Di padre in figlia: l’esperienza di Claudia Mona alla guida di un’azienda dell’aerospazio

Lombardia, anni Settanta del Novecento. Mentre lo stabilimento Secondo Mona di Somma Lombardo (Varese) produce i sistemi carburante dei caccia Tornado, Claudia Mona e il fratello Riccardo si preparano al futuro. Studiano alla Scuola Germanica di Milano, scoprono l’Europa e imparano nuove lingue. A 18 anni, Claudia ne parla già cinque, dal russo allo spagnolo. L’azienda di famiglia, fondata nel 1903 dal bisnonno Secondo, abile meccanico, e diventata un attore di primo piano nell’industria aerospaziale globale, è un gigante che osservano da lontano. «Fino a 28 anni non avevo mai messo piede nello stabilimento. Sognavo la carriera diplomatica» ricorda Claudia Mona, che oggi è ceo della società insieme al fratello.

La svolta arriva quasi per caso: dopo un master all’ISPI, uno stage alla Commissione europea e un’esperienza in un’azienda tedesca, Claudia Mona inizia a sentirsi attratta da quella realtà di famiglia che di lì a poco avrebbe celebrato i suoi primi cento anni. Nata come piccola officina per la vendita e la riparazione di cicli e motocicli, l’azienda fondata da Secondo si trasforma con l’arrivo delle prime attività aviatorie a Malpensa e con l’ispirazione data da grandi innovatori come Gianni Caproni, contribuendo alla nascente industria aeronautica.

Un’avventura imprenditoriale tra cielo e terra che va di pari passo con la storia d’Italia: dall’espansione durante la Seconda Guerra Mondiale alla diversificazione post bellica, passando per le collaborazioni con le aziende aeronautiche statunitensi degli anni sessanta e con le Frecce Tricolori negli anni ottanta per poi arrivare all’apertura di nuovi mercati, come quello indiano, e all’ingresso nella grande aviazione civile, con le forniture per i Boeing B787 e gli aerei Bombardier.

I primi cento anni di storia (e una nuova sfida professionale)

Il centenario diventa così una celebrazione che unisce e al contempo rilancia le ambizioni dell’impresa. Un appuntamento a cui Claudia decide di contribuire in prima persona, occupandosi della comunicazione: il primo sito internet, la pubblicazione di un libro, la creazione di un museo. È il suo debutto in una realtà che, dopo anni di contrazioni e pesanti ristrutturazioni, si prepara a ripartire e a trasformarsi «da fabbrica ad azienda».

Per quanto lavorare al centenario sia stato emozionante, i primi tempi sono stati tutt’altro che semplici: «L’azienda era molto maschile, operava in un contesto tecnico e militare. Io, non solo ero una donna, ma non avevo neanche competenze ingegneristiche. E anche il contesto culturale era molto distante da quello a cui ero abituata. Dal centro di Milano, guidavo fino alle campagne di Varese e anziché relazionarmi con persone laureate e internazionali, come ero stata abituata a fare nei miei studi e a Bruxelles, dialogavo con tecnici e operai della produzione» ammette l’imprenditrice. «Persone straordinarie, ma con verticalità diverse dalle mie».

Suo fratello Riccardo, che nel frattempo aveva studiato economia in Inghilterra e fatto diverse esperienze di lavoro già in aziende aeronautiche, sembrava essere molto più a suo agio in quel contesto. «Mi sentivo poco determinante, proprio io, che sono sempre stata abituata a essere brava e preparata. Alla Secondo Mona, sembrava che le mie competenze non interessassero a nessuno. Era molto frustrante. Così, ho deciso di rilanciare scoprendo una nuova professionalità».

Da outsider a manager strategica

Quando il controller dell’epoca è andato in pensione, infatti, Claudia si è candidata per prendere in mano l’area di finanza e controllo. Parallelamente, si è iscritta all’Executive MBA SDA Bocconi, studiando di notte per dare 24 esami in due anni. «È stato entusiasmante! Ho imparato a conoscere l’azienda e i suoi prodotti attraverso i numeri e me ne sono appassionata. E al contempo, ho compreso come coniugare quelle nuove competenze con le precedenti, più umanistiche e geopolitiche, per avere una visione ampia, che ci consentisse di andare oltre la sola produzione». Del resto, le humanities sono diventate anche oggi un bene potente e ricercato, per bilanciare la corsa degli algoritmi.

