
La colletta alimentare di sabato 15 novembre ha permesso di raccogliere il 10% in più di alimenti rispetto al 2024, donati dai cittadini del centro storico di Venezia nei supermercati. «Sono 6500 chilogrammi di prodotti destinati al Banco Alimentare, messi insieme da tanti volontari” racconta ad Alley Oop Anna Brondino, presidente della “Corte del Forner”, l’associazione impegnata nella gestione dell’Emporio della solidarietà di Venezia.
L’Emporio è nato nel 2019, dopo che i volontari dell’associazione “Corte del Forner” si sono chiesti come poter aiutare le persone che vivevano in una situazione di povertà economica.
«All’inizio eravamo in nove volontari – spiega Brondino -, responsabili di una colletta alimentare che era organizzata una volta all’anno ma ci siamo resi conto che non bastava. Alcuni di noi avevano visto le esperienze di alcuni banchi di solidarietà, dove la borsa di alimenti viene portata a casa delle persone in difficoltà. Abbiamo pensato a un emporio perché è un piccolo supermercato, dove la gente può comprare quello che vuole. Si è aperto un bando per le domande degli empori solidali e lo abbiamo vinto».
Come funziona l’Emporio della Solidarietà?
L’associazione Corte del Forner ha iniziato a gestire l’Emporio negli spazi dell’ex ospedale pediatrico Umberto I a Sant’ AIvise di Cannaregio. I servizi sono rivolti in maniera prioritaria ai residenti del centro storico e delle isole che versano in condizione di reale difficoltà e disagio familiare, lavorativo, economico e/o sociale e consistono nel dare la possibilità di reperire viveri e prodotti per l’igiene senza esborso di denaro.
Le famiglie, su segnalazione dei Servizi Sociali del Comune, della Caritas Diocesana e dei soci dell’associazione, a seguito di un colloquio conoscitivo, possono accedere al servizio per un periodo che permetta loro di ristabilirsi socialmente ed ottenere maggiore integrazione.
Il nucleo famigliare ha la possibilità di fare una spesa gratuitamente su appuntamento, dopo una valutazione dell’Isee (l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente).
Viene rilasciata una tessera punti, stabiliti in base alla situazione della famiglia. A seconda di quanto è disponibile sugli scaffali, è possibile prendere i prodotti di cui si ha necessità.
Oltre alla distribuzione di cibo, prodotti per l’igiene e materiale di cartoleria, i servizi più richiesti sono l’ “Emporio delle medicine” per i farmaci da banco, quello del lavoro, lo psicologo per una prima assistenza gratuita; poi ci sono quello digitale, per il microcredito ed è stato appena avviato quello del commercialista.
Nell’Emporio lavorano 80 volontari. «Sono tutte persone motivate – prosegue Brondino -, in numero equilibrato tra donne e uomini, per lo più over 40: sono lì per aiutare chi è in difficoltà».
Un aiuto e l’ascolto
Sono circa 250 le persone supportate dall’Emporio di Venezia, di cui 103 donne e 101 uomini, mentre i restanti individui sono accolti in situazioni occasionali di emergenza, quando per esempio sono inviati dai Servizi sociali perché sono in attesa di un contratto di lavoro e hanno bisogno di “un ponte”.
«Offriamo un aiuto per superare la situazione di crisi – spiega Brondino – e consentire agli utenti di porsi in modo attivo di fronte alle difficoltà e agli eventi negativi, riacquisendo maggiore autonomia e incoraggiandoli a percepirsi non soltanto come donne e uomini carichi di bisogni, ma come portatori di risorse per sé e per gli altri. Il progetto dell’Emporio di per sé esclude l’assistenzialismo e prevede invece di dare alle persone tutti gli strumenti perché le famiglie escano da situazioni di difficoltà».
Il numero di famiglie supportate in questi ultimi anni, complice anche il periodo Covid, ha superato quota mille. Sono indirizzate all’Emporio dai Servizi sociali, dalla Caritas, associazioni, parrocchie oppure attraverso il centro di ascolto. Le spese erogate e registrate dall’Emporio dalla sua apertura sono 7.885, ma non comprendono quelle nel periodo dell’epidemia stimate ad altre 1000/1500.
«La gente ha bisogno di essere ascoltata – dice Brondino -. Abbiamo una persona che accompagna nella spesa e ha la relazione con l’utente: chiede come va, perché le persone in povertà sono sole. Venire in emporio è un momento di relazione, soprattutto per le donne di alcune etnie, mandate da noi dalle assistenti sociali. Il fare la spesa non è solo il pacco di pasta o il detersivo, ma un momento sociale in cui si leggono i bisogni».
Le collaborazioni
L’Emporio fornisce agli utenti frutta, verdura, formaggio, burro, lo yoghurt, prodotti freschi. «È troppo complicato gestire anche la carne – aggiunge la presidente dell’associazione – e diamo loro dei buoni che compriamo dalla fondazione Only the Brave. Grazie alla partecipazione a un bando finanziato da Intesa San Paolo, organizziamo anche dei corsi di cucina contro lo spreco, da cui è nato il primo ricettario. A tavola si creano momenti di aggregazione, davanti a un piatto di pasta ci si sente uguali e meno soli».
La filosofia di tutte le iniziative è creare occasioni per l’apertura dell’emporio alla cittadinanza, perché «c’è un sottobosco di persone che hanno bisogno ma non si avvicinano – sottolinea Brondino – per paura, per vergogna, tanta gente non va ai Servizi sociali e fare sapere che ci siamo, aiuta ad avvicinarle».
Costruire qualcosa per gli altri
Anna Brondino è cresciuta in una famiglia dove le è stato detto che chi ha la fortuna di avere di più ha l’obbligo di aiutare chi ha meno. «Mi sono chiesta che cosa faccio per la comunità dove vivo – conclude -, per lasciare un piccolo segno e migliorare il mondo. Ho avuto un papà che pensava che le donne non potessero fare l’università e io non l’ho frequentata perché ho cominciato a lavorare subito dopo il liceo. Ho vissuto questa negazione come un’ingiustizia e poi quando ho intrapreso altri percorsi a favore delle donne, ho pensato fosse naturale continuare su questo tema».
Attraverso l’Emporio Anna ha incontrato tante persone e ascoltato anche donne in difficoltà che ha indirizzato al Centro antiviolenza di Venezia. Dal 2022 è vicepresidente regionale del Cif (Centro Italiano femminile), direttrice dei consultori familiari socioeducativi della diocesi di Venezia, dove dimostra un impegno per la protezione delle donne e l’educazione al rispetto.
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