Who is Who dei Cda italiani. La mappa del potere (di genere)

La panoramica elaborata da Il Sole 24 Ore sulla presenza delle donne nei consigli di amministrazione delle società quotate, a quattro anni dall’efficacia della legge Golfo-Mosca sulle quote di genere, mostra come l’obiettivo sia stato centrato. O meglio, le disposizioni normative sono state applicate alla virgola. Il che ha permesso di rendere certamente più bilanciato rispetto al passato il rapporto tra uomini e donne nei board aziendali.

Attualmente il 29,75% dei membri dei cda è donna, secondo i dati elaborati dall’AMF (Analisi Mercati Finanziari) supporto della prima tesi ci sarebbero le percentuali riguardanti i capi azienda delle compagnie quotate: il 93,94% sono uomini. Ciò significa che le donne continuano a essere una netta minoranza nelle stanze dei bottoni: rappresentano appena il 6%. Tra l’altro, alcune figure di peso, come si evince anche dalla tabella, hanno da poco lasciato l’incarico, come Laura Cioli, fino a inizio agosto amministratore delegato di Rcs Mediagroup, ruolo ora ricoperto dal nuovo azionista Urbano Cairo. del Sole 24 Ore. Un traguardo certamente significativo se si pensa che prima della legge Golfo-Mosca erano appena il 7,4% (2011). Tuttavia, sono in molti a chiedersi se questo sia semplicemente lo specchio di un compito ben eseguito (in ogni cda deve esserci una presenza minima pari al 30%) o se sia l’inizio di un vero e proprio cambio di mentalità.

A supporto della prima tesi ci sarebbero le percentuali riguardanti i capi azienda delle compagnie quotate: il 93,94% sono uomini. Ciò significa che le donne continuano a essere una netta minoranza nelle stanze dei bottoni: rappresentano appena il 6%. Tra l’altro, alcune figure di peso, come si evince anche dalla tabella, hanno da poco lasciato l’incarico, come Laura Cioli, fino a inizio agosto amministratore delegato di Rcs Mediagroup, ruolo ora ricoperto dal nuovo azionista Urbano Cairo.

Altro aspetto che emerge dalle tabelle è che nella classifica dei 14 membri di board e di collegi sindacale che ricoprono più incarichi otto sono donne. I nomi dunque tendono a ripetersi spesso. Prassi, in realtà, che vale anche per gli uomini e, considerata la necessità di individuare figure di un certo profilo, spesso non potrebbe essere altrimenti.

Detto ciò, nel confronto con il resto d’Europa, anche se i dati più recenti risalgono al 2015, l’Italia sembra essere indubbiamente un passo avanti. Nel Vecchio Continente la presenza femminile nei consigli di amministrazione delle maggiori imprese quotate, peraltro il dato è salito proprio grazie alle misure specifiche prese in alcuni zone, è in media circa il 20,2%. La percentuale è di fatto raddoppiata rispetto al 2010. Infine, stando sempre all’ultima ricerca sembrerebbe far meglio di noi solo la Norvegia, primo paese tra l’altro ad aver introdotto il meccanismo delle quote rosa. Lì le donne sono ormai il 40%.
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