È diventata famosa occupandosi di moda, quando con il suo inconfondibile “Hi guys” introduceva video su outfit, party e eventi fashion di varia natura. Oggi sta utilizzando la sua visibilità per dedicarsi a temi per nulla frivoli: il rilancio turistico e culturale, la raccolta fondi per ampliare i reparti di un ospedale nell’emergenza sanitaria, e adesso anche la lotta al patriarcato. Chiara Ferragni sta lasciando di stucco anche i suoi detrattori più indefessi, e lo sta facendo con una semplicità disarmante.
Lo scorso 20 novembre ha pubblicato su Instagram un video di circa 10 minuti dal titolo “Essere donna nel 2020”, in cui nei primissimi minuti afferma: “Il problema secondo me è che la nostra società è ancora molto maschilista e patriarcale”. Sì, ha detto proprio patriarcale. Al momento in cui scrivo, il video ha raggiunto più di 6 milioni di visualizzazioni, e più di 600mila nella versione con sottotitoli in inglese. Questo significa che più di 6 milioni di persone hanno sentito parlare, forse per la prima volta, di maschilismo, patriarcato e violenza di genere. Da molti fronti, è stato riconosciuto in questo gesto di Ferragni la potenza di un alleato per nulla scontato e che buca prepotentemente la bolla culturale in cui questi termini e questi temi sono pane quotidiano.
Ferragni si è presentata davanti alla camera con umiltà, quasi impacciata, con fogli di appunti scritti a mano da cui dichiara subito di dover leggere perché si tratta di argomenti importanti che lei stessa sta studiando e imparando, e afferma: “Ho sentito i pareri di diverse persone su alcuni fatti di cronaca successi nel nostro Paese e da donna mi sentivo di dire la mia per provare a cambiare un minimo la nostra prospettiva“. E ancora: “Io mi sento in una posizione molto privilegiata per le tante persone che mi seguono, cerco sempre di fare approfondimento su questi temi, ripostare persone che ne parlano probabilmente meglio di come posso parlare io”.
Dovrebbe bastare questo atteggiamento a chiedere il silenzio a chi si domanda a che titolo lei, regina della frivolezza, parli di argomenti tanto seri. Con questo gesto, ovvero la discesa dal piedistallo della perfezione su cui siamo abituati a vederla, Ferragni sta dando un messaggio molto chiaro: ha scoperto qualcosa di importante e profondo, ancora non lo conosce molto bene, ma ha capito che per parlarne non può improvvisare. Ha dimostrato impegno, studio, ha nominato le persone attraverso cui si sta documentando sull’argomento, offrendo loro visibilità con la sua platea sconfinata, si è posta subito non come una persona che sa, ma come una persona che ha scoperto e vuole saperne di più. Ha mostrato attenzione, apertura, curiosità e allo stesso tempo serietà e dedizione.
Ha scoperto l’acqua calda, ha scritto qualcuno sui social in questi giorni. Qualcuno che probabilmente non si rendeva conto di essere dentro una bolla in cui termini come slut shaming, victim blaming, revenge porn, sono ampiamente sdoganati, ma se si aspira a un cambiamento nella cultura di questo Paese è necessario portarli fuori da quella bolla. E le parole di Ferragni sono state decise e inequivocabili: “Le vittime del revenge porn sono donne che vengono isolate, attaccate stigmatizzate nonostante siano vittime di un reato. Fare revenge porn è un reato, non è un atto di goliardia maschile. È un esempio di double standard: gli uomini raramente vengono giudicati sulla base della loro libertà sessuale, mentre il revenge porn viene usato come arma di distruzione della reputazione di una donna”. Subito dopo cita il caso attualissimo della maestra d’asilo di Torino, l’ultimo in termini di tempo di cui si sono occupati i media (su Alley Oop ne abbiamo parlato qui) e il modo in cui i media hanno trattato il caso Genovese.
“Vi rendete conto che certe ragazze hanno subito una violenza e hanno avuto la paura di denunciare per come la società può renderle in qualche modo colpevoli per quello che è successo loro?” Più chiaramente di così non avrebbe potuto dirlo. Anzi sì, e lo fa, quando afferma: “Questo è il momento di incazzarsi per queste cose, di prendere posizione e di cambiare”. E il video termina con una vera e propria chiamata alle armi: non dimentichiamo che spesso gli attacchi da patriarcato assimilato e inconsapevole provengono proprio dalle donne, e a loro soprattutto si rivolge l’appello finale di questo video: “Tutto ciò in questo momento storico deve cambiare, dobbiamo sostenerci a vicenda, solo unite possiamo cambiare veramente le cose per noi stesse e per le future generazioni. Questa è una battaglia che dobbiamo vivere e combattere tutti noi insieme. Spero che questo mio pensiero venga accolto e aiuti anche tutti voi a capire i piccoli errori di giudizio che tutti facciamo nel quotidiano, e a cercare di cambiare le cose per costruire una società migliore per tutti noi e per tutte noi. Adesso è proprio il momento”.
Così, quick&dirty. Ecco un modo costruttivo e umano di usare il proprio privilegio. Ah sì, c’è anche chi dice che sia tutta una manovra di comunicazione, un retargeting della sua platea. D’altra parte nel ricevere giudizi negativi per ogni cosa che fa, Ferragni è sempre stata in prima linea.