Khalida Popal: capitana della prima squadra di calcio femminile afghana

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Own your power!

È questo lo slogan che appare aprendo il sito di Girl Power Organization, l’associazione fondata da Khalida Popal la cui missione è utilizzare lo sport come strumento efficace per creare inclusione sociale e stimolare l’empowerment femminile, soprattutto di donne e ragazze rifugiate o immigrate. L’atleta ha partecipato al convegno organizzato nell’ottobre scorso da Change The Game, come ambasciatrice dello sport senza violenza portando testimonianza tangibile del suo impegno sociale ma qual è la sua storia?

Khalida Popal ha vissuto sulla propria pelle quanto lo sport possa essere un aiuto nella vita. Classe 1987, cresciuta in una Kabul sotto il regime talebano scopre il gioco del calcio grazie alla mamma. Così, dopo la scuola comincia a tirare quattro calci al pallone e attorno a lei si crea un gruppetto di ragazze che fanno squadra.

khalida-7All’epoca però c’era ancora il divieto per le donne di praticare sport e come racconta la stessa calciatrice ad Alley Oop: “Devo la mia ricerca di libertà alla cultura di famiglia; tutti siamo uguali e dobbiamo essere trattati nello stesso modo. Gli uomini della mia famiglia sono sempre stati dei grandi leader, ma credevano nell’equità, motivo per cui mia nonna e mia mamma godevano degli stessi diritti. Quando ho messo piede nella società mi sono purtroppo resa conto che non era così ovunque. Era raro trovare dei padri di famiglia che credessero nell’empowerment femminile”.

Alla caduta del regime talebano, nel 2001 Popal e le sue amiche si spingono fino a creare una vera e propria squadra di calcio che nel 2007 diventa il primo team tutto al femminile dell’Afghanistan. Ottengono dalla associazione nazionale calcio il permesso di organizzare dei tornei femminili e fondano la Afghan women’s football league, con la Fifa che ne garantisce l’attività attraverso dei fondi. Il movimento fondamentalista che ha guidato il Paese per anni però ha lasciato i suoi segni e una fetta di società non vede di buon occhio Popal e la sua squadra che finiscono così a subire insulti e aggressioni.


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La perseveranza però è benzina per la passione della giocatrice che non ha nessuna intenzione di fermarsi: lei è la capitana della nazionale femminile. Anzi, è la prima capitana della prima nazionale femminile dell’Afghanistan. Nel 2008 la squadra debutta all’estero in un torneo internazionale in Pakistan. Ogni calcio tirato al pallone è per Popal un calcio a una cultura oppressiva e quel campionato rimane impresso nella memoria come uno dei ricordi più belli della sua vita. “In quel momento ci siamo sentite una squadra nazionale. Ci eravamo guadagnate l’onore di vestire la maglia del nostro Paese, con il simbolo sul petto. Ce l’avevamo fatta, è stato come vincere la coppa del mondo. Ci eravamo battute per ottenere quell’occasione, nessuno ce l’aveva regalata”, ricorda.

khalida-6Popal è una calciatrice ma non solo. È stata la prima donna a ricoprire un ruolo professionale nella Federcalcio dell’Afghanistan. Oggi è direttrice del programma e degli eventi della squadra nazionale di calcio femminile afghana, oltre a essere fondatrice e direttrice della Girl Power Organization. Un

a role model dentro e fuori dal campo. La sua lotta per i diritti delle donne nel Paese però l’ha resa il bersaglio di continue minacce. Le preoccupazioni per sé e i suoi cari la costringono a fuggire prima in India e poi come rifugiata in Danimarca, dove tuttora vive e lavora e dove è diventata una sostenitrice dei diritti delle donne e delle donne nello sport. “Ho dovuto abbandonare la mia squadra, il mio Paese. La mia identità come giocatrice e come capitano è stata violata. Me l’hanno rubata e questo ha avuto un grave impatto sulla mia vita per tanto tempo” racconta in proposito. Nel Paese scandinavo Popal frequenta la Business Academy of Denmark e si laurea in International marketing management.

khalida-3Complice un infortunio, Popal sposta lo sguardo e l’attenzione sui temi dell’emancipazione femminile insegnando alle donne nei campi profughi il potere dello sport come pratica terapeutica e responsabilizzante. Oggi la missione di Girl Power è educare le donne sui loro diritti e sull’impatto positivo della loro partecipazione attiva nella società cosicché possano portare il loro contributo.

Nonostante la distanza Popal non ha mai dimenticato l’Afghanistan e del suo Paese dice: “la società deve cominciare a fare dei piccoli passi verso l’equità. Nelle compagnie governative non dovrebbero esserci solo uomini. Si dovrebbe partire dalla selezione del personale e portare la ‘diversity’ in azienda, accettando che una donna possa portare delle idee diverse sul lavoro, che unite a quelle degli uomini potrebbero rendere un’azienda forte. Tutti ne beneficerebbero”.