche “la forma”.

Pensiamo a un politico che desidera persuadere i possibili elettori circa la validità delle proprie idee: Certamente la chiarezza espositiva -insieme a tutta una serie di altre abilità- gli sarà indispensabile. La celebre frase ““Mr. Gorbachev, tiri giù questo muro!” pronunciata da Reagan nel 1987, avrebbe avuto lo stesso effetto se il Presidente Usa l’avesse farfugliata in modo poco chiaro?

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E cosa ne sarebbe stato del famoso “I have a dream” di Martin Luther King?

Oppure pensiamo a situazioni apparentemente più quotidiane: potendo scegliere, quale insegnante preferire per nostro figlio alle elementari tra chi ha una articolazione e dizione corrette e chi fatica nel farsi capire da bambini che devono imparare, e che impareranno anche per imitazione?

Ancora, immaginiamo: treno in partenza, irresistibile desiderio di cornetto e caffè e un barista dall’articolazione perfetta che ci illustra rapidamente le differenze tra tutte le brioches esposte sul banco… e un altro che, in modo incomprensibile, si incastra sul gruppo consonantico della sc facendoci perdere il treno….da chi vorremmo farci servire?

Per non parlare di situazioni di emergenza, la hostess sull’aereo che deve dare indicazioni; il chirurgo in sala operatoria che deve farsi comprendere dalla sua equipe.. chiaramente e velocemente!

E se è vero che il 70% della nostra comunicazione passa attraverso il “non verbale”, è altrettanto vero che quel 30% che rimane di “verbale” dovrebbe essere assolutamente efficace.

Tecniche di sopravvivenza comunicativa

In un lavoro di COMUNICAZIONE  è fondamentale saper entrare nei dettagli della RESPIRAZIONE dell’ARTICOLAZIONE e della DIZIONE. Esattamente lavorando in quest’ordine: ovviamente se prima non si imparano corretta respirazione e articolazione, potremmo anche avere la miglior dizione del mondo ma nessuno se ne accorgerebbe!

La presentazione di noi stessi, così, passa prima attraverso il giusto modo di respirare con l’utilizzo di tecniche che evitino problemi quali per esempio la mancanza di concentrazione, vertigini, iperventilazione, ansia (ed è sorprendente scoprire, durante un percorso di questo tipo, quanti problemi possano essere risolti semplicemente attraverso il corretto respiro)

Poi la nostra presentazione può essere supportata da una buona articolazione e, a seguire, da una buona pronuncia e una dizione pulita da inflessioni dialettali, regionalismi e confusione di accenti.

Il continuo diffondersi di scuole e corsi ad hoc in effetti conferma il trend, anche se il pericolo è che proprio coloro che  si pongono nel ruolo dell’ insegnante poi non abbiano l’esperienza “pratica” per poter essere davvero d’aiuto, facendo danni. Perché la respirazione, l’articolazione e la correzione di una cattiva pronuncia passano attraverso una grande conoscenza dello strumento “corpo”, cioè degli organi coinvolti nella fonazione: la laringe, il diaframma, la gola, i polmoni.. E questa conoscenza si ottiene con quotidiano esercizio, con una sperimentazione continua dei limiti e un pronto intervento da parte di un trainer competente!

Facciamo un esperimento: in piedi, braccia lungo i fianchi, posizione dei piedi alla stessa larghezza delle spalle, chiudete gli occhi, concentratevi sui piedi, sul contatto con il terreno, concentratevi sulle dita. Sono contratte? Sono rilassate?  Lo sapete che una buona emissione vocale dipende anche dal modo in cui contraete o meno i piedi o inclinate le ginocchia? E’ tutto correlato. E ora concentratevi sul respiro, nient’altro che sentire l’inspirazione e l’espirazione. Concentratevi sull’addome: c è un muscolo a forma di cupola-il diaframma- che separa la cavità toracica dalla cavità addominale.

Nella respirazione, infatti, i polmoni hanno, contrariamente a quanto si possa pensare, un ruolo passivo: è il diaframma che attraverso l’inspirazione e l’espirazione assicura una respirazione corretta. Contraendosi il diaframma si abbassa e permette in questo modo al polmone di gonfiarsi di aria. Una corretta respirazione fisiologica dovrebbe dipendere per un 80% dal diaframma e un 20% dagli altri muscoli accessori, malgrado ciò in molti individui questa proporzione viene completamente sfalsata, invertita o ostacolata come nel caso del blocco diaframmatico, sul quale è fondamentale intervenire subito.

Ecco, provate a percepire il diaframma che, quindi, si muove, si allarga e si svuota. Ci avete mai fatto caso?

E potremmo via via esplorare la gola, la laringe, la cavità orale. Quindi: per prima cosa esplorare e “ascoltare il corpo e  comprendere se ci sono intoppi, e poi fare esercizi mirati per sciogliere l’articolazione, massaggiare, sentire le labbra, imparare a eliminare la tensione sul volto..

Tutt’altra storia poi per la dizione. Ma di questo parleremo in altra occasione.