Scuola, il 30% delle mamme valuta di licenziarsi in caso di didattica a distanza

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Photo by Oluwakemi Solaja on Unsplash

Il Protocollo d’intesa del 6 agosto scorso ha l’obiettivo di garantire l’avvio dell’anno scolastico in sicurezza a settembre. Procedure e regole detteranno il ritmo di questa nuova ripresa sia per tutte le istituzioni scolastiche sia per le famiglie stesse: test Covid volontari per i docenti e, a campione, per gli studenti, un servizio dedicato di help desk per le istituzioni scolastiche, nuove disposizioni relative alle modalità di ingresso e uscita, spostamenti interni, igienizzazione degli spazi, psicologo per il personale e gli alunni.

Ma a parte queste misure di prevenzione, quali sono le novità per un’eventuale nuova didattica a distanza nel caso di una ricrudescenza del virus? Il Ministero dell’Istruzione ha recentemente pubblicato sul proprio sito le Linee Guida per la Didattica Digitale Integrata (DDI). Il documento contiene indicazioni operative affinché ciascun istituto scolastico possa dotarsi, capitalizzando l’esperienza maturata durante i mesi di chiusura, di un Piano scolastico per la didattica digitale integrata.

In particolare, il Piano per la DDI dovrà essere adottato nelle secondarie di secondo grado anche in previsione della possibile adozione, a settembre, della didattica digitale in modalità integrata con quella in presenza. Mentre dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di primo grado, il Piano viene adottato affinché gli istituti siano pronti “qualora si rendesse necessario sospendere nuovamente le attività didattiche in presenza a causa delle condizioni epidemiologiche contingenti”.

Il documento sottolinea, come si legge nel sito del Miur, “l’importanza di mantenere un dialogo costante e proficuo con le famiglie”. Ma le famiglie che cosa pensano della didattica a distanza? L’indagine nazionale “Che ne pensi? La DAD dal punto di vista dei genitori” dell’Università di Milano-Bicocca, condotta su 7.000 genitori, svela luci ed ombre della didattica a distanza, evidenziando una situazione con pesanti ricadute soprattutto per le mamme-lavoratrici.

Tramite un questionario online diffuso sui canali social, la ricerca ha raggiunto circa 7.000 genitori di bambini e ragazzi di scuola primaria e secondaria, per un totale di circa 10.000 bambini e ragazzi. Il gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze umane per la formazione, formato da Giulia Pastori (coordinamento scientifico), Andrea Mangiatordi, Valentina Pagani e Alessandro Pepe ha approfondito come sono stati vissuti questi mesi di scuola “in casa” da uno dei principali gruppi di stakeholder della scuola: i genitori.

Il questionario ha fornito un quadro generale non solo di com’è stata percepita e vissuta da loro questa esperienza, ma ha restituito anche un bilancio finale sulla modalità della didattica a distanza, dando spunti di riflessione per il futuro.

I risultati della ricerca indicano che il 65% delle mamme-lavoratrici non ritiene conciliabile DAD e lavoro e tra queste, il 30% prenderebbe in considerazione di lasciare il lavoro se l’uso della didattica a distanza dovesse continuare anche a settembre. Un dato rilevante per comprendere l’impatto che la DAD ha avuto nella vita familiare, è il numero di ore che le madri hanno comunicato di aver dedicato a supportare l’attività scolastica dei figli su tutti gli ordini, anche alla scuola secondaria di II grado: 3-4 ore al giorno sono paragonabili a un lavoro part-time, difficilmente conciliabili con il lavoro.

Al questionario hanno risposto per il 94% madri, con un’età media di 42 anni e in grande maggioranza con un livello d’istruzione superiore. Per l’80% sono donne lavoratrici che durante il lockdown hanno continuato a lavorare (67%), molte in modalità smartworking (57%). Nei quasi 10.000 figli sono rappresentati tutti gli ordini di scuola dalla primaria alla secondaria di II grado, anche se in gran parte (7.000 su 10.000) frequentanti la Scuola primaria.

Nello specifico, l’indagine ha poi analizzato 5 aree tematiche di riflessione: i tempi, gli spazi e le metodologie didattiche; la partecipazione alle attività didattiche e le relazioni a distanza; le emozioni prevalenti provate e i comportamenti osservati nei figli; i punti di forza e di debolezza delle modalità didattiche in remoto; priorità, desideri e timori sulla ripresa della scuola dopo l’estate.

I genitori riconoscono, da un lato, come positivo il maggior utilizzo di tecnologie digitali per lo studio e la didattica; la possibilità di conoscere maggiormente le attività didattiche dei propri figli e l’acquisizione di nuove competenze digitali da parte dei bambini. Dall’altro, sottolineano però alcuni importanti aspetti negativi: le relazioni a distanza con i compagni e con gli insegnanti; la quantità di compiti da svolgere, ritenuta spesso eccessiva; la scarsa varietà nella proposta didattica; il difficile bilanciamento del tempo dedicato alle lezioni, ai compiti e allo svago.

La ripartenza della scuola, così come di nidi e scuole d’infanzia – dice Giulia Pastori, coordinatrice scientifica della ricerca – è un’emergenza sociale di massima urgenza che è stata ed è ancora molto trascurata. Bisogna fare tutto il possibile perché ripartano e bene, ne va del benessere di bambini e ragazzi in primis, ma anche dei loro genitori, in particolare delle donne. L’esperienza della DAD ha reso ancora più evidente che abbiamo bisogno di una politica per la scuola al contempo tempestiva e lungimirante”.