Mostra, il viaggio nel femminile delle sculture di Roberta Morzetti

Foto di Angelo Savarese

Alla Basile Contemporary di Roma, fino al 30 luglio, la personale 6_24 della scultrice Roberta Morzetti. Quindici opere per raccontare il nostro tempo, vissuto tra virtuale e reale. Per parlare del corpo delle donne, perso e ritrovato. Per dare forma ai sogni spezzati dei bambini morti in guerra e persi nel mediterraneo. Lavori che evocano forme umane, simboli e immagini che restituiscono la riflessione dell’artista sul vissuto, in un’esposizione che diventa un percorso di consapevolezza verso la scoperta della bellezza interiore. Non a caso il titolo, quel 6_24, richiama esattamente questo viaggio in cui il numero 6 è l’essere più profondo, da trovare e con cui connettersi.

Narciso_24 e Ferona_24

Con Narciso-24 e Feronia-24, Roberta Morsetti racconta l’incontro e la “fuga” della donna da chi la trasforma in uno strumento per nutrire il proprio ego. Una figura femminile che finisce per prendere le distanze da sè stessa, per dimenticare chi è. Uno stato d’animo ben descritto da Alda Marini «non ho più notizie di me da molto tempo». Solo quando la donna muove l’acqua e spezza l’immagine riflessa del narciso per guardarlo davvero, capisce che è meglio andare. Anche qui è d’aiuto la penna di Simone de Beauvoir “nessuno è difronte alle donne, più arrogante, aggressivo e sdegnoso dell’uomo malsicuro della propria virilità”.

Da questa consapevolezza nasce Feronia-24, la dea romana della fertilità, celebrata dai malati e dagli schiavi che sono riusciti a liberarsi. Icaro-24 è la caduta del sogno, quello dei bambini morti in guerra o nel mediterraneo con i genitori, abbagliati dalla luce di un sole che si rivela irraggiungibile.

«Narciso_24 è la scultura che rappresenta la degenerazione estrema dell’uomo narcisista, così tanto innamorato di se stesso da essere incapace di amare – dice Roberta Morzetti – la donna, innamorata del manipolatore, non potrà uscirne illesa. Sarà vittima di quella violenza psicologica, difficilmente riconoscibile nell’immediato, ma che con il trascorrere del tempo, le farà perdere memoria di sé. Ma una volta uscita dal torpore annichilente, inizierà a capire che il vero debole è il “Super uomo” che , nel frattempo, aveva ridotto la sua autostima in coriandoli. Messa a fuoco la fragilità dell’ uomo posticcio, la Donna ha il dovere di ricostruire la propria identità, trasformando le ferite, il veleno in linfa vitale. Ed ecco che prende vita Feronia, Dea Etrusca della fecondità ma che a Roma diverrà anche la Dea degli Schiavi liberati. Feronia è un inno alla Libertà della Donna combattente, che ha vinto la guerra per la propria emancipazione ed autodeterminazione. La criniera di capelli ricorda la potenza e la fiera sicurezza di una leonessa».

Icaro_24

Icaro_24 è l’unica scultura nera, in questa mostra curata da Marco Giammetta con Rosa Basile. La scelta del colore è simbolica e rappresenta il sogno abortito. «Il mito del fanciullo dalle ali di cera sciolte al sole, ha sempre suscitato una doppia interpretazione. Qualcuno vede nel volo del bambino – spiega l’artista – solo la superbia di chi tenta di superare il proprio stato pur non avendo mezzi adeguati. Ma c’è anche chi legge nel volo estremo di Icaro la necessità di raggiungere l’Utopia della libertà, superando così i propri limiti.» spiega la scultrice

«Per me Icaro_24 rappresenta tutti i bimbi innocenti di questo terribile momento storico, che stanno lottando solamente per la sopravvivenza. Con il mio lavoro tento di raccontare il tempo che abitiamo, di scuotere attraverso le mie sculture le coscienze narcotizzate e spingere le donne a riappropriarsi del proprio destino. Credo fermamente – conclude Roberta Morzetti – che nella vita si possa morire e rinascere più volte, che il nostro corpo sia al tempo stesso sacro e sacrificale, tomba ed incubatrice, ma che si rinasca sempre e vergini come dei gigli bianchi».

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