Scuola e lavoro alle giovani indiane per dire no ai matrimoni forzati

“Se una donna viene lasciata la colpa non è del marito, la colpa è sempre sua. Vuol dire che le  manca qualcosa”. Queste parole ci trasportano nel mondo delle bidonvilles, vicino Japur, India occidentale.  La bidonville confina con la savana in cui non mancano serpenti velenosi e animali selvatici, non ci sono servizi igienici efficienti, le donne sono costrette ai matrimoni forzati, se non acconsentono vengono picchiate o ripudiate. Quelle lasciate dai mariti non solo sono colpevolizzate, ma non hanno spesso risorse per vivere e mantenere i figli. Il “love marriage”, il matrimonio per scelta e per amore, è un’eccezione. L’istruzione: un lusso che in molti, anche quelli che volessero, non si possono permettere.

Il progetto India tra le attività dell’associazione Vivere con lentezza 

A portarci per mano nell’India più povera, discriminante e contraddittoria, sono Bruno Contigiani, fondatore dell’associazione Vivere con lentezza ed Ella Ceppi, presidente. Bruno, come racconta nel suo blog sul Fatto quotidiano, ha vissuto per tanti anni ‘di corsa’ , tra studi, lavoro e carriera. Poi, l’incontro-scontro con uno scoglio, un incidente che gli fa cambiare filosofia di vita. Di  lì a poco fonda Vivere con lentezza, associazione benefica che, tra le altre attività, è presente da circa 20 anni in India.

Una giovane si oppone al matrimonio, grazie all’associazione oggi è fashion designer

Nella bidonville l’associazione aiuta in particolare le bambine e le ragazze a studiare, le supporta nel caso in cui rifiutino i matrimoni forzati, aiuta le madri a trovare un lavoro e a creare la propria indipendenza. Ha, ad esempio, aiutato e protetto, una donna che è riuscita a sfuggire a una richiesta di matrimonio di un vicino di casa. La ragazza è stata aggredita con l’acido, che fortunatamente è riuscita ad evitare, e ha dovuto, per tutelare la sua sicurezza, lasciare la bidonville, per un po’ di tempo. “Un nostro amico – racconta Bruno Contigiani – l’ha portata in un posto segreto, da lì veniva scortata fino al posto di lavoro. Quando la situazione si è tranquillizzata è potuta tornare alla bidonville. Oggi questa ragazza – racconta Bruno – lavora come fashion designer, noi l’abbiamo fatta studiare, sostenendo la sua retta da quando andava all’asilo. Ora lei aiuta e sostiene la sua famiglia”.

I matrimoni misti ritenuti fatti gravissimi nelle bidonvilles

In un altro caso una ragazza musulmana, costretta a portare il burka, aveva deciso di sposarsi con un indù. I matrimoni misti sono ritenuti fatti gravissimi per la comunità e la coppia è stata praticamente cacciata dalla bidonville. “La ragazza non amava la vita che faceva, la famiglia di lei è molto integralista e la picchiava continuamente, condannandola per la sua scelta. Ora lei abita fuori dalla bidonville, in un piccolissimo appartamento con un bagno (un vero lusso per loro), le abbiamo regalato una macchina per cucire e anche lei ha conquistato la sua indipendenza economica. Il suo sogno, una volta cresciuto il figlio, è però quello di diventare estetista”.  In un altro dei tanti casi, una mamma non riusciva più a far studiare le figlie, il marito alcolista non l’aiutava, e l’associazione ha pagato le rette per le piccole.  Le storie di donne brutalizzate per aver voluto inseguire le proprie scelte e i propri sogni si sprecano. Una ragazza, con due figlie femmine, racconta Ella, è stata lasciata dal marito per una più giovane. Ovviamente la colpa della crisi coniugale, come si diceva all’inizio, è addebitata a lei che non ha più un sostegno economico.  Anche per lei Vivere con lentezza ha comprato una macchina per cucire e l’ha aiutata a sostenere le due bambine.

All’interno della bidonville, per far studiare le ragazze e creare loro l’indipendenza economica, Vivere con lentezza ha creato qualche anno fa una scuola, ma l’insegnante si è rivelato inadatto e ora l’associazione aiuta le ragazze ad andare a studiare fuori la bidonville, in modo tale che possano anche confrontarsi col mondo esterno. Oltre a occuparsi dell’istruzione, soprattutto delle bambine, l’associazione porta in India medici, medicine, cibo e acqua. Bruno ed Ella vanno spesso in India a dare il loro supporto e a programmare gli interventi futuri, ma l’associazione in loco ha personale operativo tutto l’anno.

650 milioni di donne in tutto il mondo costrette a matrimoni forzati nel 2022

Secondo l’organizzazione non governativa Exodus Roas nel 2022 ancora 650 milioni di donne in tutto il mondo sono costrette a sposarsi. Purtroppo, il fenomeno dei matrimoni forzati esiste non solo in India o in Africa, ma anche in Italia. Anche il triste caso di Saman, uccisa probabilmente anche per il suo no a un matrimonio forzato, dimostra come il fenomeno esista e vada combattuto anche nel nostro Paese. La nostra legislazione se n’è occupata dal 2019, con il Codice Rosso che ha inserito nuove norme nel codice penale e di procedura penale, tra cui la punizione con le reclusione da uno a cinque anni chiunque “costringe, con violenza o minaccia, una persona a contrarre un matrimonio o un’unione civile”.

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