Forte del suo nuovo percorso, nel 2009, Claudia Mona contribuisce a fondare il Cluster Aerospaziale Lombardo, associazione che oggi coinvolge più di 200 imprese che generano circa 6,3 miliardi di fatturato annuo, con un export dal valore di oltre 1 miliardo. E tesse relazioni che favoriscono la crescita orizzontare dell’azienda: con i suoi sistemi di alimentazione e attrezzature per aerei ed elicotteri, Secondo Mona genera oggi 58 milioni di euro di fatturato (2024), per l’80% sui mercati internazionali, coinvolgendo 330 dipendenti. «Una solidità che – precisa– era già tale prima del programma ReArm Europe (il piano da 800 miliardi di euro per la difesa europea, ndr), e che passa non solo dall’area militare ma sempre più anche dal civile, con tante compagnie aeree che vogliono creare flotte più moderne e performanti, con combustibili più sostenibili».

Crescere, mantenendo salde le radici

L’aerospazio europeo vive, infatti, un doppio impulso: da un lato il riarmo per la difesa, dall’altro il rinnovo delle flotte civili a basso impatto, con un aumento di investimenti in innovazione per lo sviluppo di nuove tecnologie di propulsione. Trend che coinvolgono anche Secondo Mona che punta a espandersi, ma senza delocalizzare. «La sfida sul conto economico per conciliare crescita ed equilibrio è quotidiana, ma abbiamo sempre lasciato la nostra produzione a Varese ed è ciò che continueremo a fare» – assicura Claudia, che per sei anni è stata anche vicepresidente di Confindustria per la territoriale di Varese e per quattro anni rappresentante al consiglio generale di Confindustria a Roma.

È il 2019 quando, con l’uscita del precedente amministratore delegato (esterno all’azienda), Claudia e Riccardo Mona vengono nominati amministratori delegati accanto al padre Renato, tutt’ora presidente. «I ruoli sono paritari, riflesso di un’educazione senza primogeniture e di un equilibrio di cui i miei genitori si sono sempre fatti garanti, dal punto di vista meritocratico e anche remunerativo» chiarisce l’imprenditrice.

Con la nuova generazione alla guida, l’azienda rafforza ulteriormente le linee manageriali, che già erano presenti fin dai tempi di suo nonno; valorizza l’impegno sull’inclusione (le donne che operano nella Secondo Mona oggi sono il 18%, con ruoli di diverso tipo, sia impiegate che dirigenti, ndr) e sulla sostenibilità, posizionandosi tra le Top 75 for Innovation Sustainability Award di Elite e Azimut e conquistando la medaglia d’argento di Ecovadis, ranking che riflette la qualità del sistema di gestione della sostenibilità di un’azienda al momento della valutazione. Il tutto, con attenzione costante alla formazione e alle competenze: «Il nostro è un settore molto tecnico, servono persone preparate in modo eccezionale. Persone a cui poter affidare anche le scelte più difficili».

La persona, oltre il lavoro

In futuro, Claudia Mona vorrebbe imparare a delegare di più per tornare a coltivare quelle passioni a cui ha sottratto tempo ed energie: lo sport e i viaggi, in primis. «A 21 anni ero già maestra di sci, poi sono diventata istruttrice di pattinaggio sul ghiaccio, ho praticato equitazione, nuoto e vela. Ho studiato flauto traverso e viaggiato moltissimo, da sola, in coppia, con amici, in ogni angolo del mondo. Passioni che mi hanno dato la tempra che ho oggi, per affrontare anche i momenti più difficili».

Così, dopo 120 anni, la “startup”, ante litteram, fondata dal meccanico Secondo continua a crescere grazie alla cultura manageriale e alla governance studiata dalla terza generazione, a un patrimonio di competenze tecniche che resta radicato in provincia di Varese ma guarda al mondo, con lo stesso entusiasmo dei pionieri del 1903. «Vorrei lasciare un’azienda solida, organizzata, desiderosa di continuare a crescere. Un luogo in cui – conclude – le persone siano orgogliose di far volare qualcosa che nasce dalle loro mani» conclude l’imprenditrice.

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