Lgbtq+, la legge russa si abbatte sul fumetto di un piccione

Un piccione può essere più pericoloso di quanto si creda. A stabilirlo è stata la polizia russa. Nei giorni scorsi ha dato credito alla denuncia di Alexander Khinshtein e ha sanzionato la casa editrice “Эксмо” per propaganda Lgbtq+. La pietra dello scandalo è il fumetto ‘Il piccione Gennadiy’ dell’artista ucraina Koro. In uno dei suoi monologhi l’ingenuo pennuto avrebbe dichiarato:

“A volte gli istinti prendono il sopravvento su Gennadiy. I piccioni non sempre distinguono il sesso l’uno dell’altro. Quindi, Gennadiy preferisce pensare di essere pansessuale”

Secondo  il capo del comitato della Duma di Stato per la politica dell’informazione, Alexander Khinshtein, questo è un chiaro tentativo di ‘promuove apertamente le idee omosessuali, nonostante il fumetto sia etichettato come adatto a un pubblico di 12 anni e più. Desta ancor più preoccupazione il fatto che l’autrice dei fumetti si trovi in Ucraina e non nasconda  di destinare i proventi dei libri a sostegno delle forze armate ucraine. Sul suo profilo sui social media ha già vestito il “piccione Gennadiy” con l’uniforme militare ucraina. Ma sembra che ciò non preoccupi affatto “Эксмо”’.

La legge contro la “propaganda” Lgbtq+

Nel 2013  la legge russa ha fatto cadere la mannaia della censura sul mondo lgbtq. Proprio a fine dell’anno scorso il governo ha infatti emanato la legge federale sulla propaganda gay. Lo scopo del decreto è di proteggere i minori dalle informazioni che promuovono la negazione dei valori tradizionali della famiglia. Il nuovo disegno di legge ha inasprito la legge del 2013 vietando la diffusione di informazioni che “parlino di rapporti non tradizionali, pedofilia e cambiamento di sesso”. Se prima il divieto era limitato all’ambito dei minori, dal 5 dicembre del 2023 Vladimir Putin ha firmato perché la legge si applicasse a tutti e  tutto. Film, libri, pubblicità, televisione e social media per giovani e anche per adulti.

Il caso Gennadyi 

La dichiarazione del povero Gennadyi parrebbe rientrare a pieno nel disegno di legge del 2022, tra i cui ideatori c’è proprio lo stesso deputato della Duma Khinshtein. Gennadyi ha ingenuamente espresso di non essere “come gli  altri”. Ma la legge non ammette ignoranza e non è consentito pubblicare contenuti che trasmettano dubbi e distorsioni rispetto a una relazione sessuale tradizionale.

In una conferenza stampa la casa editrice “Эксмо” ha affermato che i fumetti del piccione Gennadiy erano in vendita in Russia solo prima “dell’operazione speciale” in Ucraina e che l’ultimo fumetto è stato stampato il 21 gennaio 2022.  “A tutti i clienti è stata notificata la proibizione di vendita. Il contratto con l’autore è stato interrotto, e all’autore non verranno effettuati pagamenti”, hanno aggiunto dalla casa editrice.

Le altre “vittime” della legge

Il piccione Gennadiy non è chiaramente la prima vittima della legge anti propaganda lgbtq. Lo hanno preceduto per esempio le serie tv ‘Sex and the city’ e ‘White Lotus’, che come racconta il giornale indipendente Medusa hanno subito sforbiciate e riadattamenti linguistici nelle loro puntate. Nel doppiaggio la terminologia riconducibile all’orientamento sessuale è stata modificata, rendendo spesso incomprensibili alcuni scambi di battute tra i personaggi.

Gay è diventato ‘ragazzo’ e lesbica ‘ragazza’. Oltre a ciò libri con contenuti o immagini vietate sono spariti dagli scaffali delle biblioteche e dalle librerie. Canzoni su amori tra persone dello stesso sesso bannati da Yandex, il motore di ricerca usato in Russia. I podcast cancellati.

La notte di cristallp dei libri Lgbtq+

Il Roskomnadzor (l’agenzia federale russa posta a controllo dei mass media) non ha emesso una lista che determinasse i criteri di identificazione della propaganda Lgbtq+.  Ma Putin non aveva ancora firmato la nuova legge, che molte librerie e biblioteche nel panico da sanzione hanno iniziato a liberarsi di libri potenzialmente ‘scomodi’. Una sorta di notte dei cristalli dei contenuti Lgbtq+. I titoli includevano gli scritti di Haruki Murakami, Stephen Fry, Hanya Yanagihara, Michael Cunningham, Eduard Limonov, Virginia Woolf, Truman Capote e Jean Genet.

Eventi che richiamano un triste passato di censura e samizdat. Quando per poter leggere Bulgakov, Solgenitsin o Pasternak era necessario essere clandestini e sottrarsi dal controllo censorio del Glavlit, il massimo istituto censorio (Direzione generale per gli affari letterari ed editoriali). Come commenta Linor Goralik ai ragazzi del suo programma ‘Novosti 26’, riferendosi alla censura (un podcast e pagina social di informazione per gli adolescenti russi, ormai bannato dai canali ufficiali): “È bene ricordare, che il governo russo ha molta paura che voi scopriate cosa di fatto accade nel Paese. Tanto più ne hanno paura, tanto più è importante che voi ne veniate a conoscenza”.

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