Tabù femminili al lavoro: dal ciclo alla menopausa

In Italia, una donna perde mediamente 5,6 giorni lavorativi all’anno a causa del ciclo e dei dolori ad esso associati. Eppure, parlare di mestruazioni nei contesti lavorativi è spesso ancora un tabù.
Sebbene alcune aziende forniscano assorbenti gratuiti in ufficio e abbiano introdotto congedi specifici per il ciclo mestruale o per le lavoratrici affette da endometriosi, c’è ancora molto da fare per rompere il silenzio. A mancare, sono soprattutto educazione e rappresentazioni adeguate. 

Scarsa educazione e rappresentazione parziale

Prima del menarca, molte ragazze non ricevono informazioni chiare e scientifiche sul ciclo mestruale, né in famiglia né a scuola. Quasi la metà di loro si informa principalmente su Internet, esponendosi a contenuti non sempre affidabili. Circa il 44%, ad esempio, crede ancora a falsi miti come l’idea che l’acqua fredda possa bloccare il ciclo.
Questa disinformazione ha conseguenze concrete anche in ambito lavorativo: sindrome premestruale ed endometriosi – patologie che colpiscono circa il 10% delle donne in età riproduttiva – rimangono poco conosciute, aumentando disagio e difficoltà nella gestione del proprio benessere.

Anche l’immaginario culturale ha contribuito a questo tabù: nelle pubblicità, il sangue mestruale è stato a lungo rappresentato con un liquido blu. Un’immagine asettica che ha rafforzato l’idea che il ciclo fosse qualcosa da nascondere. Solamente nel 2017 c’è stata la prima campagna – #BloodNormal dell’azienda Bodyform – che ha mostrato il sangue rosso, normalizzando un’esperienza biologica naturale. Da allora, molti altri brand hanno seguito l’esempio, segnando una svolta nel linguaggio visivo e culturale legato al ciclo mestruale. Una svolta oggi più che mai rafforzata dai contenuti social, che contribuiscono a dare voce alla salute femminile in maniera trasparente e diretta. Sebbene ciò non sempre si traduca in un poter parlare di mestruazioni in maniera aperta, specialmente al lavoro. 

Il ruolo maschile

Secondo l’indagine di Onlus italiana WeWorld, un uomo su cinque ritiene che parlare di ciclo mestruale sia poco professionale, mentre due su cinque non si sentono a proprio agio nemmeno a pronunciare la parola “mestruazioni”. Non sorprende, quindi, se solo una donna su cinque si sente a suo agio ad aprirsi sull’argomento con i colleghi uomini.

Il tabù sulla salute femminile al lavoro non si limita al ciclo mestruale: colpisce anche le donne in menopausa.Questa condizione, seppure fisiologica, è infatti spesso ancora del tutto taciuta. Eppure, a differenza del ciclo che interessa in media cinque giorni al mese, la menopausa è un’esperienza continuativa. Vampate, insonnia, irritabilità, affaticamento e altri sintomi possono durare anni, incidendo sul benessere e sulle performance lavorative. Molte donne esitano a parlarne per paura di essere percepite come meno competenti o affidabili. Una paura che trova conferma nelle evidenze. Secondo quanto riportato da una ricerca ripresa da Harvard Business Review, infatti, chi è in menopausa viene percepita come meno sicura di sé e meno stabile emotivamente. 

Rompere il tabù

Poter parlare di salute femminile al lavoro dovrebbe essere possibile sempre. Eppure, come evidenziato, spesso non lo è. Per promuovere un dialogo aperto e non giudicante sul ciclo mestruale e la menopausa non basta introdurre prodotti gratuiti nei bagni e negli spazi comuni, o adottare politiche interne flessibili, come congedi o permessi. Tutte soluzioni certamente necessarie, ma comunque non sufficienti. Serve prima di tutto educazione. Campagne informative interne, formazione sul tema e sensibilizzazione di tutti i colleghi – sia uomini che donne – sono fondamentali. Solo così è possibile promuovere consapevolezza sulla salute femminile e un clima di rispetto che consenta di raccontarla e rappresentarla senza imbarazzo e vergogna. 

***


La newsletter di Alley Oop
Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.
Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com