“I piedi di Sofia si erano gonfiati a tal punto da impedirle quasi di camminare. Lei, però, accettava tutto senza un lamento, sempre più convinta che un posto accanto all’erede al trono di Russia valesse ogni disagio. Non riusciva, tuttavia, ad avere ancora una chiara idea del futuro che, per quanto la riguardava, era lì, da qualche parte dietro l’orizzonte”.
Nel suo romanzo “Caterina”, edito da Piemme, Susanne Hastings ne tratteggia la vita fino all’incoronamento, dando ampio spazio alla figura carismatica, già in adolescenza, della futura imperatrice. Grandioso è stato il destino di Caterina II, imperatrice di Russia, una delle zarine più importanti della storia. Seguì le orme di Pietro il, Grande, continuando a modernizzare la Russia occidentale, secondo le idee dell’assolutismo illuminato. Fondò il primo istituto d’istruzione superiore femminile, guidò per trent’anni, dal 1762 al 1796, l’impero russo, rendendolo ancora più grande e temuto dal resto d’Europa. Sofia, cresciuta in un piccolo e poco noto principato della periferia prussiana, sposò Pietro III e cambiò il proprio nome in Caterina II .
Sofia Frederica ricevette un’istruzione eccellente per quei tempi. Conosceva diverse lingue: tedesco, inglese e francese, ma non il russo, che imparò con velocità e determinazione appena fu chiaro il disegno che l’imperatrice Elisabetta aveva scritto per la futura moglie del delfino, Pietro, un uomo mediocre, non amante della Russia e spesso impegnato in giochi superficiali con i soldatini. Hastings descrive con penna brillante la vita dell’adolescente Sofia. Numerosi sono anche i rimandi storici agli eventi del 700 russo, relativi a politica, guerre e vita a corte. Ad esempio scrive: “Sofia aveva scoperto che in Russia era un vigore un calendario diverso da quello tedesco e che, per avere una data precisa, bisognava andare indietro di undici giorni’. Per decisione di Pietro il Grande dal 1º gennaio 1700, infatti, il Paese utilizzava il calendario giuliano, introdotto in Europa da Giulio Cesare.
Per immaginarci il regno di Caterina La Grande ci si può affidare ai resoconti dei libri di storia ma per avere una prospettiva particolare degli effetti della sua politica sul popolo si può leggere anche “Viaggio da Pietroburgo a Mosca” di Aleksandr Radiscev. Il testo fu pubblicato in Russia nel 1790, sei anni prima della morte di Caterina II, ma fu censurato e lo scrittore esiliato in Siberia. “Un ribelle – peggio di Pugachev“, lo definì l’imperatrice.
Il testo è un vero e proprio saggio che viene studiato nella scuola russa, perché
Radiscev nel suo viaggio nelle campagne russe dipinge un quadro del 700 e soprattutto della pessima situazione dei servi della gleba e della loro totale assenza di libertà. “Chi di noi porta le catene? Chi di noi sopporta il peso della schiavitù. Quello che lavora la terra! Colui che ci nutre quando abbiamo fame, che ci rifocilla bisognosi, colui che ci dà salute e prolunga la nostra esistenza, questi non ha il diritto di disporre né di ciò che coltiva, né di ciò che produce. Chi ha un diritto più immediato sul campo di colui che lo lavora?”. È il viaggio di un disilluso; ripercorre le speranze in cui egli stesso aveva creduto guardando alla nuova zarina, infrante dalla cruda realtà in cui si ritrova a vivere la popolazione.
Il libro è una denuncia al sistema sociale dello zarismo e al centro del racconto e dei pensieri di Radiscev c’è sempre la condizione umana. “Un cittadino, qualunque sia la sua condizione in cui il cielo ha deciso di farlo nascere, è sempre e rimarrà un uomo; in quanto uomo non vedrà mai esaurirsi la legge di natura, sorgente inesauribile di bene; chi oserà ferirlo nel suo naturale e inviolabile diritto, questi è colpevole”, scrive. Tra le righe è forte l’influenza dell’ideologia egualitaria e anti-assolutistica di Jean-Jacques Rousseau, che erge l’uomo a essere indipendente. Al di sopra dei vincoli di un sistema dispotico come quello della sovrana. Nel suo diario di viaggio lo scrittore esorta l’uomo a essere libero: “Qualora una legge, un sovrano, o un qualsiasi altro potere sulla terra ti spingessero alla menzogna e a infrangere la virtù, sii inflessibile”.
Caterina la Grande aveva un vero e proprio terrore delle insurrezioni contadine che ebbero luogo nelle campagne russe, d’altronde gli echi della rivoluzione francese arrivarono anche a San Pietroburgo. Dopo il romanzo di Susan Hastings, è interessante leggere anche il diario di Aleksandr Radiscev perché Caterina II emerge come una figura controversa. Una donna dal grande carisma ma colpevole di far pagare al popolo delle campagne le conseguenze di una politica assolutista forse non così “illuminata”.
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Titolo: “Caterina”
Autrice: Susan Hastings
Traduttrice: Maria Pia Smith/Jacob
Editore: Piemme
Prezzo: 15,90 euro
Titolo: “Viaggio da Pietroburgo a Mosca’
Autrice: Aleksandr Radiscev
Traduttrice: Bianca Sulpasso
Editore: Voland
Prezzo: 14 euro
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