Paolo Picchio

Sono il papà di Carolina, una ragazza intelligente, altruista, sportiva e capace, ma quella notte, tra il 4 e il 5 gennaio 2013, la fragilità di adolescente prende il sopravvento e “Caro” si toglie la vita. Lascia un lascia un messaggio potente: “Le parole fanno più male delle botte. Ciò che è accaduto a me non deve più succedere a nessuno”. Un messaggio che consentirà al Tribunale dei Minorenni di Torino di celebrare il primo processo sul cyberbullismo in Italia, con condanne esemplari: le condotte, anche “virtuali”, che hanno portato Carolina a togliersi la vita, non possono essere derubricate a semplici “ragazzate”. “Il bullismo… tutto qui? Siete così insensibili“, scrive “Caro”. Ho voluto raccoglie e fa sue cominciando un percorso al servizio dei ragazzi, perché davvero il dolore che ha provato “Caro” non debba più provarlo nessuno. Sono presidente della Fondazione Carolina Onlus, che aiuta i ragazzi che, sempre più in tenera età, si fanno del male tra loro usando la rete in maniera distorta e inconsapevole
12 Febbraio 2020

Cyberbullismo, sto accanto ai ragazzi perché il sacrificio di mia figlia serva di lezione

      Carolina, mia figlia, è stata la prima vittima riconosciuta di cyberbullismo. Ha 14 anni quando durante una festa beve troppo e perde conoscenza. Un gruppetto di ragazzi l’accerchia nel bagno, simulando atti sessuali su di lei, sempre più espliciti. Mentre la molestano, filmano la scena e le immagini finiscono su Internet. Nel momento in cui il video diventa virale, per Carolina inizia l’incubo: insulti e minacce, molti provenienti da persone che neanche conosce. Lei, l’amica di tutti, sempre sorridente ed entusiasta, si trova al centro di un’attenzione morbosa. Un peso insostenibile da sopportare, quelle ingiurie e...