AI e lavoro, opportunità o rischi per le donne?

Sul percorso verso la parità di genere, l’intelligenza artificiale rappresenta l’enorme masso che blocca (ulteriormente) il cammino. Oppure sarà la schiacciasassi che livella il terreno?

La situazione attuale, anche data la velocità di evoluzione dello strumento, non permette di stabilirlo ancora con precisione. Ma, con i riflettori puntati sulla questione, si fanno più definiti i potenziali scenari. I rischi peggiori e, all’opposto, le opportunità di amplificare l’impatto positivo sull’equilibrio tra i generi.

Al momento, lo sappiamo, il comparto è ancora abitato, implementato e costruito soprattutto da (e con modelli per) professionisti uomini. Presenta divari a diversi livelli le cui implicazioni non riguardano solo le questioni di equità. Riducono, tra le altre cose infatti, la disponibilità di visioni plurali (necessarie per uno sviluppo ampio). E, in questa epoca di “talent shortage”, acuiscono i rischi della persistente carenza di talenti preparati per supportare e innovare i sistemi.

«Vogliamo che l’AI sia una leva per l’empowerment femminile e non un ulteriore ostacolo sulla già lunga strafa che ci separa dalla parità di genere» ha commentato recentemente la CEO AXA Italia, Chiara Soldano, durante l’iniziativa “Donne e AI: ripensiamo il futuro del lavoro e della salute”. «Questo richiede di colmare il gap di competenze e di coinvolgere attivamente le donne nello sviluppo dell’AI per garantire un’equa varietà di prospettive».

Il binomio parità di genere IA

Come la parità di genere verrà influenzata dalla rivoluzione conseguente alla diffusione dell’IA è la domanda al centro del nuovo studio AXA Research Lab on Gender Equality dell’Università Bocconi, “Threat and Opportunity? The Impact of AI on women”. Firmata da Kenza Elass e Paola Profeta, l’analisi considera nel dettaglio alcuni canali e approfondisce minacce o, al contrario, opportunità di questa tecnologia per le donne nel mercato del lavoro.

Non si tratta solo di una questione di parità. Data la sempre maggiore richiesta di esperti che sappiamo gestire e mantenere l’IA, diventa pressante interessarsi delle prospettive di genere in questo settore e guardare a come evolverà la richiesta di professioni specializzate per il futuro. Dalle implicazioni sulla produttività, al tema del recruting, ci troviamo in un momento spartiacque, in cui la diseguaglianza basata sul genere implica già oggi la perdita di talenti in una delle industrie più cruciali del nostro tempo.

Un tema studiato dall’analisi del laboratorio della Bocconi è la produttività. Gli strumenti di intelligenza artificiale possono davvero ottimizzare le procedure e migliorare l’efficienza dei processi e non solo in ambito professionale. Facilitando e automatizzando alcuni compiti domestici, più frequentemente svolti dalle donne, potenzialmente infatti favorirebbero anche una maggiore condivisione delle necessità familiari. E permetterebbero quindi anche di distribuirne in modo più equo il carico. Ma, poiché in genere le donne risultano meno esposte, hanno minore accesso e mediamente ridotta comprensione di queste tecnologia, contemporaneamente si acuisce il rischio che l’IA diventi ulteriore elemento di divisione.

Simili luci e ombre si riscontrano allargando lo sguardo all’evoluzione del mercato del lavoro. La natura stessa delle occupazioni sta cambiando grazie/a causa dell’IA. E questo influenzerà i tassi di (dis)occupazione in tutto il mondo. Se da una parte stiamo assistendo alla nascita di nuove figure e professioni, dall’altra è evidente che la “segregazione” di genere già esistente ma particolarmente radicata in alcuni settori, ne verrà interessata. Inoltre, come segnalano le studiose, per quanto non sia ancora chiaro verso quale direzione andrà questo impatto, alcuni studi indicano che il 18% dei posti di lavoro potrebbero essere automatizzati dall’IA; in particolare le occupazioni nel retail e nei servizi – professioni attualmente a maggioranza femminile. All’opposto, aumentano gli impieghi legati direttamente alla tecnologia, dagli specialisti di intelligenza artificiale ai data scientists – settori e profili a (grande) prevalenza maschile.

