Censura, restrizioni e discriminazioni: la crociata di Donald Trump contro la comunità Lgbtq+ continua. Ultima trovata della nuova amministrazione repubblicana è la censura di immagini che rimandano al tema dell’inclusione e della diversità. Il Dipartimento della Difesa, infatti, ha individuato e segnalato per procedere alla cancellazione, ben 26.000 immagini che, a suo dire, promuoverebbero questi temi. Il caso più eclatante è quello della storica fotografia dell’aereo che sganciò la bomba atomica sul Giappone, Enola Gay. In questo caso, l’unica colpa che Trump riconosce al velivolo non è quello di aver causato uno dei più gravi disastri umanitari della storia moderna, ma di includere nel suo nome, la parola “Gay”.
Sotto la scure del Pentagono finiscono anche le immagini della prima donna Marine, le foto degli eroi di guerra che si chiamavano “Gay” di cognome, come anche le immagini che commemorano mesi importanti come il Black History Month, il mese della storia dei neri, ricorrenza osservata negli Stati Uniti, Canada e Regno Unito, per celebrare l’importanza delle persone e degli eventi nella storia della diaspora africana.
Tutto ciò avviene nell’ambito dell’ordine esecutivo attraverso il quale il presidente repubblicano ha chiesto la cancellazione di tutti i programmi di Diversità, Equità e Inclusione attivi nel Paese.
Un americano su dieci è Lgbtq+
Donald Trump, però, non può ignorare un dato. Un americano su dieci, infatti, è Lgbtq+. A rivelarlo è l’ultima analisi condotta da Gallup che ha iniziato a monitorare questo dato nel 2012. Da allora la cifra è quasi raddoppiata nel 2020, rispetto al 3,5% dei primi anni 2000. Secondo l’analisi che ha coinvolto 14.000 adulti in sondaggi telefonici condotti lo scorso anno, l’aumento è stato trainato soprattutto dai giovani e dalle donne.
I dati forniti da Gallup ci offrono un’istantanea sorprendente della società americana di oggi, dove la differenza fra generazioni nell’orientamento sessuale è evidente. Agli intervistati è stato chiesto di dichiarare se si considerassero eterosessuali, lesbiche, gay, bisessuali o transgender, con la possibilità di scegliere più di un’identità o di indicarne un’altra a loro scelta. Tra tutti, l’1,3% si identifica come transgender, rispetto allo 0,6% del 2020. Quasi un quarto degli adulti appartenenti alla cosiddetta Generazione Z, ovvero coloro che hanno tra i 18 e i 27 anni, dichiara di essere LGBTQ e più della metà di questi si identifica come bisessuale. Proprio i membri della Generazione Z sono risultati i più propensi a identificarsi come transgender, secondo Gallup – il 4,1% ha dichiarato di esserlo, rispetto all’1,7% dei Millennials e a meno dell’1% per ciascuna delle generazioni precedenti.
Sul passaporto Usa si può essere solo o maschi o femmine
Non è valso a molto l’ appello della vescova episcopale Mariann Budd al presidente Donald Trump affinché mostrasse più misericordia nei confronti dei migranti, della comunità Lgbtq + e delle persone vulnerabili. Erano passati pochi giorni dall’insediamento del Tycoon alla Casa Bianca, infatti, e già fioccavano gli ordini esecutivi.
Tra gli altri, lo scorso 20 gennaio, il presidente Trump ha firmato, un ordine che richiedeva al governo federale di riconoscere le persone solo in base alla «classificazione biologica di maschio o femmina». In poche parole, i cittadini americani transgender che oggi devono richiedere o rinnovare il passaporto, hanno l’obbligo di dichiarare il sesso biologico e non quello a cui si sentono appartenere.
Le reazioni della comunità Lgbtq+
La firma di questo decreto ha gettato nel panico tutta la comunità Lgbtq+ e i difensori dei diritti civili che da allora si battono per contrastare questo provvedimento. «Tutti noi abbiamo bisogno di documenti di identità che riflettano chi siamo – dice l’American Civil Liberties Union- costringere le persone trans a dichiarare il genere ogni volta che mostrano un documento di identità, non farà altro che allontanare queste persone dalla vita pubblica e li esporrà a discriminazione e violenza».
