“Lei sembra relativamente semplice e, probabilmente sessualmente inesperta, per questo credo che la sua posizione preferita sia quella del missionario”. Altre volte si trattava della posizione “The Triple Lindy”, “doggy style” o “cowgirl”. No, non è l’ennesimo fuori onda di Donald Trump. Stavolta, è proprio il caso di dirlo, si tratta proprio di chiacchiere da spogliatoio. Si tratta di un vero e proprio report stilato dai giocatori della squadra di calcio dell’Università di Harvard sulle colleghe del team femminile, giudicate per il loro aspetto ma soprattutto per le posizioni sessuali collegate al ruolo in campo.
Lo “scouting report” risale al 2012, ma le atlete non hanno voluto soprassedere e hanno risposto con una lettera, che tra le altre cose dice:
“We feel hopeless because men who are supposed to be our brothers degrade us like this. We are appalled that female athletes who are told to feel empowered and proud of their abilities are so regularly reduced to a physical appearance. We are distraught that mothers having daughters almost a half century after getting equal rights have to worry about men’s entitlement to bodies that aren’t theirs. We are concerned for the future, because we know that the only way we can truly move past this culture is for the very men who perpetrate it to stop it in its tracks”.
Essere preoccupate per il futuro. Questo è il punto. Possiamo anche decidere che vogliamo essere superiori e relegare certi comportamenti a giochi infantili. Di fatto, però, permettiamo indirettamente che continuino. Per questo le atlete hanno voluto uscire allo scoperto, non essere anonime, ma firmare la lettera, scrivendo “Siamo noi quelle di cui si parla, quelle a cui hanno dato i voti e di cui hanno commentato il fisico”. Perché se si lascia correre un domani potrà toccare a nostra figlia o a nostra nipote essere oggetto di queste “valutazioni”. E purtroppo non è un atteggiamneto che si limita agli spogliatoi: ci sono uffici in cui è prassi regolare, in cui si fanno le classifiche come avveniva al liceo o si assegnano posizioni sessuali a colleghe. Poi però ci si scandalizza tanto per il fuorionda di Trump o dei racconti di Stefano Bettarini sulle sue scappatelle. Forse ci vorrebbe meno ipocrisia e la capacità di opporsi a certe cose quando si incontrano per la propria via, come hanno fatto le atlete di Harvard. Se lo facessimo tutte, forse riusciremmo a cambiare il futuro. Se poi gli uomini si ponessero lo stesso problema pensando alle proprie figlie, sorelle, mamme, allora forse avremmo qualche chance.