Imparare dai più grandi, è questa la ricetta per il successo. E Marva Griffin Wilshire, direttrice della stampa internazionale del Salone del Mobile e creatrice del Salone Satellite, ha miscelato alla perfezione tutti gli ingredienti: «Sono nata a El Callao, in Venezuela, dove ho studiato interior decorating. Nel 1968, poco più che ventenne, sono venuta in Italia imparare l’italiano all’Università per stranieri di Perugia». Una volta acquisita la lingua e maturata la decisione di rimanere nel Belpaese per Marva è ora di trovare lavoro: «Ho risposto a un annuncio sul Corriere della Sera, dove il celebre mobilificio C&B Italia cercava una assistente e interprete per Piero Busnelli, che ne era l’amministratore delegato. E così imparai a tradurre anche dal brianzolo» ricorda divertita. È il 1971 e Marva muove i primi importanti passi nel mondo del design: «Ho accompagnato il Cesare Cassina e Piero Busnelli in tutto il mondo: USA, Australia, Africa, Brasile, Giappone. Una volta abbiamo fatto il giro del mondo in 23 giorni. Erano visite a stabilimenti, aperture di nuovi mercati, ricerche di nuove tecnologie, perché Piero Busnelli continuava a essere estremamente interessato a ogni aspetto di tecnologia avanzata che si potesse applicare e contemporaneamente osava rischiare. Una volta è venuto in visita allo stabilimento di Novedrate un importante produttore tedesco, vedendo i nostri impianti per la schiumatura del poliuretano, ha detto di aver visto in Giappone un impianto per la fabbricazione di cruscotti d’automobile in poliuretano rigido, che poteva essere applicato ai mobili. Due giorni dopo eravamo in Giappone» racconta.
Durante il periodo in C&B (Cassina & Busnelli, diventata nel 1973 l’attuale B&B Italia) la giovane venezuelana ha modo di approcciare ogni passaggio del processo produttivo, scopre nuovi materiali – uno su tutti la schiuma di poliuretano – a stretto contatto con designer come Vico Magistretti, Gaetano Pesce, Richard Sapper e Tobia Scarpa: «Arrivavano da tutto il mondo per conoscere da vicino la C&B, negli anni ’70 era un vero fenomeno aziendale. Oggi tutti sono all’avanguardia e sono in grado di fare tutto, ma all’epoca solo la C&B era così innovativa» spiega Marva. Nel frattempo ha cominciato ad occuparsi delle comunicazione dell’azienda. Mentre Griffin lavora in C&B arriva una proposta di lavoro davvero allettante: «Nel 1974 mi proposero di diventare la corrispondente dall’Italia del magazine francese “Maison et Jardin” e del suo corrispettivo americano, “House & Garden”, quest’ultimo la mia rivista preferita da bambina. Ho imparato come si fa un giornale, lavorando per un gruppo importante come Condé Nast. Posso sicuramente dire di riuscire bene nel mio lavoro attuale per il background di esperienze avute mentre mi occupavo delle due riviste» dichiara. Allora Busnelli le propose di occuparsi di pubbliche relazioni per la C&B. Grazie alle esperienze precedenti Marva inizia anche a organizzare mostre: «Ho iniziato occupandomi della mostra dedicata agli espositori stranieri “Como Immagine”. Poi dal 1981 al 1988 ho organizzato insieme a Beppe Modenese la mostra “Incontri Venezia – Il tessuto nell’arredamento” dedicata agli editori più importanti del settore del tessile per arredamento, prima a Palazzo Grassi, poi all’Hotel Excelsior e al Lido e infine ai Giardini della Biennale per l’ultima edizione. Poiché nello stesso periodo mi occupavo anche della rivista “Maison & Jardin” ricordo che organizzammo un ricevimento all’interno del Padiglione Francese, che al momento ospitava una mostra di Daniel Buren» ricorda Marva.