L’amministrazione Trump sembra voler distruggere tutto ciò che è stato fatto fino ad ora. Da giugno 2021, infatti, il Dipartimento di Stato aveva permesso alle persone trans di dichiarare il loro genere sui passaporti statunitensi senza fornire una certificazione medica. Da aprile 2022, invece, venivano rilasciati passaporti con il segno “X” ad indicare il genere neutro. Ora Trump cancella tutte queste tutele con un colpo di spugna.
I soldati transgender fuori dall’esercito Usa
Marcia indietro anche sul fronte dei diritti transgender nel mondo militare. É notizia di pochi giorni fa, infatti, la decisione del Pentagono di espellere entro 30 giorni le persone transgender dall’esercito. «I membri del servizio che hanno una diagnosi attuale o una storia di, o mostrano sintomi coerenti con la disforia di genere saranno processati per la separazione dal servizio militare» si legge nel promemoria del Pentagono.
Unica possibilità per non essere espulsi è il riconoscimento caso per caso di una deroga speciale. Attualmente non è chiaro quanti soldati transgender prestino servizio nell’esercito. Secondo quanto riportato da CNN, nel 2018, un istituto di ricerca indipendente ha stimato che ci fossero 14.000 soldati transgender in servizio.
Una politica Lgbtq+ schizofrenica
Negli ultimi anni, le politiche americane sul servizio militare sono state altalenanti. Dopo l’apertura avviata con Barack Obama e la successiva chiusura da parte di Trump che nel 2017 aveva dato mandato all’allora capo delle forze armate, l’ex Generale Jim Mattis, di fermare l’ammissione delle persone transgender nell’esercito, Joe Biden aveva ripristinato i provvedimenti di Obama, cancellando il bando.
Adesso siamo punto e a capo e chi sa cosa accadrà quando il mandato del Tycoon si concluderà. Quello che è certo è la situazione di precarietà in cui la comunità Lgbtq+ si trova a vivere a causa di amministrazioni che mettono e tolgono diritti tra un mandato e l’altro.
L’effetto Trump
Mentre Trump porta avanti la sua politica di divieti e repressioni, cresce il numero di americani che appoggia questi provvedimenti. Secondo un recente sondaggio del Pew Reasarch Center, rispetto al 2022, gli americani sono diventati più favorevoli a leggi che limitano le protezioni per le persone transgender, mentre sempre meno americani esprimono sostegno a leggi e politiche pro Lgbtq+.
Secondo i dati del Pew Research Center, ad esempio, il 49% degli americani è favorevole a leggi e politiche che obbligano le persone transgender a usare i bagni pubblici che corrispondono al loro sesso di nascita, mentre il 26% si dichiara contrario. Il 47%, invece, si dichiara favorevole a politiche che rendono illegale per i distretti scolastici pubblici, insegnare il concetto di identità di genere nelle scuole elementari.
Questi cambiamenti si riflettono anche all’interno dei due partiti. Se, ad esempio, nel 2022 il 72% dei repubblicani era favorevole a rendere illegale fornire assistenza medica per la transizione di genere ai minori, oggi la percentuale si attesta al 79%. I democratici – notoriamente più vicini alle istanze della comunità Lgbtq+ – che sono contrari a un provvedimento di questo tipo, oggi sono il 35%, mentre nel 2022 erano il 26%.
Ed è solo l’inizio
Questi dati rispecchiano la percezione che la stessa comunità LGBTQ ha della propria condizione oggi. Sempre secondo il Pew Reasarch Center, ad esempio, il 78% degli adulti lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer negli Stati Uniti dichiara di aspettarsi che le politiche dell’amministrazione abbiano un impatto negativo sulle persone transgender.
Un’ostilità da parte delle istituzioni americane che è percepita in maniera marcata dalla comunità Lgbtq+. Il 71% delle persone transessuali in America, ad esempio, percepisce la Corte Suprema come ostile ai transgender, stessa cosa la dice il 59% degli adulti omosessuali o lesbiche, come anche il 51% degli adulti bisessuali. Un clima di repressione e di sospetto che la dice lunga sui quattro anni di amministrazione Trump che ci attendono.
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