Violenza sulle donne, abiti in passerella in nome del lavoro e dell’autonomia finanziaria

Sostenere l’inserimento lavorativo e l’autonomia economica di donne in uscita dalla violenza: questo l’obiettivo della sfilata “Geometrie di libertà”, la nuova collezione di abiti in seta disegnata da Tiziana Maffei, architetta e direttrice della Reggia di Caserta, per EVAlab, il laboratorio di ethical fashion creato dalla cooperativa sociale EVA in un bene confiscato alla camorra a Casal di Principe.

«In questa collezione si ritrovano le forme geometriche che sono care alla mia formazione di architetta, il gusto per la realizzazione a mano che ho ereditato da mia madre Virginia, l’attenzione al riuso e al riciclo che guidano anche il mio lavoro alla Reggia di Caserta e soprattutto il piacere dell’incontro con la cooperativa EVA e con le sarte di EVAlab, che non solo cuciono con grande abilità abiti pensati per sentirsi libere nei movimenti, ma anche una nuova vita libere dalla violenza», ha detto Tiziana Maffei, qui nella veste di fashion designer.

L’autonomia finanziaria: chiave per uscire dalla violenza

La sfilata, organizzata dalla cooperativa EVA insieme alla Fondazione Una Nessuna Centomila, si è svolta nella splendida cornice di Palazzo Cocozza di Montanaro a Caserta, «tiene insieme tante cose che sono nel dna di EVA», ha detto Lella Palladino, sociologa che nel 1999 ha fondato la cooperativa, «a cominciare dall’idea che la violenza si contrasta con l’autonomia economica delle donne, oltre che con il lavoro dei centri antiviolenza e investendo sul cambiamento culturale. In un territorio come la Campania significa proporre un modello economico alternativo, che investe sulle donne e iscrive il benessere sociale in una cornice di economia circolare e di sostenibilità».

«Questa sfilata e la nascita stessa di EVAlab non sarebbero stati possibili senza i partner istituzionali e imprenditoriali che hanno affiancato con fiducia la cooperativa EVA», ha sottolineato la presidente di EVA Daniela Santarpia, «una cooperativa che non esita a definirsi femminista, che crede nelle relazioni tra donne e le mette in campo per superare stereotipi e pregiudizi e costruire un mondo migliore per tutti, donne e uomini».

Tra questi Gucci attraverso Gucci Up, il progetto per il riuso creativo con finalità sociali delle eccedenze di produzione, che ha donato a EVAlab i tessuti di seta con cui sono realizzati i capi di Geometrie di libertà, ma anche la Regione Campania – era presente l’Assessore alla Sicurezza, Legalità e Immigrazione Mario Morcone, il consorzio Agrorinasce per il riuso dei beni confiscati, l’Accademia di Belle Arti di Napoli con il corso di fashion design coordinato dalla professoressa Maddalena Marciano, il Teatro San Carlo con Giusi Giustino, a lungo responsabile sartoria e costumista del teatro.

L’importanza di fare rete sul territorio

Giulia Minoli, presidente della Fondazione Una Nessuna Centomila, la prima organizzazione filantropica italiana finalizzata al sostegno dei centri antiviolenza e alla prevenzione della violenza maschile contro le donne catalizzando l’impegno di arte e cultura, ha ricordato come «la cooperativa EVA ha saputo creare qui in Campania un modello di intervento a cui oggi si guarda da tutta Italia, attivando sinergie importanti nel territorio, perché la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne devono essere un impegno di tutti. E questa sfilata ne è la testimonianza concreta».

Del laboratorio artistico creato dalla Fondazione Una Nessuna Centomila fa parte anche l’attrice napoletana Cristina Donadio, che ha aperto la sfilata con la lettura della testimonianza di una delle donne accolte e sostenute da EVA: «Questa storia ci ricorda quanto la violenza maschile contro le donne sia ancora diffusa. Per il mio prossimo recital a Procida indosserò un capo di EVAlab, per testimoniare la bellezza della rinascita dopo la violenza».

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Se stai subendo stalking, violenza verbale o psicologica, violenza fisica puoi chiamare per avere aiuto o anche solo per chiedere un consiglio il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari). Se preferisci, puoi chattare con le operatrici direttamente da qui.

Puoi rivolgerti a uno dei numerosi centri antiviolenza sul territorio nazionale, dove potrai trovare ascolto, consigli pratici e una rete di supporto concreto. La lista dei centri aderenti alla rete D.i.Re è qui.

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