La lotta per la libertà di stampa del giornale russo Meduza

Crediamo che la libertà di parola e l’accesso alle informazioni non siano regali ma risultati duramente conquistati che devono essere protetti. Siamo pronti a lottare per questo”. La dichiarazione di resistenza della testata russa Meduza è forte e chiara. Meduza è stata inserita a fine gennaio dal governo russo nella lista delle organizzazioni indesiderate. La legge sulle organizzazioni indesiderate era passata nel 2015, da quel momento il governo russo si è arrogato il diritto di bollare le organizzazioni e definirle minaccia alle basi dell’ordine costituzionale e alla sicurezza.

Il registro degli agenti stranieri

La spada di Damocle che aveva già colpito il giornale Novaja Gazeta del premio Nobel Dmitry Muratov e della giornalista assassinata Anna Stepanovna Politkovskaya, con la stessa violenza si è abbattuta su Meduza. Da anni ormai si era trasferita in Lettonia per continuare il percorso del dissenso e un anno fa era stata inserita nel registro degli agenti stranieri. Con questo termine sono identificate in Russia tutte le organizzazioni o gli individui impegnati in attività politiche con il sostegno estero. Questa definizione comprende anche ong, testate giornalistiche, blog e normali utenti di social network che ricevono finanziamenti internazionali o riportano notizie straniere.

La strenua resistenza di Meduza

La nuova decisione però aggrava la situazione e impedisce a Meduza di lavorare sul territorio russo sotto la minaccia di procedimenti penali e soprattutto mette a rischio i cittadini russi che “partecipano alle attività di Meduza”. Meduza ha 9 milioni di lettori mensili, milioni dei quali risiedono in Russia.
A questo proposito la redazione ha mandato un messaggio di sostegno  ai propri lettori in cui ha messo a nudo le proprie paure ma anche le più che ferree intenzioni:

“Vorremmo dirvi che il nostro nuovo status di ‘indesiderato’ non ci preoccupa, che non significa niente. Ma non sarebbe vero. Siamo spiacenti. Temiamo per i nostri lettori e per coloro che collaborano con Meduza da molti anni. Temiamo per i nostri cari e i nostri amici. Ma crediamo in quello che facciamo. Crediamo nella libertà di parola. E noi crediamo in una Russia democratica. Maggiore è la pressione contro di noi e contro i nostri valori, più strenuamente resisteremo”.

L’articolo 29 della Costituzione russa vieta la censura

Eppure la Costituzione russa con l’articolo 29 sancisce la libertà di espressione e vieta la censura. A tutti è garantita la libertà di pensiero e di parola. Non è consentita la propaganda o l’incitazione all’odio e all’inimicizia sociale, razziale, nazionale o religiosa. È vietata la propaganda della superiorità sociale, razziale, nazionale, religiosa o linguistica. Al comma 3 si rimarca che nessuno può essere costretto a esprimere le proprie opinioni e convinzioni o a rinunciarvi. Ognuno ha  infatti il diritto di cercare, ricevere, trasmettere, produrre e distribuire liberamente informazioni in qualsiasi modo legale. L’elenco delle informazioni che costituiscono un segreto di stato è determinato dalla legge federale.
All’ultimo comma si legge infine che la libertà dei media è garantita e che la censura è vietata.

Quando una notizia è considerata fake?

Di fatto la censura lavora a pieno ritmo, visto che solo un anno fa poco dopo l’inizio del conflitto russo-ucraino veniva emanata una legge che avrebbe punito da quel momento in avanti chi avesse scritto fake-news con finanche 15 anni di carcere. La vera domanda è: con quale criterio una notizia è considerata fake? Difficile dare una risposta trasparente, in un momento più torbido di questo dove dal 24 febbraio, il dipartimento Roskomnadzor (l’agenzia governativa russa preposta al monitoraggio, controllo e censura dei mass media) blocca infatti regolarmente tutto ciò che anche lontanamente faccia riferimento alla guerra in Ucraina. Perché la guerra, per l’appunto, è una fake news.


Ma cosa rischia chi legge, commenta o chi collabora con Meduza?

Chiunque abbia condiviso post online di Meduza dovrebbe cancellarli, che si debba recare in Russia o a maggior ragione che si trovi già lì. La legge è retroattiva e si può essere sanzionati con una multa da 5000 a 15000 rubli.
Le donazioni, che sono una delle poche fonti di sostegno di giornali indipendenti come Meduza, possono portare a un’immediata accusa di reato con una pena fino a cinque anni di reclusione. La redazione consiglia caldamente di eliminare post sui social media che sollecitino a unirsi alla campagna di crowdfunding, perché i contenuti potrebbero essere considerati associazione a delinquere per finanziare un’organizzazione indesiderata.

Il dissenso di Meduza come il dissenso di Bulgakov

L’accorato messaggio di Meduza ai propri lettori ricorda le parole di Michail Afanas’evič Bulgakov, autore del celeberrimo Maestro e Margherita, a Iosif Stalin, stanco di essere censurato e di non poter scrivere liberamente nella propria patria: “Io considero la lotta contro la censura, di ogni natura e qualsiasi potere la sostenga, come un dovere dello scrittore allo stesso titolo degli appelli alla libertà di stampa. Io sono un feroce partigiano di questa libertà e dichiaro che uno scrittore che possa farne a meno somiglia ad un pesce che dichiara pubblicamente di poter fare a meno dell’acqua”.
Il pesce senza acqua muore.


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  • Carmen |

    Spero che milioni di russi si ribellino contro Putin, contro la guerra e che siano così tanti da non poter essere arrestati. La guerra potrebbe finire prima se i russi fossero più informati e non manipolati dal regime. Senza libertà non si può vivere!

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