Eco-fashion, la moda sostenibile

emmaUn look composto da cinque pezzi realizzati da tre filati tutti derivati da bottiglie riciclate. Emma Watson, vestita dal team di Calvin Klein, sul red carpet del Met Gala del maggio 2016 è l’emblema della direzione che sta prendendo la moda, a partire dalle griffe del lusso. Eco-sostenibilità sembra essere la nuova parola d’ordine e coinvolge tutto il ciclo produttivo dell’industria, non limitandosi più solo a una maggiore oculatezza nella scelta dei materiali. La moda, d’altra parte, guarda avanti, ci precede sempre di un soffio inglobando quel desiderio di cambiamento, quei segnali di nuove sensibilità. Così come con la diversità, la moda si sta sempre di più facendo carico di interpretare anche altri valori, che vanno nella direzione della responsabilità sociale.

stella-mccartneyEppure non era così ancora solo qualche anno fa, quando, ad esempio, la stilista inglese Stella McCartney era tra i pochissimi nel suo settore ad imporre indicazioni precise nel design dei suoi prodotti (abbigliamento e accessori) affinché non includessero cuoio, pellame, pellicce o loro derivati, ma solo fibre alternative, nel pieno rispetto degli animali. All’epoca lei era un’eccezione, ma nel frattempo le cose sono cambiate, tanto che in questi ultimi due o tre anni abbiamo cominciato a cogliere segnali sempre più forti ed importanti da vari comparti del lusso e della moda commerciale.

armaniGiorgio Armani, ad esempio, ha da poco detto addio alle pellicce animali, in accordo con la Fur Free Alliance. Come ha dichiarato lo stilista, “Il progresso tecnologico (…) ci permette di avere a disposizione valide alternative che rendono inutile il ricorso a pratiche crudeli nei confronti degli animali”. La scelta non è solo delle grande griffe del lusso, è arrivata anche alle marche accessibili a tutti, come nel caso del gruppo OVS, che a novembre 2016 annunciava la sua intenzione di eliminare le pellicce animali dalle proprie collezioni già a partire dal 2017.

Ma la sostenibilità non si limita al rispetto di scelte animaliste, si estende ad ambiti ben più vasti che coinvolgono un ciclo virtuoso perché tutti i passaggi, dal design, alla scelta dei materiali, alla produzione ed alla distribuzione dei prodotti, portino ad un minore impatto ambientale possibile (ad esempio limitando l’emissione di sostanze nocive, riducendo la quantità di acqua impiegata nella produzione tessile, ottimizzando la logistica per diminuire gli scarichi dei mezzi di trasporto, approvvigionandosi presso coltivazioni certificate che salvaguardano la salute delle foreste).

La stessa Greenpeace (che con la sua campagna Detox del 2011 sollecitava l’eliminazione dall’industria tessile di sostanze chimiche dannose per l’ambiente) ha premiato nel 2016 Zara, H&M e Benetton come marchi all’avanguardia, per aver tenuto fede all’impegno, ed aver completamente eliminato le sostanze tossiche nei loro processi produttivi.

Altri esempi interessanti di aziende sensibili sono Patagonia  e Levi’s. La prima, ha presentato nel 2016 le prime tute da sub realizzate senza l’impiego del neoprene (materiale derivato dal petrolio e non rinnovabile), bensì con la gomma naturale, ricavata da foreste secondo standard certificati da Rainforest Alliance, a tutela delle funzioni biologiche delle foreste e del loro mantenimento. Levi’s è, invece, da tempo impegnata nel contenimento dell’impiego di acqua nei finissaggi del denim. Quest’attività impiega normalmente ingenti quantitativi di acqua che ad oggi possono essere sensibilmente ridotti ed in parte riutilizzati.

Jesica Milton show at Eco Fashion Week 2011 http://www.darkoroom.com

Jesica Milton show at Eco Fashion Week 2011 http://www.darkoroom.com

A riprova del fatto che la moda è sempre di più “eco”, sono nate in questi anni numerose manifestazioni a livello internazionale che celebrano, informano, sostengono e indirizzano chi fa moda e chi ne fruisce, sui temi della sostenibilità ambientale. A partire dalla Eco Fashion Week (che ha debuttato nel 2009 a Vancouver), che educa e guida i settori del tessile e dell’abbigliamento ad un approccio più responsabile, sostiene ed incentiva giovani designer allo sviluppo di una moda sempre più sostenibile, e sensibilizza i consumatori verso modalità di acquisto e fruizione dell’abbigliamento in modo più etico e rispettoso dell’ambiente (tra cui il riciclo, il ricorso al vintage, la scelta di prodotti artigianali, di capi con fibre rigenerate, o di prodotti derivanti dal re-impiego di materiali).

E’ partita, invece, dall’Europa la Green Fashion Week, che si svolge da qualche anno (nel 2016 è stato il turno di Milano, dopo Dubai e Abu-Dhabi), con sfilate ed eventi incentrati sull’eco-sostenibilità, e che vedrà Los Angeles come sede per l’edizione della Green Fashion Week 2017.

Infine l’Ethical Fashion Show si è svolto a Berlino il mese scorso, dedicato all’abbigliamento informale e sportivo, dove potevano esporre e sfilare solo aziende attivamente impegnate in campo ecologico e sociale e che operano con trasparenza e sostenibilità.

Tendenze queste che dovranno scendere a cascata anche alla moda più accessibile fino alla fast fashion. Quest’ultima accusata non solo di nuocere all’ambiente (tanto che per ogni singola t-shirt prodotta era stato calcolato un costo per l’ambiente valutato in 2,95 euro), ma anche di essere nociva per le persone (uno studio indicava come causa nel 7-8% delle malattie dermatologiche in Europa proprio le sostanze chimiche contenute nei vestiti indossati). La responsabilità di un’industria eco-sostenibile non può essere lasciata tutta a monte, alle case produttrici, ma deve diventare un impegno anche a valle, di ogni singolo consumatore. Altrimenti a nulla serviranno le scelte responsabili dell’alta moda.

  • Antonella |

    mi fa piacere sentire/leggere che sempre più marche rinunciano a produrre l’abbigliamento in modo nocivo per ambiente e risparmia anche gli animali.Cerco sempre di scegliere i capi che non hanno niente a che fare con gli animali (se si può dire così) .

  • enrico |

    Bell’articolo, in realtà anche in italia ci sono tantissimi piccoli brand che realizzano dei capolavori in fieliere etiche e italiane. Cmq speriamo che presto anche da noi ci possano essere delle Green/Eco Fashion Week!

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