Sarà perché è informale, no gender, pratico, giovane, divertente, democratico, semplice, riciclabile, ispirativo. Sarà perché fa sentire liberi, disimpegnati, dinamici, attuali, grintosi. Sarà perché la tecnologia ce lo rende sempre più confortevole, versatile e performante . Sarà perché non fa distinzioni di età, genere, cultura, situazione. Sarà per tutto questo che il denim non ha risparmiato nemmeno la Premier britannica Theresa May, la quale non ha esitato ad indossare un paio di jeans all’ultimo Congresso dei Tory, e senza fare nemmeno troppo scalpore.
In fondo anche questo è uno specchio dei tempi: quello che nasceva alla fine dell’800 come indumento da lavoro per operai e minatori, e via via è diventato il manifesto della ribellione giovanile (grazie ai film con James Dean e Marlon Brando), dell’emancipazione femminile (negli hippy anni ’70 con i modelli scampanati e unisex), dell’ostentazione dei brand (ricordate la pubblicità anni ’80 di Brooke Shields nei jeans Calvin Klein?), ora è diventato una lavagna su cui ognuno può scrivere la sua storia personale, le proprie scelte individuali, a prescindere dal contesto.
E così il jeans fa capolino, oltre che in politica, anche in situazioni eleganti come ci suggeriscono le recenti sfilate di Roberto Cavalli, che lo propone con l’abito da sera, o Chanel che lo abbina al suo classico tweed per la sua donna borghese ma non conformista. Mentre al Festival di Venezia di quest’anno, l’attrice Elisa Sednoui si è presentata con un maxi abito in denim. L’allure sporty in un contesto formale. Il tessuto jeans insomma stimola e suggerisce impieghi diversi, in funzione della sfumatura di colore, del trattamento, del finissaggio.
Dagli indumenti all’arredamento il passo è stato breve: nell’interior design le proposte intorno all’impiego del denim si moltiplicano, tra sedie, divani, tende, biancheria da tavola e oggettistica. Sarà che il blu denim è un colore che psicologicamente rimanda a pace, calma, tranquillità, e nelle sfumature più chiare comunica bisogno di affetto e tenerezza. E in un’epoca in cui l’instabilità e l’insicurezza minano le nostre certezze, accantonare i colori cupi per avvolgersi di blu e di azzurro, di tessuti pratici e confortevoli, ci aiuta a recuperare un senso di tranquillità e ottimismo. Perché la moda studia ed anticipa i nostri bisogni ed i nostri sentimenti, e ci aiuta ad interpretarli.