Dopo anni nel mondo delle fiere, giunge la chiamata dalla Fiera per eccellenza, il Salone del Mobile di Milano: «Mi chiamò Manlio Armellini, l’amministratore delegato di Cosmit, per lavorare alla comunicazione del Salone. Da lì ho iniziato e non ho mai smesso, è un lavoro che mi piace e che mi diverte moltissimo». Ma la più grande creazione per cui Marva Griffin è conosciuta in tutto il mondo è il SaloneSatellite: «I ragazzi non potevano permettersi di esporre all’interno del Salone. Chi poteva permetterselo esponeva al Fuorisalone – costituito a inizio anni ’90 – in città, nei posti più impensabili. Ricordo di essere andata perfino in un ex mattatoio, dove i giovani designer esponevano in uno spazio quasi buio», racconta Marva. «All’epoca visitavo il Fuorisalone come corrispondente per le riviste per cui scrivevo, da giornalista. Alcuni ragazzi mi riconoscevano e sapendomi legata al Salone del Mobile domandavano di essere aiutati per riuscire ad esporre le sue creatività all’interno. Parlai più volte ad Armellini di esigenza e finalmente, nel novembre del 1997, Manlio mi disse “Marva, c’è dello spazio libero al padiglione 9. Vedi cosa puoi fare per portare dentro i ragazzi”. Ho lavorato sodo per 4 mesi, fino all’aprile del 1998. Così è nato il SaloneSatellite» racconta Marva, che a proposito del nome sottolinea: «Non è stata opera mia ma dei grandissimi designer italiani che stavano a New York e si occupavano di tutta la grafica e dell’immagine del Salone del Mobile, Massimo e Lella Vignelli». Un’iniziativa nata però con delle incertezze: «Quando ho iniziato il Salone Satellite non ci credeva nessuno, neanch’io. Però credevo ai ragazzi, volevo aiutarli, li tratto come se fossero miei figli. Non avrei mai detto che saremmo arrivati alla 22° edizione! L’obiettivo è sempre stato quello di favorire l’incontro fra i designer e gli imprenditori, cosa che succedeva di solito la mattina prestissimo o gli ultimi giorni del Salone, come ho sempre spiegato ai miei ragazzi che erano impazienti di incontrare le aziende». Marva non solo è fondatrice del Salone dedicato ai giovani designer ma ne è anche la curatrice: «Ogni edizione è speciale perché c’è una tematica inedita. L’anno scorso per esempio era il design dell’Africa e dell’America Latina, quest’anno è dedicata a “Food as a Design Objects”. Scelgo personalmente il tema di ogni anno e sto già pensando all’argomento della prossima edizione. Dal 2010 inoltre abbiamo istituito il SaloneSatellite Award per premiare i tre progetti più meritevoli votati da una giuria internazionale».
Un successo, quello del SaloneSatellite, che è stato esportato anche in Russia e a Shanghai, in concomitanza con i Saloni Worldwide (oggi Salone del Mobile. Milano Moscow e Salone del Mobile. Milano Shangai). Nel corso degli anni la manifestazione ha lanciato alcuni dei designer più affermati come, ad esempio, Sebastian Wrong, Matali Crasset, Oki Sato/Nendo, Cristina Celestino, Patrick Jouin, Lorenzo Damiani, che sono stati celebrati in due mostre: «La prima, del 2007, si intitolava “Avverati. A Dream Come True”, mentre la seconda nel 2017 festeggiava i vent’anni del Salone alla Fabbrica del Vapore. Entrambe le mostre sono state curate da Beppe Finessi, critico di design e mio grande amico». In ventidue anni di attività sono oltre 12.000 i giovani designer provenienti da più di 48 Paesi transitati nei padiglioni del SaloneSatellite, che Marva Griffin ha iniziato a collezionare: «Quando ho fatto la prima mostra alcuni ragazzi stranieri decisero di regalarmi i loro pezzi oppure designer che, terminato il Salone, volevano lasciarmi i loro prodotti. Così, d’accordo con un allestitore, ho iniziato a raccoglierli e a conservarli all’interno dello spazio del nostro allestitore. In questo modo è nata la Collezione Permanente del SaloneSatellite che recentemente, nel novembre 2018, ha trovato casa a Lentate sul Seveso all’interno del nuovo Polo Formativo del Legno Arredo Fondazione ITS Rosario Messina, dedicato proprio al nostro ex presidente che aveva fortemente voluto questa scuola professionalizzante dedicata al mondo dell’arredamento». Uno spazio permanente di 500 mq dedicato al design dei talenti under 35, in cui i pezzi vengono fatti ruotare periodicamente e che si arricchirà, anno dopo anno, con i nuovi pezzi dei designer che esporranno nelle edizioni a venire. «All’interno della scuola c’è anche una biblioteca, alla quale ho donato molti miei libri con l’augurio che i ragazzi possano utilizzarli per studiare» spiega la fondatrice del SaloneSatellite.
Grazie all’esperienza maturata in anni di carriera, nel 2001 Marva Griffin viene chiamata da Terry Riley, chief curator del MoMA di New York, a far parte dell’Architecture and Design Acquisition Committee: «Ogni 3-4 mesi c’è un meeting, ci troviamo per discutere, vedere, approvare e votare i pezzi per arricchire la collezione del MoMA». Ma non solo. Nel 2016 Mrs. Griffin è stata nominata Ambasciatrice del Design Italiano nel mondo e nel 2017 ha ricevuto l’Ambrogino d’Oro da Beppe Sala, Sindaco della sua città d’adozione: «Nessuna università, nessuna scuola avrebbe potuto darmi quello che ho imparato alla C&B con Cesare Cassina e Piero Busnelli» dichiara Marva Griffin.
Una carriera ricca di soddisfazioni, anche se la strada non è sempre stata in discesa: «Ci sono sempre dei problemi da superare, non li ritengo difficoltà, sono cose che succedono. Durante la cerimonia degli Oscar 2019 Lady Gaga ha detto: “Se avete un sogno combattete per realizzarlo. Non importa quante volte siete stati respinti, siete caduti o siete stati sconfitti. Importa quante volte vi siete rialzati e siete stati coraggiosi ad andare avanti” e condivido completamente il suo pensiero».