Riforme istituzionali, meritocrazia, ricambio della classe dirigente. Maria Pierdicchi, consigliere delle quattro banche salvate dalla bancarotta (Banca Marche, Banca Etruria, CariFe e CariChieti) e ex numero uno di Standard & Poor’s Italia, ha le idee chiare sulla via che dovrebbe prendere il Paese per arrivare a competere a livello globale. Oltre all’impegno in ambito finanziario, Pierdicchi ha anche un’osservatorio privilegiato su industria e no profit: siede nei board di Luxottica e S&P Ratings Services ed è membro dei consigli di Fondazione San Carlo e American Chamber of Commerce.
In base a quanto stai vivendo professionalmente tra finanza e industria, rialzeresti le stime sul Pil italiano?
Stiamo mettendo in atto molti cambiamenti in Italia nella direzione giusta, ma non bisogna abbassare la guardia. E’ necessario continuare nella direzione di riforme istituzionali per essere attrattivi per gli investitori istituzionali internazionali. Le riforme dovrebbero, inoltre, essere supportate da un andamento più meritocratico delle scelte delle persone che devono guidare il cambiamento. Stiamo solo inziando ad assistere ad un ricambio della classe dirigente.
Come sei stata scelta per sedere nel cda delle quattro nuove banche?
Roberto Nicastro aveva poche ore per decidere la squadra e, dopo aver sottoposto la mia candidatura a Banca d’Italia ed aver avuto il nulla osta, mi ha chiesto la disponibilità. Ho accettato subito perché credo che si tratti di un’esperienza professionalmente sfidante fatta con una squadra di qualità e integrità morale. Si tratta di un servizio importante per il Paese e poi amo affrotnare sfide difficili.
Come giudichi la governance delle società quotate italiane?
Il sistema di governance in Italia sta evolvendo ed è in continuo miglioramento grazie al codice di autodisciplina e al monitoraggio continuo delle istituzioni. Un fattore di incentivo al miglioramento è venuto, poi, dai crescenti investimenti di soggetti istituzionali internazionali. La riduzione del numero dei membri dei cda, poi, ha portato a strutture più efficienti dal punto di vista operativo.
Le aggregazioni fra banche rischiano ora di far tornare di moda board da 20 consiglieri…
Sarebbe opportuno, invece, assistere a trend positivi anche nell’ottica delle aggregazioni fra istituti di credito, che in passato non hanno dato segnali positivi in occasioni di fusioni. In questo senso è molto importante la riforma delle banche popolari: la governance non potrà che andare nella direzione indicata per un recupero di credibilità.
Sta cambiando anche l’identikit dei consiglieri?
C’è un’attenzione maggiore alle competenze e soprattutto al loro mix nella composizione dei board. In questo, certamente, un ruolo importante è stato giocato dalla legge Golfo-Mosca, che non ha portato solo ad una maggiore diversità di genere nei cda. L’elevata attenzione nel selezionare le consigliere ha spinto in generale a una selezione sempre più basata sul merito.Inoltre la legge ha portato a far emergere profili professionali e talenti che prima non avevano modo di emergere.
Hai avuto un mentor?
Nei primi anni della mia vita professionale il mio mentor è stato Claudio Dematté, che mi ha insegnato umiltà, ascolto e pensiero indipendente.
C’è un compromesso che non hai accettato e che ha pagato?
Non ho mai fatto la yes woman. Ho sempre espresso le mie opinioni nell’interesse delle aziende in cui lavoravo. Questo a volte vuol dire non essere politically correct e a volte mi è costato non essere troppo attenta alle dinamiche politiche delel aziende.
Cosa fai nei momenti di maggior stress professionale?
Corro, faccio shopping e faccio leva sul mio eclettismo: metto a posto un armadio o guardo un libro di cucina.
Cosa ti fa arrabbiare?
La scorrettezza e la poca trasparenza nei rapporti personali e di lavoro.
Cosa hai capito a 40 anni che avrebbe voluto sapere a 20?
Quando fai una scelta pensa a cosa ti porta dopo.Non guardare al breve, pensa alle ricadute.
Mai sognato di scrivere un libro?
Ho scritto un libro su Valdagno, il paese dove sono nata. Ora vorrei scrivere un romanzo generazionale: abbiamo avuto il privilegio di riucevere molto dalla generazione del sopoguerra e abbiamo viussuto anni importanti fra il ’60 e ’70.
Hai sassolini nella scarpa da toglierti?
Non nutro rancori. E’ molto importante per me fare ciò che mi piace, e ho sempre fatto cose che mi sono piaciute, lavorando al fianco di persone che stimo. Non potrei mai lavorare con persone che non stimo e nelle scelte mi fido molto del mio intuito. Devo stabilire un contatto umano.
Che consiglio daresti a un giovane (uomo) che vuole fare la tua carriera?
Stai focalizzato su cosa davvero ti appassiona, studia e crea relazioni con i pù bravi in quell’ambito, cerca di pensare fuori dagli schemi, fai almeno un’esperienza all’estero e lavora sempre con capi fuoriclasse, anche se molto esigenti