“Capita che durante gli eventi organizzati per l’associazione dica vi faccio una pasta, ma di solito raccolgo un coro di no quasi sempre unanime da parte degli associati”. Sonia Re, 40 anni, è dal 2013 direttore generale dell’Associazione Professionale Cuochi Italiani. “Ho l’unico ruolo in cui non si richiede di essere cuoco, e forse questo spiega un po’ di diffidenza”, scherza.
Dopo la Laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari presso la Facoltà di Agraria di Milano, nel 2002, Sonia è entrata in APCI per uno stage. Oggi, oltre ad essere direttore generale, è anche Team Manager del Team Italia – Squadra Nazionale Italiana APCI di cucina e direttore editoriale della Rivista “L’Arte in Cucina”. Fondata nel 1998, l’associazione è l’ente nazionale di categoria che riunisce migliaia di cuochi professionisti e ristoratori, tutti in attività, portavoci e interpreti della cultura culinaria del nostro territorio. Svolge prevalentemente attività di valorizzazione del patrimonio enogastronomico italiano e soprattutto dei cuochi, in qualità di custodi della ricchezza alimentare del nostro paese.
“Le iniziative di APCI hanno contribuito a scardinare la percezione di un mestiere che fino a qualche decina di anni fa non era appealing come oggi, anzi, dopo i galeotti ci sono i cuochi, si diceva. Adesso la situazione è molto diversa, gli chef sono diventati star, anche grazie alla nostra attività di promozione, eventi, formazione. E forse non tutti sanno che l’associazione è stata pioniera di uno dei primi showcooking televisivi, in una Domenica In di oltre 15 anni fa”. Il 95 per cento circa dei soci di APCI è uomo, un dato che rispecchia la realtà del mondo della ristorazione professionale (che include anche la ristorazione collettiva), prevalentemente, forse a sorpresa, maschile. “Si tende ad associare la preparazione del cibo alla figura femminile, ma se guardo, per esempio, alla mia esperienza, io cucino soprattutto per la sopravvivenza della famiglia. Quello del cuoco è un mestiere estremamente faticoso ed è fisicamente impegnativo. In più, gli orari di lavoro non si conciliano facilmente con la vita familiare. Per questo le donne che riescono a svolgere questa professione, e che riescono a emergere, hanno una grinta e una personalità fuori dal comune. Di solito sono attentissime ai dettagli, specialmente all’impiattamento, sono delle perfezioniste. E generalmente sono più ristoratrici che chef”.