Notano però le autrici che «I limiti dell’IA nelle competenze sociali e nell’intelligenza emotiva potrebbero creare una domanda di ruoli in cui l’interazione umana, l’empatia e la comunicazione sono fondamentali. Questi aspetti prevalgono nelle professioni a prevalenza femminile come l’assistenza sanitaria, l’istruzione e la consulenza».

Per la selezione dei profili

Altro ambito osservato dallo studio è il recruting. Durante le selezioni dei cv, gli strumenti “automatici” dell’intelligenza artificiale possono migliorare ed efficientare i processi. Ma il loro utilizzo solleva preoccupazioni rispetto all’equità delle scelte. Infatti se l’AI ha il potenziale di funzionare con meno pregiudizi rispetto ai professionisti umani e quindi ridurre i gap uomo-donna nella selezione dei candidati, allo stesso tempo la tecnologia «può rinforzare gli stereotipi di genere. Per esempio, le risposte ai prompt “descrivi un amministratore delegato tipo” non fanno mai riferimento a una donna.

Nei curriculum generati dall’IA, alle donne è assegnato in media quasi un anno di esperienza in meno rispetto agli uomini, in particolare rispetto agli uomini bianchi». Inoltre, lo strumento «spesso enfatizza la professionalità e la flessibilità per gli uomini, mentre evidenzia i compiti non promuovibili per le donne.»

Per contrastare rischi simili serve promuovere ricerche che includano le prospettive di genere e guardino, quindi, all’impatto specifico dell’IA attraverso questa lente. Serve implementare algoritmi e strumenti di intelligenza artificiale “gender neutral”, includere la diversità nei team di sviluppo e nei dataset utilizzati. E serve costruire programmi di formazione inclusivi perché forse come mai prima, oggi abbiamo l’opportunità e il bisogno della partecipazione di tutti – ragazzi e ragazze – all’innovazione.

Differenze e percentuali

Considerate le prospettive menzionate in tema IA e occupazione, è utile guardare alla situazione del mercato del lavoro contemporaneo. Secondo l’analisi dei dati Revelio Lab, un database estensivo sulla forza lavoro, pubblicata a fine ottobre dall’organizzazione indipendente interface*, al mondo le donne con un lavoro nel settore IA sono il 22%. E il 14% quelle che occupano posizioni di leadership. Per quanto il divario di genere sia presente nella forza lavoro generale e in tutti i Paesi considerati, risulta significativamente più pronunciato in questo settore; ed è presente anche nei centri globali leader di questa tecnologia. Stati Uniti in testa.

Dato uno sguardo all’Unione europea, si legge che il gap occupazionale generale uomini-donne è in media inferiore al 10%. Percentuale che però non scende sotto il 40% nel settore IA. Si va da situazioni come quelle registrate in Lettonia, Finlandia e Italia dove le differenze di genere tra i tassi di occupazione complessivi e quelli del solo settore dell’intelligenza artificiale sono meno pronunciate. Ai casi estremi come il Portogallo, dove invece il confronto tra i due valori è molto alto. La nazione della penisola iberica infatti, ha raggiunto la quasi parità tra occupati e occupate. Ma presenta una differenza di genere nelle professioni AI che raggiunge il 51%, con le donne a rappresentare la grande minoranza.

Davanti a numeri simili è facile comprendere e dare senso all’assottigliarsi delle percentuali delle professioniste che hanno ruoli di responsabilità e sono in posizioni dirigenziali. non troppo diversamente da altri settori, scala delle carriere, la presenza femminile si riduce da presto: a livello globale, se all’ingresso nel mondo del lavoro le occupate in IA rappresentano il 29%, il gap si amplia da subito fino a crollare sotto il 15% tra le senior executive. Nella UE la forbice persino leggermente più ampia. I dati indicano che si parte dal 30,7% di nuove assunte nel settore, e arriva al 13,6% delle professioniste ai livelli più alti.

* Lo studio “AI’s Missing Link: the Gender Gap in the Talent Pool” fa una panoramica demografica, geografica e di genere, guardando in particolare alla situazione nell’Unione europea, quantificando la sotto-rappresentazione femminile in queste professioni, a qualsiasi livello.

***
La newsletter di Alley Oop
Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.
Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com